18 settembre 2024
PONTEVICO (Bs) – Puntare su circolarità e partnership per rendere ancora più sostenibile il settore della fonderia. Questa, in estrema sintesi, la visione di FAI-FTC, azienda bresciana nata nel 1977 specializzata nella fusione di acciai speciali altolegati, prima fonderia del comparto acciaio a ricevere la certificazione Made Green in Italy per la bassa impronta carbonica dei suoi prodotti. Un riconoscimento dell’operato e delle scelte di ridurre progressivamente l’impronta carbonica delle attività che, nonostante il contesto di generale rallentamento, stanno premiando anche l’azienda dal punto di vista di mercato, permettendole di crescere in modo constante negli ultimi anni e di programmare nuovi investimenti. Questi gli argomenti al centro dell’intervista realizzata da siderweb con Paola Polignano, CEO di FAI-FTC.
Vocazione green.
Il percorso per ottenere la certificazione Made Green in Italy nasce dalla volontà di Assofond, alla quale FAI-FTC è associata, che «ci ha creduto sin da subito, facendo il primo passo con l’individuazione delle categorie di prodotti e la selezione dei player, di cui poi ha analizzato le performance secondo lo schema indicato dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Un processo dove è stata applicata la metodologia della Product Environmental Footprint (PEF) con l’analisi dell’intero ciclo di vita dei prodotti (LCA - Life Cycle Assessment), secondo quanto indicato dal Green Deal europeo», spiega Paola Polignano.
Questo percorso, iniziato nel 2022, ha permesso a FAI-FTC di quantificare l’impronta carbonica e gli impatti ambientali della propria catena del valore: «Dall’analisi abbiamo capito due cose. La prima è che una fonderia non inquina molto direttamente, e questo già lo sapevamo, mentre la seconda è che l’inquinamento maggiore deriva dall’energia e dalle materie prime utilizzate nel processo produttivo». Dunque, la maggioranza delle emissioni sono legate agli Scope 2 e 3; di conseguenza, «non potendo lavorare più di tanto sugli aspetti energetici, la nostra attenzione si sta concentrando sull’approvvigionamento della nostra materia prima principale, il rottame. Perciò, negli ultimi due anni, dal primo calcolo della LCA, abbiamo aperto gli occhi e ci siamo mossi in due direzioni: efficientamento energetico dei nostri stabilimenti e partnership per aumentare la qualità dei rottami», sottolinea la CEO di FAI-FTC.
Quest’ultimo obiettivo viene perseguito dall’azienda attraverso la creazione di una serie di partnership «muovendoci come fonderia per recuperare il più possibile acciai legati pregiati per evitare la loro dispersione. Da un lato, abbiamo ampliato il nostro parco fornitori e, dall’altro, stiamo cercando di aumentare il riacquisto di rottame dai nostri clienti, perché da loro possiamo rimettere nel ciclo di produzione materiale perfettamente in lega fornito da noi stessi o dai nostri competitor». Tuttavia, come evidenzia Polignano, questo apre una questione cruciale: «Non è così semplice comprare il rottame dai nostri clienti, perché dobbiamo rispettare una normativa europea che lo tratta come un rifiuto e non una materia prima strategica, quale è. Questo è un punto sul quale come filiera dovremmo lavorare per cambiare la norma».
Tornando alla certificazione, per l’azienda rappresenta un’opportunità competitiva con «vantaggi interni derivati dalla mappatura e dalla quantificazione dei nostri impatti, punto di partenza per avviare una strategia di miglioramento e gli investimenti collegati. Verso l’esterno, invece, il marchio Made Green in Italy può essere speso per far capire ai nostri clienti, soprattutto all’estero, dove abbiamo riscontrato una maggiore sensibilità al tema, l’impegno che stiamo mettendo per essere sempre più sostenibili».
Un riconoscimento che sta spingendo FAI-FTC ad agire anche in altre direzioni, oltre a quelle dell’efficientamento energetico e della selezione di rottami di qualità, ovvero: «Puntiamo a rinnovare gli impianti della fonderia statica e stiamo avviando un progetto innovativo per la diminuzione della dipendenza dal gas metano fino alla sua sostituzione con un nostro progetto interno, sperando di poter al più presto usufruire delle agevolazioni del piano Industria 5.0. In generale, dobbiamo capire che la sostenibilità è un impegno che ci dobbiamo prendere e che le aziende siderurgiche si vogliono assumere, consapevoli degli attuali limiti tecnici e tecnologici e consci che si tratta di un processo necessario», conclude Paola Polignano.
11 ottobre 2024
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