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Il «day one» dell’acciaio

Tra Las Vegas e Seattle, le domande per l’acciaio di domani

Realtà virtuale, intelligenza artificiale, big data e IoT (Internet of Things) sono stati i protagonisti dell’ultima Edizione del CES, l’evento fieristico dedicato alle innovazioni tecnologiche svoltosi lo scorso gennaio a Las Vegas, in Nevada. Il Consumer Electronic Show, dal 1967 ad oggi, è stato vetrina delle principali tecnologie che hanno cambiato le nostre vite e processi produttivi.

E anche quest’anno, oltre 3.900 espositori hanno mostrato al CES le frontiere dell’innovazione.

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La lista è lunga. Dall’automotive, dove l’intelligenza artificiale si integra nelle auto a guida autonoma, dotate di un cervello «elettronico» capace di predire e segnalare i pericoli; sensori laser rilevano gli oggetti e le nuove reti mobili 5G permetteranno connessioni veloci e costanti alle auto.

Nelle smart city, progetti come l’ET City Brain promosso da Alibaba utilizzano il cloud per la raccolta dati, utile per gestire e dirottare i flussi di traffico nelle città.

Nel family & lifestyle, elettrodomestici dotati di intelligenza artificiale possono essere integrati tra loro per creare una casa “connessa”, con termostati che a distanza regolano la temperatura di casa, frigoriferi che segnalano la presenza di prodotti in scadenza e armadi dotati di assistenti vocali.

Ma in questa lista lunga quanto i 240mila metri quadrati di padiglioni, la vera domanda da porsi è “Come questa tecnologia potrebbe influenzare e cambiare le aspettative dei clienti anche di altri settori”?

Provare cioè, con un esercizio di contaminazione, ad immaginare come realtà virtuale, intelligenza artificiale, big data e IoT potrebbero essere applicate nelle nostre aziende.

E nella filiera dell’acciaio, come potremmo migliorare la gestione degli ordini commerciali se utilizzassimo comandi e riconoscimenti vocali? La tecnologia di un robot che sa giocare con un bambino, prevendendo le sue reazioni, non potrebbe essere riutilizzata nei nostri reparti produttivi? O i dati raccolti in cloud, come migliorerebbero le nostre piattaforme e gestionali di marketing e CRM?

Quesiti certamente difficili. Difficili da immaginare, difficili da applicare.

Una prima soluzione per provare a rispondere a queste domande potrebbe essere quella di ascoltare. Ascoltare le nuove idee, incontrare le startup. In Italia l’ecosistema delle startup rappresenta uno scenario florido e innovativo.

Non è un caso che 44 startup tricolore siano state selezionate a partecipare al CES, nell’area più giovane e stimolante della manifestazione: l’Eureka Park, dedicata alle startup e alle loro innovazioni tecnologiche. L’Italia, ad oggi, registra 7.806 startup innovative (dato al 18.09.2017, Digital Magics).

Spesso, servizi web, app, bracciali smart, bot, stampe 3d e sensori hanno rappresentato il nucleo di un’idea che si è trasformata in impresa, in cui incubatori e investitori hanno scommesso con fiducia. Ma è anche necessario che sia la nostra filiera a scorgere, capire e proporre applicazioni di queste startup nelle nostre attività quotidiane, nei nostri processi produttivi. Aprirsi e confrontarsi con le startup, ascoltarne le loro idee, è forse un passo innovativo per il nostro acciaio.

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Una seconda soluzione, complementare all’apertura a startup innovative, è quella di guardare ai big player, a quelle grandi aziende che hanno fatto dell’innovazione la leva principale di sviluppo.

E l’innovazione nasce prima di tutto da un cambio culturale, come ci è stato detto nell’HeadQuarter di Microsoft, a Seattle. Non è un caso se la più grande azienda IT al mondo parla delle proprie trasformazioni tecnologiche (a partire dal Sogno di Bill Gates di “un mondo in cui ci sia un computer su ogni scrivania ed uno in ogni casa”) iniziando dalla parola Valori.

Ad innescare ogni trasformazione, prima ancora della tecnologia, di IoT, intelligenza artificiale e realtà aumentata, sono la vision, la cultura, i valori ad avere un ruolo centrale.

Sempre a Seattle, cuore delle innovazioni dove Microsoft, Boeing, Starbucks e persino il movimento “grunge” degli anni ’90 hanno trovato terreno fertile di una città viva e pronta a cogliere le novità, ha sede anche l’altro grande player dell’innovazione, Amazon.

Il colosso mondiale della distribuzione sta arrivando in Italia con il servizio “Amazon Business”. Una piattaforma che non gestirà più solo i prodotti di largo consumo, ma che si rivolgerà alle imprese e ai mercati B2B. E riunendo su un’unica piattaforma fornitori ed acquirenti di prodotti business, Amazon sarà un facilitatore tra domanda e offerta e ne gestirà tutte le attività di vendita, dall’ordine alla fatturazione, dallo stock alla logistica.

Non sappiamo se e quando l’acciaio (gli intermediari e i distributori in particolare) verrà toccato da questa che reputo una vera e propria rivoluzione copernicana, vero è che dobbiamo esserne consapevoli, pronti, quantomeno a seguire e conoscere le prossime mosse del più grande colosso logistico al mondo.

Che si sente sempre al suo “day one”, come recita il motto di Jeff Bezos appeso agli ingressi della sede di Seattle: “There’s so much stuff that has yet to be invented. There’s so much new that’s going to happen. People don’t have any idea yet how impactful the Internet is going to be and that this is still Day 1 in such a big way.” (“C'è così tanta roba che deve ancora essere inventata. C'è così tanto di nuovo che sta per accadere. Le persone non hanno ancora idea di quanto possa essere interessante Internet e che questo è ancora il primo giorno in un cammino così grande»).

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Forse, anche noi, nella filiera dell’acciaio, dovremmo continuare a sentirci al nostro “day one”, come se fossimo una startup, come se fosse sempre il nostro primo giorno. Perché è nel primo giorno che c’è sete di nuove idee, che c’è voglia di innovarsi per proporre sul mercato prodotti e processi sempre migliori.

E per farlo, allora, è importante riuscire a dare sempre uno sguardo alle nuove proposte tecnologiche, a quegli eventi che, come il CES, rappresentano “fucine di idee e luoghi di un nuovo modo di pensare”.

Dedicare inoltre qualche momento e spazio ad accogliere ed ascoltare i giovani startupper che potrebbero, con la loro idea innovativa, aver pensato a qualcosa che fa proprio al caso nostro. E infine, guardare a chi sta “più avanti di noi”, a quelle aziende che hanno fatto del “day one” il loro motto principale.

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