13 luglio 2021 Translated by Deepl
Uno scenario in rivoluzione, subordinata al grande tema della ripresa economica a livello mondiale e alle relazioni triangolari tra USA, Cina e Ue. È quello del commercio internazionale come descritto da Carlo Muzzi, giornalista del Giornale di Brescia ed esperto di temi geopolitici, nell’apertura del webinar di siderweb “Commercio internazionale di acciaio: quali prospettive?”, che si è tenuto questa mattina.
Gli Stati Uniti, dopo gli anni dell’amministrazione Trump «che ha lasciato un segno profondo», stanno ridefinendo i propri rapporti con l’Unione europea, con un «possibile ritorno al multilateralismo, differente da quello dell’amministrazione Obama, che si era dichiaratamente concentrata sull’area del Pacifico». Biden «guarda con maggior interesse all’Ue, avendo l’esigenza di riaffermarvi la propria presenza anche alla luce dei rapporti complicati con la Russia. Ma la strategia B3W (Build Back Better World) con la quale si è presentato al G7 in Cornovaglia è ancora molto vaga. È vero che c’è stata una tregua nella battaglia dei dazi Boeing-Airbus, ma è una sospensione per 5 anni. Gli USA non hanno ancora dimostrato di essere davvero affidabili e gli europei stanno mostrando una certa giusta diffidenza fino a prova contraria» ha spiegato Muzzi.
L’Europa, appunto, è alle prese con una «situazione irrisolta con la Cina, con il trattato per gli investimenti che per ora è stato bloccato. In partnership con l’India si vuole aprire nuovi mercati in Africa. E con la Russia – ha ricordato Muzzi – c’è stata la rottura politica dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ma la porta si è riaperta per consentire i rapporti energetici, con quel Nord Stream 2 che collegherà la Russia alla Germania, che oggi sta procedendo e al quale gli USA hanno provato fino all’ultimo a opporsi». «Interessante – ha concluso il capitolo europeo Muzzi - sarà da vedere cosa succederà nell’era post Merkel da settembre». E poi c’è la Cina, che sta proseguendo nella propria politica di globalizzazione.
Sullo sfondo, c’è stato il rimbalzo, forse inatteso e repentino, del commercio internazionale dopo il crollo a cavallo tra il primo e il secondo trimestre del 2020. A beneficiarne sono stati «più i beni che i servizi; ma permangono grandi fragilità».
Da subito è stata varata una «politica di stimolo molto decisa da parte delle banche centrali: hanno comprato asset per 10 trilioni di dollari, con un’importante iniezione di moneta». Ora però le banche «si stanno interrogando su come districarsi da asset e investimenti fatti, senza influenzare in modo troppo negativo i sistemi economici». È uno dei punti critici che potrebbe indebolire la tenuta nel medio periodo del commercio internazionale, insieme al fatto che nel mondo solo una persona su quattro è stata vaccinata, e per la grandissima parte nei Paesi avanzati, e all’aumento dei costi del trasporto, in particolare marittimo. Un tema cruciale, visto che «oggi il 90% delle merci viaggia via mare e vale il 12% del Pil mondiale. Nel 2021 il trasporto merci crescerà di oltre 4%, e quello marittimo del 4,8/5% da qui al 2025».
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