29 ottobre 2024 Translated by Deepl
I prezzi dell’acciaio a livello internazionale stanno mostrando da fine settembre un recupero dettato da un miglioramento del sentiment in Cina e dalla ripresa di alcuni prezzi delle materie prime. Tuttavia, tale recupero è stato finora fortemente limitato dalla debolezza della domanda. Questa, in estrema sintesi, l’analisi offerta da Emanuele Norsa, coordinatore contenuti di siderweb, durante l’ultimo webinar MERCATO & DINTORNI di siderweb.
Gli stimoli all’economia annunciati dal Governo cinese a partire dalla fine di settembre hanno permesso innanzitutto al minerale di ferro di risalire al di sopra dei 100 $/t CFR. Si tratta di livelli superiori a quelli pre-Covid, ma inferiori a quelli registrati in tempi più recenti, per esempio all’inizio del 2022. Allo stesso tempo, il prezzo del rottame ha avuto un andamento molto più laterale negli ultimi 2-3 anni, dopo il picco del 2022 dovuto all’inizio della guerra in Ucraina.
La relativa stabilità dei prezzi delle materie prime in tempi recenti si è riflessa anche in una stabilizzazione della differenza tra le quotazioni del minerale e del rottame: «All’inizio del 2022 il differenziale era molto alto, di oltre 500 dollari, mentre ora è di circa 300 dollari. Questa è una conferma del fatto che siamo entrati in una fase di prezzi più alti rispetto ai livelli pre-Covid, ma tutto sommato stabili», ha evidenziato Norsa.
Sulla scia di un miglioramento delle aspettative in Cina, ci sono stati da fine settembre anche tentativi di recupero dei prezzi dei prodotti finiti, «iniziati con Nucor che ha alzato le offerte negli Usa» e proseguiti con «ArcelorMittal che ha aumentato le quotazioni dei coils in Europa a inizio ottobre e che, la scorsa settimana, ha rimarcato durante la fiera EuroBLECH di non voler concedere sconti». In Italia i prezzi di transazione dei coils non sono variati tuttavia in modo significativo: «Ci sarà ancora qualche spinta verso l’alto nelle prossime settimane, ma finora un vero e proprio recupero non c’è stato», ha evidenziato Norsa. «A livello internazionale il recuperò è stato un po’ più chiaro, con Cina e Stati Uniti come driver. Ma in Cina, in particolare, i prezzi avevano raggiunto livelli molto bassi, quindi una ripresa era probabilmente necessaria».
Discorso simile per i prodotti lunghi, i cui prezzi in Italia si sono stabilizzati dopo una fase discendente. «Ancora non c’è stato un vero rimbalzo». Nel resto del mondo, al contrario, c’è stata una ripresa delle quotazioni del tondo FOB Turchia e nel mercato interno cinese.
«Manca ancora il traino della domanda», ha affermato il coordinatore contenuti di siderweb, mostrando le ultime stime di Eurofer e worldsteel. L’ultimo Steel Market Outlook dell’associazione dei produttori siderurgici europei prevede un calo del consumo apparente in Ue dell’1,8% per quest’anno e «un recupero abbastanza limitato nel 2025, che ci porterebbe a 132 milioni di tonnellate, un dato ancora lontano ai livelli pre-Covid». Intanto, i 127 milioni di tonnellate stimati per quest’anno «sono il dato più negativo degli ultimi dieci anni, inferiore perfino a quello del 2020, anno del Covid». Anche worldsteel vede una flessione della domanda nel 2024: -0,9% nel mondo, con un -3% in Cina e un -1,5% in Europa. «Il rallentamento in Cina influenza tutto il mondo e continuerà a farlo nel 2025», ha sottolineato Norsa.
Concentrandosi infine sui costi di produzione della siderurgia in Italia, Norsa ha evidenziato come la riduzione dei margini per le acciaierie si sia relativamente stabilizzata a settembre di quest’anno, soprattutto nel percorso basato su forno elettrico ad arco. «Tuttavia, anche per i prodotti lunghi, la marginalità resta su livelli molto bassi, quindi si avverte la necessità di un recupero», ha affermato. «Anche per uno dei maggiori produttori mondiali, ArcelorMittal, nella prima metà del 2024 l’Ebitda per tonnellata di acciaio prodotta è calato rispetto al 2023 – ha aggiunto -. Si sta riavvicinando ai livelli pre-Covid, che però oggi sono troppo bassi, se si pensa agli alti costi legati agli investimenti per la transizione ecologica. Da qui la necessità da parte dei produttori di cercare rialzi sui prezzi di vendita».
Stefano Gennari
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