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    marcoc74

    Forse causa ricerca di troppa semplificazione, ma non ho capito il senso... Le assicurazioni nel settore stanno perdendo soldi in questo periodo? Dopo che hanno tagliato dal 70 al 100% i fidi? Solo perchè stanno prendendo dei sinistri? In Italia o all'estero? Due delle 4 di cui parla sono praticamente multinazionali che quindi non vanno in crisi per i problemi dell'Italia, dato che i fidi li hanno ridotti all'osso nel nostro Paese (per usare un'eufemismo). Tantopiù che dopo anni di utili importanti possono sopportare un periodo difficile, sennò si perde il senso primo dell'assicurazione di accumulare nei periodi buoni (senza sinistri) per superare i momenti difficili (quando i sinistri ci sono). Riguardo alla condizione della giustizia civile in Italia d'accordissimo con Lei. Ma salvo che mi dimostri che i bilanci 2012 (di cui non ho ancora notizia) delle assicurazioni hanno perdite pari agli utili degli ultimi cinque anni, non mi risulta che le assicurazioni siano a rischio, almeno non come categoria (salvo cioè casi di malagestione).

  • Commento utente

    Pierluigi

    Il momento non è certo dei migliori per le Assicurazioni,ma non dimentichiamo che in realtà servono veramente solo se si ha un grosso sinistro.Infatti le denunce di piccoli sinistri (10-20.000 Euro ecc.)vengono si rimborsate,ma tra Aumenti di premio Malus e quote annuali alla fine si spende la stessa cifra degli insoluti subiti.Quindi non è vero che ci stanno rimettendo tutto le assicurazioni.La loro funzione primaria,ora,dal mio punto di vista,è l'informazione che danno sulla solvibilità o meno del cliente che,per quanto rigorosa,è comunque più attendibile di altri tipi di informazioni date da società che non si espongono poi con eventuali rimborsi.

  • Commento utente

    marcoc74

    Quello che vedo dal mio piccolo osservatorio è che non tutto il mercato siderurgico è assicurato, e questo è per le assicurazioni motivo di "preoccupazione". Mi baso su deduzioni mie, sono un imprenditore e non lavoro dentro le assicurazioni, ma quello che ho visto e sentito mi fa pensare quanto segue. Le assicurazioni di settore sono cresciute in dimensioni anche grazie alle caratteristiche del settore, non ho i numeri, ma Lei saprà meglio di me quanto il settore siderurgico pesa sul PIL europeo (e mondiale). Con la crisi occidentale si sono trovati in una situazione difficile, dove l'assicurazione vuole ridurre il rischio mantenendo gli utili. Per fare questo ha due strumenti principali: aumentare la base di assicurato e migliorare il controllo della filiera. Entrambi però si ottengono con la stessa strategia: assicurare tutta la filiera. Se infatti hai contatti col produttore di minerale grezzo, con l'acciaieria, con il laminatore, con il produttore di semilavorato, col commerciante, con il produttore di prodotto finito e assicuri tutti ottieni quanto sopra. Da tutti puoi pretendere le informazioni che richiedi (bilanci infrannuali, andamento della gestione, andamento dei pagamenti, ecc...) in tempo reale (p.es. un'impresa che entra in difficoltà inizierà a tardare i pagamenti e loro lo sanno immediatamente, invece di attendere notizie sui giornali o protesti). Aumentando il controllo riducono la rischiosità escludendo le imprese troppo a rischio... ma dovrebbero ridurre il volume (meno aziende affidate e meno fatturato generale) senonchè allungando la catena di controllo mantengono la base imponibile... riassicurando lo stesso prodotto ogni volta che passa di mano. Se infatti assicuravano un tempo solo le acciaierie, le 1000 tonnellate che vendevano a me pagavano una sola volta l'assicurazione. Se invece assicurano anche me, il commerciante cui vendo i miei tubi, la carpenteria che li lavora e vende la struttura finita quelle 1000 tonnellate vengono assicurate 4 volte (le STESSE tonnellate). Inoltre mentre su un'acciaieria che ha miliardi di fatturato ottengono percentuali di premio basse, scendendo a clienti con minore volume e potere contrattuale aumentano i premi, aumentando la marginalità. Miracoli della finanza, sembra la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Quello che vedo io di sbagliato in questo è che una volta che le assicurazioni abbiano davvero in mano tutta la filiera, saranno loro a decidere chi lavora e chi no, esattamente con quel rating di cui si parla anche nell'articolo. Sono infatti loro a decidere su quali parametri ed in quale maniera aumenta o diminuisce l'affidabilità di un'impresa o di un settore industriale. Le recenti accuse verso le agenzie di rating (Standard and Poor’s, Moody’s, ecc…) sono un segnale di come manche sensibilità e conoscenza dei meccanismi legati a questi poteri di giudizio. In tutto questo non ci sarebbe nulla di male comunque, senonchè si sta permettendo che la finanza si sostituisca alle istituzioni. Infatti io non devo essere protetto nel mio credito dalla assicurazione, ma da un sistema legislativo e giudiziario che pago con le tasse e che deve permettermi di valutare il mio rischio imprenditoriale (compresi insoluti e tardati pagamenti) invece di permettere storture su cui ora non mi dilungo oltre. A mio parere quindi quello che scricchiola è ancora una volta il mercato ed il sistema di base, quello che crea ricchezza: il settore primario e secondario che troppo spesso sono trascurati in virtù di quel terziario. Così ci troviamo con storture di mercato cui l’imprenditore cerca di rimediare sul breve-medio periodo ricorrendo a strumenti come l’assicurazione. Perchè questo non accada in altri settori dipende probabilmente dalla struttura anche del rapporto costi/benefici/utili. Se infatti nel grosso del mercato dell’acciaio si sono ridotti i margini all’estremo, prendersi anche il rischio di mancato pagamento diventa insostenibile… ecco che allora anche chi fino a qualche anno fa non pensava alla assicurazione come strumento utilizzabile oggi ne fa uso, perché se 15 anni fa in un mercato con prospettive e marginalità un’azienda poteva sopravvivere al fallimento di un cliente medio-grande, per quanto fosse una sofferenza, oggi le spalle delle aziende sono molto più deboli (e cariche di pesi). Saluti

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