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Federacciai: 2021 un anno di Renaissance per l’acciaio

Il Presidente Alessandro Banzato: «Per il 2022 siamo preoccupati per l’escalation dei costi energetici»

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Il presidente di Federacciai Alessandro Banzato ospite delle interviste ai vertici delle associazioni di filiera contenute nello speciale di fine anno siderweb.

Presidente Banzato, se dovesse sintetizzare il 2021 in una parola, quale utilizzerebbe?

Renaissance, la stessa che avete usato come slogan della bellissima edizione 2021 di Made in Steel. Quello che si sta per chiudere è stato effettivamente l’anno della rinascita per la filiera che, pur con differenze di marginalità fra commodities e specialties, ha rappresentato per tutti una crescita molto sensibile in termini di volumi e fatturato.

Cosa si aspetta per il 2022?

Per il prossimo anno siamo fiduciosi perché i fondamentali dell’economia sono buoni e sarà ancora sostenuto il trend dei consumi interni ed internazionali. Siamo però molto preoccupati per quanto riguarda l’evoluzione dei costi ed in particolare per quelli del gas e dell’energia elettrica che si prevedono molto alti per almeno tutto il primo trimestre. Già adesso molte aziende, pur avendo un buon portafoglio ordini, si vedono costrette a rallentare o fermare la produzione nelle ore di picco dei costi energetici.
Speriamo che si ritorni presto a valori accettabili perché il rischio è che le dinamiche inflazionistiche indotte possano incrinare l’andamento dei consumi. I problemi discendono da dinamiche internazionali che sono al di fuori della nostra portata e che non
possono che trovare soluzioni in una dimensione almeno Europea. Quello che però si potrebbe fare e che ci aspettiamo vada all’attenzione anche del nostro Governo e degli enti regolatori è quello di una attenta analisi dei criteri di formazione dei prezzi dell’energia a livello nazionale.

Quali sono le sfide da vincere per poter mantenere anche per il 2023 i tassi di crescita di quest’anno?

Per quanto riguarda noi, la filiera siderurgica, bisogna continuare ad investire su persone, tecnologie e prodotti in una logica sempre più rivolta alla sostenibilità che sta diventando il nuovo paradigma del fare e trasformare l’acciaio. Dal punto di vista più generale sarà necessario continuare a garantire la stabilità politica in Italia come in Europa. In piena attuazione del PNRR non oso pensare cosa vorrebbe dire per tutti noi, imprese e cittadini, la riapertura di una fase di forte incertezza ed instabilità governativa. Porterebbe sicuramente a conseguenze nefaste sia per la crescita che per quanto riguarda la credibilità che il nostro Paese ha riguadagnato nell’ultimo anno.

Ritiene che definire meglio il concetto di filiera e lavorare, tutti, per raggiungere una coesione maggiore, potrebbe contribuire alla crescita complessiva del settore?

Il fulcro della filiera è la produzione di acciaio. Se va in difficoltà chi produce acciaio la filiera, a monte e a valle, non può che risentirne in negativo. Ciò premesso credo che la filiera sia un valore imprescindibile ed una maggiore coesione, ovviamente
nel reciproco rispetto dei ruoli, non potrebbe che essere un vantaggio per tutti. Per fare questo credo che ci debba fare riflettere una frase che Angela Merkel ha pronunciato nel suo discorso di commiato di fronte ai nuovi parlamentari tedeschi incitandoli
a «guardare sempre il mondo con gli occhi degli altri». Credo che se tutti gli attori della nostra filiera riuscissero in questo esercizio
potremmo veramente raggiungere una coesione maggiore.

N.B. Intervista realizzata per lo Speciale 2021 chiuso in redazione il 12/12/2021.


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