12 maggio 2025 Translated by Deepl
Il mercato siderurgico resta influenzato dall’«incertezza e dalla forte preoccupazione»: la domanda langue e si guarda alla possibile risoluzione delle grandi crisi geopolitiche per sperare in una stabilizzazione. È quanto ha spiegato il presidente di Assofermet Acciai, Paolo Sangoi, in occasione di Made in Steel.
Con che spirito la distribuzione dell’acciaio ha affrontato questa nuova tre giorni dell’acciaio?
Abbiamo affrontato questa edizione di Made in Steel 2025 con realismo e consapevolezza, in un contesto globale che resta estremamente complesso. Il quadro geopolitico è segnato da due conflitti armati ancora in corso e da una violenta guerra commerciale paventata dagli Stati Uniti, elementi che rendono difficile immaginare una ripresa economica solida nel breve termine. A ciò si aggiungono il marcato rallentamento della domanda interna in Cina e la persistente sovracapacità produttiva nel Far East, fattori che continuano a destabilizzare gli equilibri del mercato siderurgico. L’Unione europea, che più di altri attori ha bisogno di un ordine mondiale stabile per sostenere la propria straordinaria vocazione all’export, subisce oggi forti contraccolpi. Anche la domanda interna europea mostra segnali di debolezza, aggravando ulteriormente un quadro già critico e alimentando un diffuso clima di incertezza. Il nostro comparto, tuttavia, ha sempre dimostrato grande capacità di adattamento e resilienza, riuscendo a superare momenti storicamente difficili, spesso caratterizzati da lunghe fasi recessive. Oggi, siamo chiamati ancora una volta a confrontarci con sfide rilevanti: da un lato, le crescenti restrizioni alle importazioni; dall’altro, l’aumento dei prezzi da parte dei produttori comunitari e una domanda fiacca da parte degli utilizzatori finali. Nonostante tutto, abbiamo partecipato a Made in Steel 2025 con lo spirito costruttivo che ci contraddistingue, nella speranza che il confronto tra operatori possa offrire stimoli e prospettive concrete per il futuro. Guardiamo avanti con determinazione, auspicando il ritorno di un mercato più dinamico e una domanda in ripresa.
Che clima si respira in queste settimane sul mercato dell’acciaio?
Il clima che si respira sul mercato dell’acciaio è dominato da forte incertezza e crescente preoccupazione. I principali settori utilizzatori – edilizia, automotive ed elettrodomestico – stanno vivendo un calo marcato delle vendite, e questo si riflette inevitabilmente su tutta la filiera, in particolare sulla distribuzione e sulla pre-lavorazione dell’acciaio. Le tensioni legate alla politica protezionistica degli Stati Uniti contribuiscono ad alimentare l’instabilità, allontanando ogni concreta ipotesi di ripresa nel breve periodo. In questo contesto, le speranze sono riposte nelle future misure di stimolo al consumo che la Commissione europea sarà presumibilmente chiamata ad adottare per sostenere la domanda interna. A complicare ulteriormente lo scenario, l’inasprimento delle barriere commerciali imposte dalla stessa Ue ha avuto come effetto un aumento dei prezzi in acquisto, che però si scontra con un mercato a valle ancora troppo debole per poter assorbire tali incrementi. Il risultato è un equilibrio instabile, dove le pressioni sui margini si fanno sempre più evidenti e la visibilità sul futuro resta limitata.
Il secondo semestre 2024 è stato di rallentamento per l’acciaio nazionale ed europeo. La prima parte di quest’anno sta rispecchiando le attese?
Il 2024 si è distinto per un marcato calo della domanda, accompagnato da una progressiva e costante discesa delle quotazioni. Durante l’autunno si è toccato un punto di minimo, seguito da alcuni timidi tentativi di rimbalzo, ostacolati però dalla persistente debolezza del mercato a valle. Per il 2025 si nutrivano aspettative di ripresa, e in parte queste si sono concretizzate: nel primo trimestre abbiamo assistito a un mercato leggermente più reattivo rispetto ai periodi precedenti, anche grazie a una politica protezionistica europea sempre più incisiva a tutela della produzione interna. Tuttavia, nelle ultime settimane il mercato ha mostrato segnali di nuova debolezza: la domanda si è nuovamente indebolita e molti acquirenti hanno posticipato le decisioni d’acquisto, in attesa di una maggiore chiarezza sull’evoluzione delle quotazioni. In sostanza, lo scenario attuale è ancora fragile e privo di una direzione definita.
Cosa si aspetta per la seconda parte dell’anno?
Come spesso accade nei momenti di difficoltà, le aspettative di ripresa vengono sistematicamente posticipate mese dopo mese, cercando di spostare l’orizzonte sempre un po’ più avanti. Tuttavia, l’imprenditore ha il dovere di mantenere una visione propositiva anche in un contesto perturbato come quello attuale. Le recenti misure protezionistiche, con il loro effetto di restringere le possibilità di importazione, potrebbero generare un progressivo rialzo delle quotazioni. Questo, se da un lato può incentivare gli acquisti in ottica di ricostituzione delle scorte, dall’altro rischia di compromettere la competitività degli utilizzatori finali, soprattutto sui mercati internazionali. Guardando al secondo semestre 2025, vi sono però elementi che lasciano spazio a un cauto ottimismo: da un lato, l’eventuale rinegoziazione degli attuali equilibri commerciali da parte degli Stati Uniti potrebbe alleggerire alcune delle attuali tensioni. Dall’altro, la speranza – sempre più urgente – di una stabilizzazione geopolitica nelle aree di conflitto potrebbe finalmente restituire fiducia ai mercati e contribuire a rilanciare la domanda.
Sta avendo effetto sui consumi lo scontro commerciale tra l’Ue e gli Usa, e tra gli Usa e la Cina?
Lo scontro commerciale in atto, soprattutto tra Stati Uniti e Cina e le tensioni tra Stati Uniti e Unione europea stanno inevitabilmente generando incertezza sui mercati e alimentando un clima di attesa che incide anche sui consumi. Senza entrare nel merito dei metodi, spesso discutibili e poco diplomatici, adottati dall’amministrazione americana, è evidente che l’imposizione o la minaccia di dazi venga utilizzata come leva negoziale. È ciò che sta avvenendo nei rapporti con l’Unione europea, e confidiamo che le istituzioni europee sapranno difendere con fermezza gli interessi dell’industria continentale. Per ora, l’attenzione è rivolta alla metà di luglio, quando scadrà la proroga dell’esenzione dai dazi: quello sarà un momento chiave per valutare gli sviluppi. Lo scontro con la Cina desta maggiore preoccupazione per i possibili effetti a catena che potrebbe generare a livello globale, coinvolgendo anche il mercato europeo. Tuttavia, anche in questo caso resta aperta la possibilità di un’intesa negoziale, che eviterebbe ulteriori destabilizzazioni e salvaguarderebbe la già fragile domanda internazionale.
Capitolo nuova Salvaguardia e dazi sui coils da Vietnam, Egitto e Giappone. Il mercato si restringerà ulteriormente? Con che effetti a valle della filiera?
Da sempre sostenitore del libero mercato, continuo a contestare con fermezza le sempre più stringenti politiche protezionistiche adottate dalla Commissione europea, finalizzate a tutelare la produzione siderurgica interna. Comprendo le difficoltà che le acciaierie comunitarie affrontano a causa delle severe normative ambientali e dei costi energetici elevati, ma ritengo che rispondere con un innalzamento delle barriere commerciali rappresenti una soluzione emergenziale e miope, destinata a produrre effetti collaterali molto gravi. Il rischio concreto è che queste misure colpiscano duramente la manifattura e tutti quei settori industriali ad alta intensità di acciaio, i quali, trovandosi a dover acquistare materia prima a prezzi gonfiati, perderanno competitività sui mercati internazionali. L’inasprimento delle misure di Salvaguardia, in vigore dal 1° aprile 2025, unitamente all’introduzione di dazi definitivi sui coils a caldo provenienti da Vietnam, Egitto e Giappone, comporterà un inevitabile restringimento dei tradizionali canali di approvvigionamento per la distribuzione e la prelavorazione. Ne deriveranno situazioni di disassortimento, difficoltà crescenti nel soddisfare le esigenze degli end user e un irrigidimento generale dell’offerta. Se dovesse effettivamente verificarsi una ripresa della domanda, ci troveremmo ad affrontare gravi difficoltà operative, con il rischio di non riuscire a garantire continuità ed efficienza lungo tutta la filiera.
Redazione siderweb
9 maggio 2025
Edizione speciale del siderweb TG dedicata all'undicesima edizione di Made in Steel.
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