7 marzo 2023 Translated by Deepl
Sono in crescita i prezzi dei coils a livello internazionale, tuttavia la durata di tale ripresa rimane incerta. Su questo si è concentrata in estrema sintesi la presentazione di Emanuele Norsa (Kallanish e collaboratore siderweb) durante MERCATO & DINTORNI, l’approfondimento mensile di siderweb sul mercato dell’acciaio.
Partendo da un’analisi dell’andamento delle materie prime, Norsa ha evidenziato come il minerale di ferro abbia compiuto un balzo dagli inizi dello scorso dicembre, passando da circa 80 dollari la tonnellata a livelli tra i 120 e i 130 dollari la tonnellata. Una ripresa che, secondo l’analista, «sta trainando questa prima parte dell’anno insieme ai costi di altre materie prime», tra cui il carbon coke che, nonostante una recente flessione, resta significativamente più alto rispetto ai minimi toccati alla fine dello scorso luglio. I prezzi di queste due materie prime sono guidati da una ripresa del sentiment in Cina, dove la domanda sembra in miglioramento dopo un anno molto difficile. Per Norsa questo potrebbe indicare la fine di un ciclo negativo per quanto riguarda la produzione siderurgica mondiale. A gennaio l’output globale di acciaio grezzo è diminuito rispetto a gennaio 2022, tuttavia la produzione cinese è cresciuta. Staremmo assistendo quindi a «timidi segnali di una ripresa che dovrebbe trovare conferma nei dati di febbraio e marzo».
Prendendo in considerazione il mercato europeo, Norsa ha affermato che, mentre nell’ultima parte dello scorso anno si parlava di chiusure di impianti, oggi si sta assistendo a riaccensioni di altiforni in tutto il continente. Le riaperture includono capacità importanti come quelle di ArcelorMittal in Spagna, di alcuni impianti in Germania e di SSAB in Svezia. Il trend dovrebbe continuare nel primo trimestre 2023 perché sono già stati annunciati riavvi da parte, per esempio, di Liberty Galati in Romania e di ArcelorMittal a Fos-sur-Mer in Francia. Di conseguenza, «la produzione appare in ripresa anche in Europa ed è legata alla fine del destocking e quindi a un restocking in corso». Norsa ha sottolineato che la maggior parte dei riavvii riguarda la produzione di piani che quindi dovrebbero diventare maggiormente disponibili nei prossimi mesi.
La ripresa dei prezzi dei coils è generalizzata a livello internazionale, ma sembra che per la prima volta dopo molto tempo il prezzo americano stia nuovamente trainando tale recupero. Il prezzo Usa, ha spiegato Norsa, «tende ad esagerare i movimenti del mercato internazionale, andando a creare un gap importante tra prezzo domestico e prezzi internazionali. La ripresa negli Usa è interessante perché il mercato risente dei trend internazionali ma fa suo anche l’andamento delle quotazioni del rottame». La robustezza del mercato Usa sembra trovare conferma anche nelle aspettative di ripresa della domanda e dei consumi elaborate da ArcelorMittal e worldsteel. L’Europa nel frattempo continua ad affrontare qualche difficoltà secondo worldsteel; tuttavia, Norsa ha precisato che l’outlook, pubblicato qualche mese fa, verrà rivisto probabilmente al rialzo nelle prossime settimane.
A proposito di mercato europeo, Emanuele Norsa ha ricordato che alla fine del 2022 i prezzi dei coils laminati a caldo (HRC) erano scesi a livelli al di sotto delle aspettative, tenuto conto soprattutto dei costi di produzione. «Per molto tempo dopo l’emergenza pandemica avevamo pensato che i prezzi degli HRC avessero trovato una nuova normalità al di sopra dei 700 euro la tonnellata, a fronte anche dei costi dell’energia e delle quote di emissione». Ciò nonostante, alla fine del 2022 il prezzo ha sfiorato i 600 euro la tonnellata in Italia. Da allora c’è stato un rimbalzo e i prezzi sono tuttora in crescita, ma ci si domanda quanto durerà ancora questo movimento. ArcelorMittal ha annunciato un paio di rialzi da gennaio ad oggi e il target price in Europa è di 820 euro la tonnellata, prezzo al quale ci si è già avvicinati nelle ultime transazioni, lasciando prevedere ulteriori annunci di aumento. Tuttavia, «finora gli annunci da parte di ArcelorMittal sono stati lenti e conservativi», indice del fatto che «il produttore vuole evitare di dare scossoni in un mercato che presenta ancora elementi di fragilità nella domanda a valle».
Parlando di importazioni, Norsa ha ricordato che nell'ultima parte dello scorso anno il sostanziale allineamento tra prezzi domestici e prezzi all'import ha determinato lo scarso interesse dei compratori verso le offerte da Paesi terzi. Questo ha trovato conferma nel basso utilizzo delle quote di Salvaguardia dell'Ue. Recentemente, tuttavia, con l'aumento dei prezzi interni, c'è stata una lieve apertura del gap rispetto ai prezzi all'importazione. Di conseguenza, «ci dovrebbe essere più attività sull'import e lo vedremo nell'utilizzo delle quote del prossimo trimestre». Allo stesso tempo però, «sta salendo anche il prezzo all'import, dando supporto alla ripresa del mercato domestico».
Infine, l'analista ha evidenziato come lo scorso anno si sia «ribaltato il rapporto tra prezzi degli HRC e prezzi del tondo per cemento armato, confermando le difficoltà del mercato dei prodotti piani, al netto del rialzo registrato subito dopo l'invasione russa dell'Ucraina». Recentemente, con la ripresa dei prezzi dei coils, «ha iniziato a ristabilirsi un differenziale tra HRC e tondo». Tondo che, a differenza dei coils, sta continuando a soffrire in Europa. Per Norsa è quindi possibile che si arrivi a «una nuova normalità con il prezzo degli HRC stabilmente al di sopra degli 800 euro la tonnellata e un differenziale corretto tra questo prodotto e il tondo».
Lascia un Commento