3 dicembre 2024
LECCO – Le prospettive di chiusura del 2024, le aspettative per il 2025 e la crisi dell’auto, in particolare in Germania. Questi i temi al centro della tavola rotonda che ha concluso il convegno «Trafilerie: bilanci e prospettive» di Lecco, organizzato da siderweb in collaborazione con la Camera di Commercio di Como-Lecco, nell'ambito di Bilanci d'Acciaio 2024. Il punto di vista degli operatori del comparto è stato portato da Giovanni Pasini (presidente di Caleotto), Andrea Beri (amministratore delegato di ITA) e da Francesco Silvestri (presidente di ANCCEM), moderati da Emanuele Norsa (coordinatore dei contenuti di siderweb).
Come hanno mostrato i numeri contenuti nella ricerca Bilanci d’Acciaio, anche per il settore della trafilatura il 2024 «è stato un anno difficile. Abbiamo vissuto sei trimestri di contrazione della marginalità – ha detto Giovanni Pasini – e al rientro dalla pausa estiva di agosto si sono ridotti anche i volumi. Una fase così critica non l’abbiamo mai vista prima e la stiamo affrontando anche con fermate di produzione, perché i prezzi di vendita faticano a coprire i costi». In vista del prossimo anno il presidente di Caleotto, seppure «non intravedendo una rapida ripresa», prova a essere ottimista: «Le previsioni per il 2025 mostrano una possibile ripartenza, seppure le attese siano per livelli inferiori rispetto al 2023». Il cruccio comune per il settore è la filiera dell’automotive, in particolare alla luce di ciò che sta accadendo in Germania, e alcuni fenomeni strutturali in atto: «In primis, la crisi del settore automotive; pensiamo all’annuncio di Volkswagen sulla chiusura di alcuni stabilimenti. Poi, siamo preoccupati per la scarsa competitività di intere filiere per i costi energetici elevati; pensiamo anche alle materie prime, come il rottame, in una situazione critica; all’Europa che ha dato più spazio all’ideologia che alla concretezza. E ancora, vediamo una Germania che ha perso il proprio modello di sviluppo e che lo deve ripensare. Un auspicio è che, finalmente, dalle nuove elezioni nel Paese, possano derivare nuova energia e motivazione, per dare il via alla ripresa del manifatturiero», ha concluso Pasini.
Per il settore del filo d’acciaio «i primi 6 mesi del 2024 hanno visto un trend di mercato abbastanza normale – ha sottolineato Andrea Beri –. Poi, dopo la fermata estiva, abbiamo visto un calo tra il 5 e il 30%, a seconda delle attività merceologiche. Un contesto che ci porterà a chiudere l’anno con una diminuzione della di produzione del 6% medio, con un campanello d’allarme: la contrazione netta delle marginalità». Un quadro che ha portato gli operatori della trafilatura in Europa a sviluppare un sentiment negativo, «in particolare nei settori dell’automotive e dell’agricoltura. L’unico settore che dà un minimo di luce in fondo al tunnel è energia e telecomunicazioni». Le soluzioni non sono semplici, in quanto «applicare dazi o azioni di protezione verso l’import può creare effetti collaterali, ma bisogna prendere delle decisioni e per l’ennesima volta l’Ue è in ritardo. La situazione non è rosea per il primo semestre 2025, ma è altrettanto vero che dovremo reagire, perché per alcuni prodotti non raggiungiamo neppure la marginalità dell’Ebitda. Un punto di cambiamento è dovuto», ha aggiunto l’amministratore delegato di ITA.
Inoltre, dal punto di vista dei mollifici «i bilanci del 2024 saranno in ulteriore calo, dopo un 2023 difficile. I margini subiranno un’altra contrazione. Ciò dipende anche dalla struttura di queste aziende, per la maggior parte piccole e medie imprese che faticano a ribaltare a valle gli aumenti dei costi, anche delle materie prime. Fortunatamente arriviamo da un momento sano e abbiamo le spalle coperte, una certa solidità», ha analizzato Francesco Silvestri, presidente di Anccem, l’associazione dei mollifici italiani. A livello di quotazione, «il prezzo della vergella da trafila a basso tenore di carbonio è salito del 15% da gennaio 2021 a oggi; quello del filo per molle ad alto tenore di carbonio del 30%». Quanto all’impatto dell’elettrificazione della mobilità sul settore delle molle, «oggi pesa ancora poco: in Italia le immatricolazioni di veicoli elettrici sono poco più del 5%. Il bello dovrà ancora venire. Purtroppo, nei prossimi anni pagheremo in termini di produzione e occupazione», ha aggiunto Silvestri. Per quanto riguarda il comparto dell’auto, il presidente di ANCCEM ha espresso un cauto ottimismo: «Il bello deve ancora venire. Quello che sta accadendo in Germania è la conseguenza delle scelte sbagliate prese dall’Europa, ci stiamo accorgendo che bisogna cambiare qualche decisione», ha concluso Silvestri.
Federico Fusca
14 marzo 2025
Nuova edizione del siderweb TG. Credits: archivio siderweb; World Steel Association; European Commission.
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