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Prezzi siderurgici e metallurgici nel 2023

Gli effetti delle tensioni geopolitiche, commerciali e finanziarie sui mercati delle materie prime e dei semilavorati

Translated by Deepl

Per i mercati in generale, e per quelli dei metalli in particolare, il 2023 si è rivelato un anno caratterizzato sostanzialmente da tre fasi: mentre per l’intero primo trimestre i prezzi di tutte le materie prime e dei semilavorati siderurgici e metallurgici, ancorché in frenata, hanno proseguito nei rialzi del 2022, nel secondo quarto dell’anno hanno prevalso i ribassi, dopodiché, nel secondo semestre, ha preso corpo un lento e assai contrastato recupero. Più nel dettaglio, i rialzi d’inizio anno rappresentavano l’esito inerziale in uscita dalla politica zero-Covid in Cina che, nella seconda parte del 2022, si sostanziò in pesanti lockdown che arrivarono a coinvolgere Shanghai e altri importanti distretti industriali. La preoccupazione che tali blocchi potessero riflettersi negativamente sulla ripresa indusse i vertici di Pechino a privilegiare lo sviluppo: un’azione che inizialmente diede rinnovato lancio all’economia cinese, ma che si esaurì appunto tra gennaio e marzo di quest’anno a seguito delle ricadute di una profonda crisi immobiliare, di persistenti tensioni finanziarie, della contrazione dei consumi interni, dei tagli produttivi e del calo dei flussi commerciali internazionali in parte connesso ai processi di decoupling avviatisi negli Stati Uniti e in Europa. A deprimere i mercati influirono tuttavia anche la crisi industriale delle economie evolute nel frattempo sopravvenuta in scia allo shock energetico e al rapido aumento dei tassi d’interesse finalizzato a contenere l’inflazione.
Gli effetti della crisi generalizzata si sono dunque riflessi sulla domanda complessiva di materie prime, che per buona parte dell’anno è andata progressivamente contraendosi: un processo che continua tuttora, come evidenziano gli andamenti degli indici generali delle commodity e le dinamiche delle quotazioni dei materiali basilari e dei semilavorati metallurgici e siderurgici.


FIGURA   1: Elementi basilari del ciclo integrale dell’acciaio

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FIGURA   2: Noli marittimi

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FIGURA   3: Dinamica della ghisa

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ACCIAIO: I MERCATI DELLA SIDERURGIA A CICLO INTEGRALE
La figura 1 illustra gli andamenti dei prezzi medi settimanali in dollari/tonnellata del minerale di ferro CFR North China (scala di destra) e del carbone metallurgico FOB Australia (scala di sinistra): dopo un iniziale rialzo culminato a metà marzo (+14,3%), il mercato si indebolisce per l’intero trimestre successivo (-23,5%). Nel secondo semestre dell’anno i prezzi recuperano portandosi oltre i massimi annuali di marzo, recuperando i livelli del primo trimestre 2022 durante la prima settimana di dicembre (+32,5%). Lo sviluppo dei prezzi del coke segue un andamento analogo: rialzo fino a febbraio (+30,4%), in successiva caduta esauritasi in luglio (-43,9%), nuova ripresa fino a metà ottobre (+41,1%) dopodiché i prezzi si pongono in temporanea controtendenza rispetto a quelli del minerale (-8,4%) per chiudere in ascesa la prima settimana di dicembre (+9,8%). Quanto alle prospettive, si profila la continuazione dei moderati recuperi correnti destinati a proseguire in modo equilibrato nel primo semestre 2024. A confermare l’attesa del recupero degli elementi basilari del ciclo integrale soccorre la figura 2, che illustra gli andamenti del Baltic Dry Index (scala di destra), sintetizzante i costi dei noli marittimi per il trasporto di carichi secchi e sfusi, e dei medesimi oneri per la spedizione di minerale di ferro lungo la rotta Australia-Cina (scala di sinistra): si osservi come l’indice generale, dopo il crollo iniziato nell’ottobre di due anni fa e culminato nella seconda settimana di febbraio (-90,2%), risalga velocemente per l’intero 2023, accelerando nel mese di novembre (+493,3%) per poi stornare nella prima settimana di dicembre (-22,2%). Un’evoluzione che trova nella dinamica dei costi di trasporto del minerale di ferro verso la Cina un interessante propulsore: dopo la caduta completatasi in febbraio (-72,4%), infatti, la curva dei costi si impenna fino a novembre (+97%) per poi accompagnare al ribasso l’indice generale (-2,3%). Si tratta solo di un indizio, ma l’alta concordanza dei due movimenti lascia intuire un’attività di ri-stoccaggio in Cina nell’attesa di tempi migliori per la siderurgia. Non è la prima volta che capita: già nel secondo semestre 2020 i noli marittimi accompagnarono la fase rialzista del minerale. Per effetto delle coerenti variazioni dei valori di carica “core” d’altoforno, cioè limitati ai soli costi del minerale e del coke, le quotazioni medie settimanali in dollari/ tonnellata del Basic Pig Iron FOB Black Sea (figura 3) sono letteralmente crollate quando si sono dissolti i timori di una forte contrazione dell’offerta cagionata dal conflitto russo-ucraino: -57,7% nel periodo che va dal top di fine marzo a fine novembre dello scorso anno. La “ripresina” avviatasi a fine 2002 culmina a metà marzo 2023 (+23,8%), dopodiché i prezzi affondano fino al mese di agosto (-28,1%), riportandosi sui livelli del primo trimestre 2020. Da allora prende corpo una timida risalita delle quotazioni, che si esaurisce a fine settembre (+18,8%), seguita da un andamento oscillatorio laterale e da una ripresa a fine anno (+13,7%) che riporta i valori sui livelli di gennaio.

FIGURA   4: Coils internazionali

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FIGURA   5: Prodotti piani nazionali

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Lo schema evolutivo delle tipiche produzioni a ciclo integrale è altamente concordante con le evoluzioni dei suoi elementi fondamentali appena descritti. Si osservi la figura 4 dedicata ai valori medi settimanali in dollari/tonnellata dei coils a caldo FOB Shanghai, FOB Black Sea e CIF Houston: ovvero i principali benchmark internazionali dei prodotti piani. Si noti come le quotazioni cinesi crescano fino a metà marzo (+14%) per poi stornare nei due mesi successivi (-21,7%) e muoversi in seguito lateralmente tra i minimi di maggio e i massimi di agosto. Quasi analoga è la dinamica dei prezzi Black Sea che, dopo gli aumenti del primo trimestre (+32,3%) cedono posizioni nei quattro mesi successivi (-27,2%) per poi assumere un orientamento inizialmente stazionario, ma di nuovo in rialzo nella prima settimana di dicembre: +6% dai minimi di ottobre. Ancorché su livelli mediamente superiori, i valori nordamericani si muovono in sintonia sebbene sfasati temporalmente: rialzo nel primo trimestre (+42,8%) seguito dalla flessione completatasi a metà ottobre (-35%) e impennata di fine anno (+29,2%). Nei tre mercati, come suggeriscono le curve tecniche poste a piè di grafico, si profila la continuazione delle correnti fasi di recupero. I precedenti ridimensionamenti dei prezzi europei dei laminati si spiegano non solo per il calo della produzione industriale, ma anche per la tendenza dei produttori a privilegiare l’acquisizione di ordini: una situazione che non può durare a lungo dato che gli stock dei distributori e degli utilizzatori finali sono andati diminuendo mentre i margini dei produttori si sono assottigliati. Una condizione che potrebbe preludere nel breve periodo a rimbalzi generati da ri-stoccaggi tattici di natura attendista e nel medio-lungo periodo alla graduale ripresa del trend rialzista. Nel caso del Nordamerica la dinamica dei prezzi esprime invece una ripresa giustificata da fondamentali oggettivamente migliori rispetto a quelli cinesi ed europei. Nella figura 5 - dedicata agli andamenti dei prezzi medi settimanali in euro/tonnellata dei prodotti piani nazionali rilevati da Siderweb - emerge come i prezzi dei coils, orientati nella lora dinamica dai benchmark internazionali, anticipino i cambi di direzione delle curve di prezzo riferite agli altri principali finiti le cui performance pluriannuali sono sintetizzate nella tabella 1. Se tali performance confermano la progressiva diminuzione di volatilità dei prezzi nel corso degli ultimi due anni, gli indicatori posti a piè di grafico lasciano presagire il proseguimento della fase moderatamente reattiva che sta connotando la fase finale dell’anno.

TABELLA 1 - ESITI PRODOTTI PIANI NAZIONALI

 

2020

2021

2022

2023

(AL 8.12)

COILS

+51,4%

+41%

-26,7%

-0,6%

LAMIERE NERE

+46,2%

+56,6%

-30,8%

+1,5%

LAMIERE ZINCATE

+39,4%

+66,7%

-32,0%

-3,9%

LAMIERE DA TRENO

+28,7%

+39,3%

-6,0%

-9,2%

      

FIGURA   6: Rottami ferrosi a confronto

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FIGURA   7: Evoluzione del preridotto

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FIGURA   8: Prodotti lunghi nazionali

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ACCIAIO: I MERCATI DELLA SIDERURGIA A FORNO ELETTRICO 
Anche in questo contesto la Cina svolge un ruolo decisivo, considerando che la sua edilizia assorbe circa un quarto della produzione interna di acciaio. E se le attività immobiliari cinesi entrano in crisi, com’è appunto avvenuto nel 2023, i mercati dell’acciaio ne risentono. Poiché la carica del forno elettrico è costituita principalmente dal rottame, il suo andamento rappresenta un affidabile termometro dell’elettrosiderurgia. Si osservi al riguardo la figura 6, che comprende le evoluzioni in euro/tonnellata del rottame CFR Turkey e della media delle quotazioni di varie tipologie di rottame - frantumato, da demolizioni, torniture e lamierino - rilevate da siderweb a livello nazionale. Si osservi come la curva dei prezzi turchi segua un andamento abbastanza simile a quella del minerale di ferro: dopo gli aumenti del primo trimestre (+16,1%), quando le acciaierie turche stentavano a ricostituire le scorte a causa di un’offerta insufficiente, la dinamica si volge al ribasso fino a luglio (-26,9%), tornando sui livelli del mese di dicembre 2020, per poi recuperare fino a inizio dicembre (+22,8%). Quest’ultimo movimento, in particolare, proietta i prezzi oltre i livelli d’inizio anno e verso il top di metà marzo. Meno volatile, né poteva essere altrimenti trattandosi di una media, la curva sintetica dei prezzi dei rottami nazionali: rialzo (+17,6%) seguito dalla flessione (-21,4%) e da un movimento più stazionario negli ultimi mesi, che si impenna peraltro nel mese di novembre al traino del movimento rialzista del mercato turco (+9,1%) per poi stornare. La qualità anticipatoria della curva dei prezzi turchi e la progressiva carenza di materiale nei magazzini nazionali lascia tuttavia presagire la continuazione della moderata dinamica rialzista. In una prospettiva di più ampio respiro, nei prossimi anni potrebbero insorgere tensioni tra la domanda e l’offerta di rottami. Analisi condotte dall'Ufficio Studi siderweb segnalano come nei prossimi anni i Paesi sviluppati potrebbero trovarsi a fronteggiare significative contrazioni delle offerte interne di rottami di qualità. I conseguenti squilibri potrebbero d’altra parte essere parzialmente compensati dall’aumento della produzione di preridotto i cui prezzi tendono a muoversi in modo meno volatile, come dimostra la figura 7: dopo l’anomalia del primo quadrimestre 2022, infatti, i prezzi precipitano (-67,4%) per poi fluttuare lateralmente tra i massimi di gennaio e i minimi estivi durante l’intero 2023. Passando alle tipiche produzioni elettro-siderurgiche, i prezzi del tondo per cemento armato ben illustrano la depressione seguita alla potente ripresa delle costruzioni e delle attività edili innescata e accompagnata dai noti e mal congegnati incentivi nazionali. La figura 8, infatti, segnala il rapido ridimensionamento dei prezzi del tondo e degli altri prodotti lunghi, le cui performance annuali sono raccolte nella tabella 2. Se nel breve periodo l’analisi dinamica lascia presagire il proseguimento della corrente fase moderatamente ascendente, in prospettiva non si escludono recuperi ancor più consistenti legati all’avvio e al completamento di grandi opere infrastrutturali, ma soprattutto a seguito dell’attesa modifica in senso meno restrittivo delle politiche monetarie.

TABELLA 2 - ESITI PRODOTTI LUNGHI NAZIONALI

 

2020

2021

2022

2023

(AL 8.12)

TONDO PER CEMENTO ARMATO

+27,2%

+42,6%

+2,3%

-19,8%

VERGELLA DA RETE

+29,4%

+42,8%

-14,4%

-7,3%

VERGELLA DA TRAFILA

+26,3%

+43,9%

-13,3%

-8,7%

TRAVI

+10,8%

+67,2%

+5,8%

-24,6%

LAMINATI MERCANTILI

+23,5%

+54,0%

+6,1%

-25,3%

 

FIGURA   9: Metalli non ferrosi

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METALLI NON FERROSI
Sul fronte dei metalli non ferrosi, si consideri la figura 9, che rappresenta l’andamento medio settimanale dei prezzi in dollari/tonnellata dei principali metalli quotati al London Metal Exchange: Alluminio, Rame, Nickel, Zinco, Piombo e Stagno. Come si può osservare, dopo gli eccessi rialzisti del 2020, del 2021 e del primo trimestre 2022 in concomitanza dello scoppio del conflitto russo-ucraino, la curva precipita fino al mese di ottobre (-51%) poi risalire fino al top del gennaio 2023 (+38,4%) sull’onda della ripresa della domanda cinese susseguente alla conclusione della più recente serie di lockdown. Da allora si assiste ad un sistematico declino che dura fino a tutto il mese novembre (-28,6%), come diretta conseguenza del progressivo assottigliamento della domanda dovuto al diffondersi della crisi. Il contenuto rimbalzo della prima settimana di dicembre (+1%) non modifica le prospettive, che appaiono appesantite e condizionate dall’entità crescente delle scorte detenute nei magazzini ufficiali del mercato londinese. Nell’arco temporale gennaio-novembre 2023 l’insieme delle scorte dei sei metalli è infatti incrementato del 57,5% a conferma di una domanda particolarmente debole. La tabella 3 segnala, accanto alle variazioni di prezzo di ciascun metallo, gli incrementi e i decrementi nel 2023 delle relative scorte a magazzino: si notino i cospicui accumuli di giacenze riguardanti lo Zinco, il Piombo e lo Stagno, che hanno zavorrato le rispettive quotazioni, ma altresì i paradossi dell’Alluminio e soprattutto del Nickel, che vedono ridursi l’offerta in concomitanza dei loro contestuali deprezzamenti. Anomalie che ci si attende vengano coerentemente corrette. 

TABELLA 3 - 2023: ESITI AL LME

 

PERFORMANCE

(AL 8/12)

ENTITA’ STOCK

(AL 8.12)

ALLUMINIO

-10,1%

-1,6%

RAME

-1,2%

+111%

NICKEL

-46,3%

-14,2%

ZINCO

-19,9%

+544%

PIOMBO

-12,6%

+433%

STAGNO

-2,6%

+171%

Le prospettive dei metalli non ferrosi sono ovviamente legate all’evoluzione congiunturale: nel breve termine si prefigura la persistenza delle dinamiche declinanti dei prezzi, che recupererebbero qualora migliorassero le condizioni finanziarie utili alla massiva ricostituzione di scorte. Nel primo semestre del prossimo anno si profila dunque il proseguimento della deriva declinante, destinata peraltro a consolidarsi lateralmente come ricaduta dell’eventuale ritorno di politiche monetarie meno restrittive.

FIGURA 10: Dinamiche delle ferroleghe

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Restando nel campo dei non ferrosi, si consideri la figura 10, che illustra le dinamiche dei metalli destinati alla formazione di ferroleghe - le cui performance annuali sono sintetizzate nella tabella 4 - e alla produzione di acciai speciali.

TABELLA 4 - ESITI ANNUALI FERROLEGHE

 

2020

2021

2022

2023

(AL 8/12)

Ferro-Cromo

+6,4%

+119%

-6,4%

-28,5%

Ferro-Molibdeno

+4,6%

+91,4%

+44,5%

-34,6%

Ferro-Manganese

+6,5%

+73,4%

-27,9%

-21,0%

Ferro-Silicio

+5,0%

+164%

-27,8%

-32,2%

Ferro-Titanio

+70%

+2,6%

+1,9%

-18,7%

Ferro-Tungsteno

+15,8%

+10,8%

+2,9%

-4,4%

Ferro-Vanadio

+12,2%

+29,7%

-11,4%

-30,1%

Osservando la figura, appare evidente l’eccesso di volatilità rialzista dei prezzi di tutte le ferroleghe in concomitanza dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: le sanzioni imposte dall’Unione europea e dagli Stati Uniti avevano infatti alimentato i timori di un diffuso blocco dell’offerta di metalli e ferroleghe che aveva a sua volta provocato una corsa agli acquisti. Attese smentite nei mesi successivi quando il rallentamento economico contribuiva a riportare in equilibrio anche quei mercati. Dopo i picchi del primo trimestre 2022 le quotazioni si sono pertanto orientate al declino generalizzato con l’unica eccezione dei prezzi del Molibdeno, che raggiungevano il loro picco nei primi mesi del 2023 a seguito di una temporanea carenza di offerta per poi crollare e allinearsi agli altri mercati. Come per tutti i metalli, il primo semestre 2024 delle ferroleghe si prospetta in assestamento, che potrebbe indirizzarsi al recupero nella seconda parte dell’anno.

FIGURA 11: Lamiere inox

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ACCIAIO: IL COMPARTO INOX
Dopo i violenti rialzi del 2021 e i susseguenti picchi storici del primo trimestre 2022, i prezzi delle lamiere a freddo inox si sono volti decisamente al ribasso fino a tutto il primo semestre di quest’anno (figura 11). La causa del declino è da ricercare nella lentezza con la quale si sono esaurite le scorte accumulate durante il periodo più euforico, quando le imprese ritenevano che la domanda sarebbe proseguita senza scossoni malgrado i prezzi record. L’eccesso di stock ha pertanto zavorrato il mercato dei piani inox, trovatosi di fronte ad una domanda in rapida riduzione i cui effetti sui prezzi sono sintetizzati nelle ultime due colonne della tabella 5. Peraltro, se si considerano gli andamenti di taluni elementi fondamentali dei laminati piani inox, appare evidente come nel 2023 i cali molto consistenti che hanno investito il Nickel (AISI 304 e 316), il Cromo (AISI 304, 316 e 430) e il Molibdeno (AISI 316) abbiano accompagnato i ribassi dei prezzi dei semilavorati, confermando la debolezza dell’intera filiera produttiva inox. Anche in questo caso l’eventuale ripresa di questi mercati è legata al cambiamento delle politiche monetarie in senso espansivo. Fino a quando non si manifesterà una sensibile riduzione dei tassi d’interesse, insomma, le tendenze dei prezzi si manterranno in deriva laterale sostenute da acquisti di natura tattica motivati da rallentamenti produttivi e dal fabbisogno stringente delle imprese trasformatrici. In definitiva, alla luce di quanto accaduto nel 2023, si profila un 2024 preda di crescenti tensioni geopolitiche, commerciali e finanziarie, che accompagneranno la complicata riarticolazione delle catene globali del valore e di fornitura. Il Fondo Monetario Internazionale, l’Ocse e l’Unione europea convergono nello stimare per il prossimo anno una crescita del Pil mondiale intorno al 2,5%, ma con i Paesi sviluppati fermi allo 0,7% e le economie emergenti al 3,6%. Dato che nel corso del 2023 si è registrata una moderazione dell’inflazione a seguito sia dei provvedimenti restrittivi di politica monetaria, sia del rientro dei mercati energetici su quotazioni più equilibrate rispetto ai picchi del 2022, è da ritenersi altamente probabile che nel 2024 il ciclo di rialzo dei tassi si avvii alla conclusione, favorendo gli investimenti ed una crescita che si farà peraltro più robusta solo nel 2025. Cionondimeno, nel 2024 gli operatori della siderurgia e della metallurgia si troveranno ad affrontare prospettive economiche frammentate e connotate da una maggiore volatilità rispetto a quella che ha dominato i mercati nell’anno appena trascorso.


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