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2022: un anno turbolento all’insegna dell’incertezza

Le prospettive di stagnazione economica nel 2023 impatteranno sulla siderurgia

La congiuntura economica nel mondo e in Italia

Nel 2022 il ciclo economico globale ha risentito dell’inflazione eccezionalmente alta sospinta soprattutto dall’impennata dei prezzi delle fonti energetiche fossili, del peggioramento delle condizioni finanziarie, dell’incertezza legata al conflitto in Ucraina, dell’indebolimento dell’attività in Cina causata dalla persistenza della pandemia da Covid-19 e dalla crisi del settore immobiliare e, in misura minore rispetto all’inizio dell’anno, delle difficoltà di approvvigionamento lungo le catene del valore. Il tasso di crescita del PIL mondiale si è così ridotto al 3,2% dal 6% del 2021. Dopo l’espansione nella prima metà dell’anno la crescita del PIL dell’area euro è sensibilmente rallentata risentendo soprattutto di nuovi forti rincari delle materie prime energetiche e dell’incertezza. L’inflazione si è portata su livelli intorno al 10%, sospinta dalle componenti più volatili, costringendo la Bce a decidere per ulteriori incrementi dei tassi di interesse di riferimento. L’economia italiana ha resistito al caro energia oltre le aspettative: nel 2022 il PIL aggregato è cresciuto di circa il 3,5% portandosi quasi due punti sopra il livello precedente la pandemia. Il turismo in espansione è stato il principale driver, soprattutto nella seconda parte dell’anno, ma l’industria ha dimostrato una forte resilienza, a fronte di costi altissimi, sebbene con ampia eterogeneità tra settori. Gli sviluppi del conflitto fra Russia ed Ucraina hanno causato comunque un peggioramento delle aspettative su ordini e produzione soprattutto nei settori in cui l’energia rappresenta una quota rilevante degli input produttivi delle aziende. L’innalzamento del costo del denaro ha iniziato a trasferirsi sui tassi pagati dalle imprese, con un aumento di oltre un punto destinato a salire molto di più nei prossimi mesi. L’aumento dei tassi sul credito si è innestato su una situazione già difficile causando un indebolimento del livello di liquidità delle imprese rispetto alle esigenze operative, ovvero alle maggiori risorse assorbite dai pagamenti per gli input energetici, e assottigliando le risorse disponibili per realizzare investimenti in uno scenario già virato in direzione recessiva.

Gli effetti sulla siderurgia globale e italiana

Il 2022 ha visto una flessione della domanda di acciaio del 2,3%, causata da un contesto globale che si è notevolmente deteriorato quando il rischio di inflazione si è completamente materializzato insieme ad altri importanti venti contrari, vale a dire la guerra tra Russia e Ucraina e i lockdown in Cina per far fronte a nuovi focolai di Covid-19. La ripresa della domanda di acciaio cinese alla fine del 2021 si è invertita nel secondo trimestre del 2022, poiché i ripetuti blocchi dovuti al Covid hanno portato ad un drastico raffreddamento dell’economia. La situazione è stata ulteriormente aggravata dall’approfondirsi della crisi del settore immobiliare, con gli investimenti in questo comparto che hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi trent’anni. La domanda di acciaio si è contratta del 2,2% nei primi dieci mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021. Per l’intero anno, essa dovrebbe diminuire di quasi il 4%. La ripresa della domanda di acciaio nelle economie sviluppate ha registrato una grave battuta d’arresto nel 2022 a causa dell’inflazione sostenuta e dei colli di bottiglia duraturi dal lato dell’offerta, aggravati dal conflitto russo-ucraino. In particolare, nel l’Unione europea, in presenza di una delicata fase congiunturale caratterizzata da alta inflazione e crisi energetica, il calo della domanda di acciaio nel 2022 dovrebbe attestarsi intorno al 3,5%. Sostanzialmente uguale la diminuzione in Italia (-3,4%). La produzione mondiale di acciaio si è adeguata all’andamento della domanda con delle accentuazioni in corrispondenza con i picchi di prezzo registrati dalle materie prime energetiche che hanno costretto, in particolare le imprese siderurgiche europee, a ridurre la produzione, concentrandola nei giorni o nelle fasce orarie giornaliere con i costi dell’energia elettrica più bassi. Il calo della produzione di acciaio nell’Ue è stato nettamente superiore alla media mondiale con un -9,2% contro un -3,9% nei primi dieci mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il calo della produzione di acciaio ha registrato percentuali relativamente alte anche negli altri paesi europei extra Ue (-9,8%) oltre che in Russia, Ucraina e negli altri Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (-19%) a causa del conflitto russo-ucraino. La produzione è invece cresciuta in Medio Oriente (+7,7%), in particolare in Iran (+ 9,5) e in India (+6,1%). La produzione di acciaio, che era cresciuta a ritmi frenetici nella prima parte del 2021, è rallentata poi progressivamente nei mesi successivi e già nei primi mesi del 2022 mostrò un calo, che nell’Ue si è accentuato dopo i mesi estivi. Stessa dinamica in Italia, ma con una progressione negativa più marcata a partire da luglio 2022. Ciò si spiega anche con il fatto che le imprese siderurgiche italiane, producendo prevalentemente acciaio con forno elettrico, sono state più svantaggiate dall’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche rispetto alle imprese con ciclo integrale.

Produzione di acciaio mondo, Ue e Italia 2019-2021 (tassi di crescita mensili tendenziali)

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Fonte: World Steel Association e Federacciai



I settori utilizzatori

Il rallentamento dell’attività dei settori utilizzatori di acciaio è stato rilevante a livello sia comunitario che nazionale e ha interessato tutti i settori, tranne quello dell’automotive negli altri paesi dell’Unione, dove la produzione è cresciuta del 4% (+1,5% nel 2021). In Italia il tasso di crescita si è ridotto dello 0,1% dal 18,8% nel 2021, che aveva consentito di recuperare una parte del forte calo registrato l’anno precedente a causa dei blocchi alla produzione provocati dalla diffusione della pandemia. Il settore della produzione di elettrodomestici ha registrato una diminuzione della produzione sia in Italia che negli altri Paesi comunitari, mentre nei settori dei prodotti in metallo e della produzione di tubi la contrazione dell’attività ha riguardato solo l’Italia, che l’anno precedente aveva però fatto registrare incrementi significativamente più forti rispetto agli altri Paesi dell’Ue. Il settore delle macchine e apparecchi meccanici ha mostrato un forte ridimensionamento dell’attività produttiva scendendo dal 15,7% al 2,6% in termini di tasso di crescita annuo. Migliore la performance del settore degli altri mezzi di trasporto che ha ridotto il tasso di crescita dal 7,5% nel 2021 al 4,1% nel 2022. Una maggiore resilienza ha mostrato il settore delle costruzioni che, pur dimezzando il tasso di crescita rispetto al 2021, ha registrato un incremento dell’attività a due cifre, quattro volte superiore alla media degli altri Paesi dell’Ue. Una crescita importante che segue l’eccezionale aumento dei livelli produttivi del settore (+24,1%) conseguito nel 2021, e che ha consentito di recuperare ampiamente I livelli pre-Covid. Questa performance risulta trainata, in particolare, dalla manutenzione straordinaria delle abitazioni e si spiega con le possibilità offerte dagli incentivi per la ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio edilizio, ovvero il Superbonus 110% e la possibilità di cedere i crediti maturati estesa anche agli altri bonus “ordinari”.

Tasso di attività e domanda di acciaio dei settori utilizzatori (variazioni %)

 

Consumo di acciaio

2021

2022*

 

 

Ue

Italia

Ue

Italia

Costruzioni

35%

4,4

24,1

2,5

10,9

Automotive

18%

1,5

18,8

4,0

0,1

Macchine e apparecchi meccanici

14%

12,5

15,7

4,5

2,6

Prodotti in metallo

14%

12,1

17,8

1,2

-1,8

Produzione di tubi

13%

5,4

10,7

1,6

-6,2

Elettrodomestici

3%

10,1

20,1

-4,8

-12,8

Altri mezzi di trasporto

2%

1,8

7,5

5,8

4,1

Fonte: Eurostat, database industry, trade and services; * i dati dell’ultimo trimestre sono stimati

 

Meno positive le prospettive per il 2023

Il 2023 si presenta sotto una luce più cupa per il settore siderurgico. Le cattive notizie partono dal PIL che, a livello globale, crescerà ad un tasso (2,7%) nettamente inferiore a quello del 2022 (3,2%). Alla base di questo rallentamento dell’economia mondiale ci sono diversi fattori: la persistenza della pandemia in alcuni Paesi molto importanti, come la Cina; l’incertezza legata al conflitto in Ucraina e alla crisi del settore immobiliare cinese; il livello ancora alto dei prezzi delle materie prime energetiche che manterrà l’inflazione sopra i livelli obiettivo delle banche centrali e quindi la prosecuzione di politiche monetarie restrittive; l’aumento dei tassi di interesse che ridurrà i consumi e porrà un freno agli investimenti, comprimendo in questo modo la domanda interna; il rallentamento del commercio internazionale e la conseguente riduzione della domanda estera di beni e servizi. Il tasso di crescita delle economie avanzate sarà di poco superiore all’1%, più che dimezzando il valore del 2022. I Paesi dell’area dell’euro insieme al Regno Unito registreranno un aumento del PIL di pochi decimali sopra lo zero. Dei tre principali Paesi dell’Ue, solo la Francia avrà un PIL in crescita, mentre Germania e Italia registreranno una lieve diminuzione. La decelerazione del PIL mondiale si rifletterà sulla domanda di acciaio che si prevede aumenterà soltanto dell’1%, dopo la diminuzione del 2,3% registrata nel 2022. Nell’Ue la domanda di acciaio subirà un’altra diminuzione (-1,3%) dopo quella riportata nel 2022 (-3,5%). Nelle altre aree si prevedono variazioni positive della domanda di acciaio ad eccezione della Comunità degli Stati Indipendenti (a causa del conflitto tra Russia e Ucraina) e della Cina dove la domanda di acciaio resterà sui livelli del 2022, dopo due anni consecutivi di calo. Nonostante la stagnazione in Cina, la domanda di acciaio crescerà in Asia mediamente dell’1,2%, grazie agli incrementi in India e nei Paesi dell’ASEAN (Indonesia, Malesia, Filippine, Tailandia e Vietnam). In Italia, la domanda di acciaio dovrebbe diminuire del 3% nel 2023, secondo lo Short Range Outlook di ottobre della World Steel Association. Alla base di questo risultato ci sarebbero la riduzione del PIL italiano a partire dal quarto trimestre del 2022, che dovrebbe durare fino al secondo trimestre del 2023, e il calo dell’attività dei settori utilizzatori di acciaio, compreso il comparto delle costruzioni che ha trainato la domanda negli ultimi due anni. Gli investimenti in costruzioni, che hanno segnato un biennio di crescita record, nel 2023 registreranno, secondo l’Ance, un calo del 5,7%.

Previsioni PIL mondiale, commercio internazione e inflazione per aee/paesi al 2023 (variazioni %)

Aree/Paesi

2021

2022

2023

MONDO

6,0

3,2

2,7

Paesi sviluppati

5,2

2,4

1,1

  USA

5,7

1,6

1,0

  Unione europea

5,4

3,2

0,7

  Giappone

1,7

1,7

1,6

  Regno Unito

7,4

3,6

0,3

Paesi emergenti

6,6

3,7

3,7

  Cina

8,1

3,2

4,4

  India

8,7

6,8

6,1

  Russia

4,7

-3,4

-2,3

  Centro e Sud America

6,9

3,5

1,7

  Africa

4,7

3,6

3,7

  Medio Oriente

4,5

5,0

3,6

  ASEAN-5

3,4

5,3

4,9

Commercio internazionale

10,1

4,3

2,5

Prezzi al consumo Paesi sviluppati

3,1

7,2

4,4

Prezzi al consumo Paesi emergenti

5,9

9,9

8,1

Fonte: IMF, Overview of the World Economic Outlook Projection, October 2022

Tale risultato risente del minore apporto espansivo della manutenzione straordinaria a seguito dell’abbassamento del Superbonus dal 110% al 90% e della scadenza degli incentivi fiscali per la riqualificazione degli edifici unifamiliari, un segmento di mercato che ha rappresentato nel biennio 2021-2022 circa il 50% degli investimenti realizzati con l’agevolazione fiscale. Il ridimensionamento dell’apporto di questo comparto verrà però controbilanciato in parte dagli investimenti nelle opere pubbliche grazie alle aspettative di utilizzo delle risorse del PNRR, che ha raggiunto un apprezzabile avanzamento nella fase di programmazione e ripartizione dei fondi ai territori. Per quanto riguarda gli altri settori utilizzatori, l’automotive, gli altri mezzi di trasporto e la produzione di elettrodomestici registreranno variazioni positive rispetto al 2022, mentre i comparti macchine e apparecchi meccanici, prodotti in metallo e produzione di beni subiranno una diminuzione del tasso di attività. In un contesto di diminuzione o stagnazione della domanda di acciaio e di prezzi delle fonti energetiche e delle materie prime ancora elevati, per le imprese siderurgiche il 2023 sarà un anno piuttosto difficile. Per quanto riguarda le fonti energetiche, si prevede una diminuzione di poco più del 10% del prezzo del gas, del 14,5% dell’energia elettrica e del 12,4% del carbon coke. Relativamente alle materie prime, le diminuzioni dei prezzi sono più contenute (-7,2% il minerale di ferro e –4,7% il rottame) anche perché i prezzi erano già calati nel 2021. La contemporanea riduzione dei prezzi delle fonti energetiche e delle materie prime favorirà la diminuzione dei costi di produzione dell’acciaio di circa il 7% per il forno elettrico e di oltre il 13% per l’altoforno, aprendo lo spazio per un calo dei prezzi di vendita dei prodotti. Considerando che la domanda di acciaio dovrebbe diminuire di circa il 3% e che i prezzi di vendita caleranno mediamente del 10%, è plausibile ritenere che il fatturato delle aziende produttrici di acciaio registrerà un calo di circa il 13% nel 2023 rispetto al 2022. Conseguentemente, la redditività della gestione industriale il prossimo anno subirà una diminuzione di oltre un punto percentuale scendendo al 2,5% dal 3,5% di quest’anno e praticamente dimezzandosi rispetto al 5% nel 2021.

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