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Anche la vergella punta verso l’alto

Angelini (Ad Caleotto): «Se i fondamentali non cambiano, i rincari oscilleranno tra 30 e 50 euro nei prossimi mesi»

Anche il mercato della vergella si prepara a fronteggiare due mesi di rincari. Lo conferma Lorenzo Angelini, amministratore delegato di Caleotto Spa che, intervistato da Siderweb, ripercorre i punti salienti del mercato nel 2016 della vergella, evidenziando anche le aspettative per il prossimo anno. Nell’occasione Angelini descrive anche lo stato di avanzamento del rilancio del laminatoio lecchese a poco più di un anno dall’acquisizione della joint venture Feralpi-Duferco.
Il manager, inoltre, anticipa alcuni elementi che verranno approfonditi nel corso dell’evento «Vergella e filo: mercato e prospettive» in programma domani, 1 dicembre, a Lecco, organizzato da Siderweb in collaborazione con la Camera di Commercio di Lecco, Lariodesk, Distretto metalmeccanico lecchese e MDS. Convegno nel quale Caleotto Spa è il main sponsor. 


Quali sono stati i punti salienti del mercato della vergella nel 2016?
Il 2016 è stato caratterizzato da una forte discontinuità registrata tra aprile e giugno, la quotazione si è poi corretta riprendendo un trend ascensionale ad ottobre. Infatti a fine ottobre, un violento aumento dei prezzi del HCC (coke), dei minerali e, di conseguenza, anche del rottame ha invertito la rotta. Quest’ultimo aumento è tuttora in corso con ricadute sulle quotazioni. Per ciò che riguarda la vergella, dobbiamo sempre ricordare che vive un mercato oggetto di “interferenze” slegate dal semplice rapporto tra domanda ed offerta. Ne sono un esempio le misure di protezione del mercato USA per le vergelle e per il tondo C.A. di provenienza turca, oppure la discontinuità della domanda algerina (licenze import) che si è riverberata sui prezzi italiani. In Italia la domanda di vergelle di qualità (carbonio, bulloneria, saldatura) è rimasta in generale stabile ma ci sono stati fattori che hanno inciso sulla dinamica dei prezzi: l’assenza quasi totale sul mercato dell’unico produttore italiano a ciclo integrale e l’acquisizione di Riva (stabilimento di Verona) da parte del Gruppo Pittini con una concentrazione nella produzione di vergella a basso tenore di carbonio. Abbiamo inoltre assistito ad un’ulteriore verticalizzazione da parte di due produttori che hanno assorbito due importanti clienti e, non da ultimo, c’è stato il rilancio del Caleotto.

I prezzi della materie prime hanno imboccato un netto trend rialzista, crede che anche i prodotti finiti li seguiranno?
Assolutamente sì. Tutti i prezzi siderurgici sono collegati l’un l’altro come se fossero uniti su una ragnatela tessuta su molte variabili. Pensiamo all’andamento del mercato cinese o statunitense, al prezzo del minerale arricchito, al rottame in Turchia, alle quotazioni delle billette CIS Fob Black Sea, cinesi o turche: tutte pedine su uno scacchiere complesso. Se, per esempio, aumentano i prezzi del minerale e del carbone, seguono i rincari del coke, della ghisa e, di conseguenza, delle bramme. Non è un caso se al ritocco verso l’alto dei listini dei prodotti piani di ArcelorMittal di qualche settimana fa, sono immediatamente seguiti aumenti sui prodotti lunghi. Per la vergella si prospetta un incremento di 30€/t in dicembre e di 40-50 €/t in gennaio. Per le vergelle di qualità, il contesto è differente perché influenzato anche dalle dinamiche dei mercati a valle.

Quanto durerà questo trend rialzista?
Molto dipende dal minerale. Se il calo del suo prezzo della prima metà dell’anno è stato voluto dalle “grandi miniere” per mettere in difficoltà “le piccole”, potremmo assistere ad un ulteriore indebolimento per finalizzare la strategia. Al contrario, se il calo è dettato da un esubero di offerta (calo relativo delle richieste in Cina) o da una maggiore produzione delle miniere dovuta a tutti gli investimenti fatti durante gli anni passati, questa politica potrebbe arrivare al termine e, quindi, i prezzi torneranno a essere governati dalla domanda e dall’offerta. Ci sono, anche in questo caso, delle variabili esogene. La tanto attesa riduzione della produzione cinese per 100-150 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, che corrispondono a circa un decimo della produzione globale di acciaio ed a 240 milioni di tonnellate di minerale, potrà incidere sul business del minerale stesso. Graviteranno invece in senso positivo sulla sua domanda globale tutti i nuovi investimenti per la produzione di “preridotto” destinato ad alimentare in parte la nuova siderurgia da forno elettrico.

Come sta procedendo il piano di rilancio del sito industriale? Prevedete nuovi investimenti? O di lanciare nuovi prodotti?
Il piano di rilancio del sito industriale sta seguendo le tappe che Feralpi e Duferco si erano prefissate prima dello start up del laminatoio. Gli investimenti previsti per il quinquennio 2015-2019 superano i cinque milioni di euro e riguardano aspetti legati sia agli impianti e fabbricati sia legati all’aumento dell’efficienza e degli standard di sicurezza, oltre ovviamente ad interventi per innalzare costantemente la qualità del prodotto, un punto di forza per Caleotto.

Quali sono le previsioni di chiusura dell’anno dal punto di vista finanziario. Il 2016 è stato un anno soddisfacente?
Sia il 2015 sia il 2016 sono stati anni nei quali gli investimenti tecnologici hanno assorbito molte risorse che sono iscritte nei rendiconti finanziari. Per quanto riguarda lo scorso anno, siamo stati impegnati nel riavvio del laminatoio e di tutte le attività collegate. Inoltre, il mercato domestico non è stato particolarmente brillante. Nel 2016 abbiamo continuato ad investire per innalzare lo standard qualitativo, per migliorare l’affidabilità ed ampliare la gamma. Il bilancio 2016 terrà conto non solo di tutti questi interventi, peraltro già programmati, ma anche di un mercato che, dopo essere partito un po’ in sordina, nell’ultima parte dell’anno ha mostrato decisi segnali di miglioramento.


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  • Commento utente

    HPS

    Ad volere essere pignoli, possiamo aggiungere che - durante gli ultimi 40 giorni si è già assistito ad un aumento pari a 60/70 sui prodotti commodities e di 30/50 sugli altri prodotti. I futuri aumenti andranno quindi ad aggiungersi a questi appena ricordati .

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