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AFV Beltrame Group: 45 progetti e 200 milioni di euro per ridurre la CO2

A Pozzolengo (BS) l’evento per presentare Chalibria, il nuovo acciaio del gruppo vicentino certificato carbon neutral

POZZOLENGO (BS) - «Noi nella sostenibilità ci crediamo. E quando comunichi qualcosa in cui credi è la maniera più efficace per far capire ai tuoi destinatari la solidità del tuo messaggio». Con queste parole di Barbara Beltrame, responsabile Comunicazione e marketing di AFV Beltrame Group, si è aperto l’evento tenutosi nel pomeriggio di ieri 28 marzo in cui è stato ufficialmente presentato Chalibria, il nuovo brand "green", o meglio rosa, del gruppo siderurgico vicentino.
Una scelta che non vuole essere solo una dichiarazione, «ma un impegno alla trasparenza a comunicare con serietà a voi clienti e agli stakeholder quanto abbiamo fatto e quanto abbiamo ancora da fare», come ha spiegato Enrico Fornelli, direttore commerciale del gruppo, prima di passare la parola al decarbonization manager Gianmaria Zanni, che ha fornito maggiori dettagli sul progetto.

«Il nome Chalibria vuol dire acciaio in equilibrio e deriva dalle parole latine chalybs (ferro e acciaio) e libra (equilibrio). Questa non è solo un’etichetta ma un modo di intendere la sostenibilità, così come comprare Chalibria vuol dire aderire ad un percorso di decarbonizzazione» ha ribadito Zanni.

Nel percorso verso l’acciaio carbon neutral, Beltrame ha identificato cinque pilastri su cui lavorare: consumo energetico, acqua, emissioni di CO2, rifiuti e sicurezza. Da cui è scaturito un percorso in tre fasi: misurazione, progettazione, obiettivi.

«Le misurazioni hanno certificato che la media di emissioni di anidride carbonica del nostro gruppo è di 0,57 tonnellate per tonnellata di acciaio prodotta. Un numero già molto buono se si pensa che la media Ue della produzione da forno elettrico è di 0,69 ton. Il numero comprende le emissioni scope 1, 2 e 3. Se consideriamo solo le scope 1 e 2, il dato scende a 0,26 ton (scope 3 sono emissioni indirette contenute nei prodotti di consumo ex calce, ferroleghe, refrattari ecc., ndr). Il nostro obiettivo è portare questo numero a 0,15 ton entro il 2030» ha spiegato Zanni.
Un impegno importante, da raggiungere con 45 progetti concreti, per poi compensare con carbon credit le emissioni restanti. «Bisogna essere onesti e dire che non si riuscirà a raggiungere il livello emissioni zero dal punto di vista produttivo, ma non vogliamo che questo ci scoraggi e non ci sproni a fare tutto il possibile per ridurre al massimo le emissioni» ha concluso il decarbonization manager di AFV Beltrame Group.
Per questo, nei certificati dei prodotti Chalibria verrà anche indicata l’impronta di CO2 del prodotto e le eventuali compensazioni applicate.

Il pomeriggio si è concluso con una tavola rotonda sul tema sostenibilità moderata dal vicedirettore di Radio 24 Sebastiano Barisoni a cui hanno partecipato: Carlo Carraro, rettore università Ca’ Foscari Venezia; Giovanni Baroni, vicepresidente Confindustria; Alessandra Ricci, ad SACE; Regina Corradini D’Arienzo, ad SIMEST; Marco Mari, presidente Green building Italia; Raffaele Ruella, CFO AFV Beltrame; e Carlo Beltrame, Head of Group Business Development AFV Beltrame. 

Un dibattito articolato da cui sono emersi spunti interessanti. «La sostenibilità è intrinseca al processo produttivo di AFV Beltrame Group e per essere competitivi nel mondo bisogna essere efficienti; per questo prevediamo un investimento in cinque anni di circa 200 milioni di euro. Un articolato piano di decarbonizzazione che si fonda sull’efficienza energetica, con la riduzione dei consumi – ha spiegato Ruella –. Abbiamo ipotizzato anche soluzioni all’idrogeno ancora non applicabili, ma il collegamento con i centri di ricerca e le università aiuta in questa direzione».

 

Più pragmatico Carlo Beltrame, che ha evidenziato come «sia chiaro che attraverso Chalibria vogliamo trasmettere la strategia di sostenibilità del gruppo. Quello su cui stiamo cercando di concentrarci è essere sicuri di avere il prodotto giusto: le evoluzioni a livello europeo sono talmente veloci, i cambiamenti così rapidi che bisogna rispondere tempestivamente, e soprattutto per gli acciai lunghi non ci sono indicazioni sull’evoluzione di norme o esigenze dei clienti. Certamente possiamo essere considerati oggi il primo produttore in Francia adempiente alla legge contro il greenwashing, grazie al nostro acciaio certificato ad emissioni zero. Serve però ora anche il supporto dei clienti con l’acquisto perché i prodotti green possano effettivamente diventare un nuovo standard». 

Particolarmente incisivi sono stati anche gli interventi degli ad di SACE e SIMEST: «La transizione sostenibile è un percorso che riguarda tutti, cittadini, imprese e organizzazioni. E noi del gruppo SACE lo abbiamo intrapreso con il nuovo Piano Industriale INSIEME 2025, facendo della sostenibilità la nostra strategia e ridisegnando il nostro business model – ha rimarcato Ricci –. Sosteniamo la transizione green con degli strumenti concreti, in ambito internazionale con i Green Loan e i Sustainability-Linked Loans, e sul mercato domestico con le nostre Garanzie Green, che fanno di noi l’unica realtà italiana in grado di garantire e al contempo rilasciare certificazioni green taxonomy compliant. Da dicembre 2020 ad oggi abbiamo già supportato centinaia di progetti green in Italia per oltre 8 miliardi di euro e oggi lo facciamo anche con nuovi strumenti come il Green Reverse Factoring, grazie all’introduzione di meccanismi premianti in funzione della proiezione ESG delle imprese fornitrici».

«Quello della siderurgia è un settore estremamente rilevante per il tessuto produttivo nazionale. Negli ultimi due anni SIMEST ha concesso finanziamenti agevolati a 230 imprese per 80 milioni di euro, il 50% dei quali sono stati indirizzati ad operazioni di transizione digitale ed ecologica – ha spiegato Corradini D’Arienzo –. La sfida dei prossimi anni per la siderurgia è, infatti, proprio quella di favorire un processo di trasformazione verso la sostenibilità produttiva, elemento chiave per mantenere alta la competitività a livello internazionale. Per questo motivo, SIMEST è pronta – grazie al nuovo Piano Strategico “ImPatto d’Impresa: Sì, un Patto per la Crescita” – a sostenere gli investimenti in tal senso anche di tutte le imprese della filiera, al fine di essere al fianco dell’intero ciclo produttivo che comprende molte PMI strategiche: siamo consapevoli che il successo dell’industria manifatturiera italiana nel mondo non possa prescindere da uno sviluppo sostenibile e dalla transizione ecologica del settore siderurgico nazionale».


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