17 maggio 2019
RHO (MI) – La guerra dei dazi impazza e l’Europa si muove per non soccombere. Nel corso della parte pubblica dell’assemblea di Assofermet, ieri giovedì 16 maggio a Made in Steel, è infatti stata annunciata «la volontà di rivedere le misure di Salvaguardia a difesa delle aziende dell’Unione, che sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale dell'Unione europea – riferisce dal palco Joaquín Fernández Martín, capo Unità relazioni con i Paesi terzi per le questioni di difesa commerciale dell’istituzione comunitaria -. Le nostre scelte non sono protezionistiche, bensì una risposta a determinate misure protezionistiche (si legga Stati Uniti, ndr), a tutela del mercato e della competitività». E oggi l'"Avviso di apertura relativo al riesame delle misure di Salvaguardia applicabili alle importazioni di determinati prodotti di acciaio" compare già sulla Gazzetta.
La notizia è stata accolta con soddisfazione dal presidente di Assofermet, l'associazione nazionale delle imprese del commercio, della distribuzione e della prelavorazione di prodotti siderurgici e metalli non ferrosi, Riccardo Benso, «nella speranza di venir coinvolti in questo processo. Troppi contingenti si sono infatti deteriorati e noi non vogliamo generare distorsioni – afferma Benso -. Così facendo, infatti, si andrebbero a colpire gli utilizzatori finali, senza i quali non esisterebbe alcun mercato».
Interviste di Daniela Affinita.
Ma sullo sfondo della decisione della Commissione non ci sono solamente gli Stati Uniti. Turchia («che per le sue dinamiche interne potrebbe tranquillamente essere la realtà in cui si svolge Game of Thrones» la battuta tra il serio e il faceto fatta dal presidente e co-fondatore di Kallanish Paul Mullins) e Cina infatti preoccupano non poco il mondo dell’acciaio europeo, «con anche la variabile Russia, che al pari di questi due Stati sta sovraesportando» aggiunge Martìn. Per quanto riguarda invece il Dragone cinese, «che sconta poi negative dinamiche interne, quali il pesante debito pubblico e l’invecchiamento della popolazione» afferma Mullins, il discorso abbraccia l’intero orizzonte economico mondiale.
«La battaglia dei dazi creerà tensioni che immaginiamo strutturali – spiega il responsabile relazioni internazionali della rivista di geopolitica Limes, Fabrizio Maronta -. La volontà del colosso asiatico è quella di competere con l’America, non di sostituirla completamente però, nel ruolo di driver delle dinamiche mondiali». Questa sfida parte dal mare. Lungo le rotte marittime, dove gli USA la fanno da padrone, si svilupperanno infatti in buona parte le nuove vie della seta «e il canale di Suez continuerà in tale scenario ad acquisire sempre più importanza strategica – sottolinea il capo dipartimento Maritime&Mediterranean economy di Srm, Alessandro Panaro -. Ora è il terzo collegamento nel mondo per i prodotti petroliferi».
Un panorama incerto e non rassicurante sotto certi punti di vista, «ma nonostante tutto mi sento ottimista per il mondo dell’acciaio – dichiara Giampaolo Stramaccioni, direttore Base metals trading di Intl FCStone -, sebbene il cambio di passo si debba cercare già ora, non aspettando il 2020 o il 2021». Collaborazione e coordinamento diventano quindi parole d’ordine «così come la multicanalità» aggiunge il vice presidente e direttore generale Gts southern Europe di Stanley Black&Decker, Alberto Casati.
Stefano Martinelli
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