10 ottobre 2023
BRESCIA – Acqua per le persone, acqua per il territorio, acqua per le imprese. Sono stati questi gli aspetti toccati nel corso del convegno “Senza acqua, troppa acqua. Azioni e investimenti per l'energia, le persone e i territori”. Evento, ospitato all’interno di Futura Expo 2023, in cui si è parlato anche di siderurgia con la presenza sul palco del presidente del Gruppo Feralpi Giuseppe Pasini. L’imprenditore bresciano ha affiancato l’ad di A2A Renato Mazzoncini, il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini e il glaciologo dell’Università di Torino Marco Giardino in un convegno imperniato attorno alla parola "permacrisi".
Proprio Giardino ha evidenziato come il sistema si trovi in un equilibrio molto precario per cui, per poter eventualmente intervenire, serve farlo con cognizione di causa e quindi con dati oggettivi e misurabili. «Lo scioglimento dei ghiacciai è una cosa che tocchiamo con mano da decenni. Ora ha aumentato la sua velocità. Ma questo scioglimento o, meglio, fusione, può portare alla trasformazione di un ghiacciaio in un bacino idrico che sia artificiale o naturale come i laghetti glaciali. È un fenomeno che possiamo controllare per non disperdere l’acqua liberata nel processo. Come Università stiamo raccogliendo dati per creare dei gemelli virtuali dei ghiacciai, così da poter monitorare il processo e valutare meglio quante risorse si sono ricavate e come utilizzarle in una piattaforma condivisa di dati».
L’ad della multiutility A2A ha evidenziato che la lunga parentesi di siccità del 2022 ha fatto mancare al territorio circa 36 miliardi di metri cubi di acqua. Una quantità che corrisponde a 60 laghi Trasimeno, oppure tutta l’acqua presente nel lago Maggiore.
«Abbiamo vissuto per decenni in una fascia del globo fortunata, in cui l’acqua non era mai troppa né troppo poca – ha spiegato Mazzoncini – e quando una risorsa è abbondante spesso non si fa attenzione a sfruttarla in maniera efficiente. Il recupero delle acque piovane in Italia, ad esempio, è pari all’11%, contro un 25% della media Ue. Così come la media delle perdite della rete idrica è attorno al 42%, un numero di certo troppo elevato. Senza contare che la stima del consumo pro capite di acqua è di 200 litri a testa. Sono numeri che impongono un cambiamento. Abbiamo calcolato che nel periodo di siccità, dei 36 miliardi di metri cubi mancanti, il fabbisogno sarebbe stato solo di 7 miliardi. Bene, se riuscissimo a efficientare il sistema recupereremmo 9 miliardi. In pratica potremmo già mantenere il sistema in equilibrio».
Il presidente di Coldiretti, associazione che raccoglie forse i maggiori utilizzatori di acqua italiani, ha evidenziato la necessità della costituzione di un sistema Paese che nel minor tempo possibile possa riuscire a creare un sistema capace di contenere il 50% dell’acqua piovana. «Bisogna avere lungimiranza. Spesso si guarda agli investimenti basandosi sulla situazione attuale e non pensando alla possibile evoluzione futura, e questo porta a fare scelte sbagliate che creano eventuali squilibri, oltre a non tenere conto delle tempistiche lunghe di realizzazione delle opere».
«L’incidenza dell’industria sul consumo complessivo di acqua è del 13% – ha infine spiegato Pasini – e in questa percentuale l’utilizzo della siderurgia è molto elevato nella parte di raffreddamento degli acciai. Oggi però anche la nostra industria sta puntando a ridurre i consumi. Raffreddare e poi riscaldare nuovamente l’acciaio in certi processi rappresenta una perdita di efficienza, per cui si cerca di mantenere il calore quanto più a lungo possibile prima delle lavorazioni successive. Nel processo, però, le acciaierie riescono a recuperare il 98% dell’acqua utilizzata. Acqua che, raffeddando l'acciaio, aumenta di temperatura assorbendone il calore e per questo ben si integra con reti di teleriscaldamento. Oppure, come nel nostro stabilimento in Germania, alimenta una turbina che genera elettricità per lo stabilimento stesso e le zone limitrofe. Tuttavia, a volte ci si trova a dover avere a che fare con realtà che nonostante la bontà dei progetti preferiscono dire dei no ideologici. Questo deve cambiare, il Paese deve fare un cambio culturale e spero che le istituzioni aiutino in questo cambiamento».
Davide Lorenzini
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