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Aferpi chiede supporto al governo

Da Made in Steel l'ad Azzi lancia un messaggio chiaro: «Impegni rispettati, ora le istituzioni facciano la loro parte»

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RHO (Mi) - C’era entusiasmo nello stand della JSW Steel che si è presentata per la prima volta a Made in Steel con l’integrazione del marchio Aferpi, la recente acquisizione italiana del gruppo indiano. «Abbiano riscontrato molta attenzione e abbiamo avuto molti contatti con i clienti – ha affermato l’Ad di Aferpi Fausto Azzi –. È la conferma che Piombino è ancora vista bene dal mercato. Stiamo puntando molto sullo sviluppo della nostra iniziativa commerciale e, grazie alla qualità dell’acciaio fornito dal Gruppo JSW, stiamo recuperando molti dei nostri clienti storici».

Tutti e tre laminatoi ex Lucchini (rotaie, vergella e barre) hanno ripreso a funzionare, anche se un po' a singhiozzo, dovendo fare i conti con un mercato che sta vivendo fasi di incertezza.
«A maggio abbiamo prodotto 40mila tonnellate, nel marzo scorso abbiamo raggiunto una punta di 68mila tonnellate. Il nostro obbiettivo è di attestarci stabilmente su una media di 70mila tonnellate/mese» ha ribadito il manager.

Aferpi punta quindi decisamente a completare la fase uno del progetto industriale Jindal, mentre si cercano le condizioni per avviare la seconda fase, quella che prevede la costruzione di una nuova acciaieria elettrica. Ma per questa parte restano ancora molte condizioni da definire: il tema del costo dell’energia, l’erogazione dei fondi per la messa in sicurezza dei suoli e quelli del contratto per lo sviluppo previsti dall’accordo di programma del luglio del 2018. Azzi ha richiamato a questo proposito gli impegni presi dal governo.
«Non è sufficiente il monitoraggio del MiSe, la sorveglianza si fa a un bambino. Mi piacerebbe che il ministro Di Maio si rendesse disponibile nella gestione dell’accordo. Abbiamo bisogno di supporto al rilancio, non di sorveglianza».

E l’apporto richiesto alle istituzioni non riguarda solo la parte siderurgia dell’investimento previsto dalla JSW Steel. «Jindal intende occuparsi anche della logistica e delle infrastrutture portuali – ha ricordato Azzi –. Ma ci sono ancora da risolvere problemi legati alle concessioni sul porto, al completamento della viabilità e della banchine. Investimenti da 300 milioni sul porto che possono decollare – ha sostenuto l’ad di Aferpi -, se si creano le condizioni perché l’imprenditore abbia fiducia nel sistema Paese».

Questo è il quadro di certezze necessarie, secondo l’azienda, per avviare la seconda fase del progetto industriale. I contatti con le aziende fornitrici dell’acciaieria elettrica ci sono. Interessate Danieli, Tenova, SMS, Primetals. E ci sarebbe già un progetto preliminare.

«Jindal sta rispettando i suoi impegni – ha concluso Fausto Azzi –. In Aferpi ci sono in questo momento circa 120mila tonnellate di acciaio a terra da lavorare e capitale circolante per 130 milioni. Il problema è creare le condizioni perché l’imprenditore acquisti piena fiducia nella possibilità di investire».

Questo, a suo parere, riguarda anche le istituzioni locali. E dall'amministrazione comunale, in fase di rinnovo, Azzi si aspetta che «sia in grado di rimettere Piombino al centro della discussione nazionale e strutture in sede locale in grado di seguire l’attuazione degli accordi: il centro delle decisioni deve essere qui, non a Roma».

 


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