17 luglio 2024
La trasversale depressione della domanda di acciaio ha contagiato anche l’inox. «I segnali che arrivano dalla piazza commerciale europea non danno speranza di una consistente ripresa: per quest’anno ci si aspetta comunque una crescita, ma contenuta». È quanto ha spiegato Arianna Ducoli dell’Ufficio Studi siderweb, aprendo questa mattina il webinar “Inox: benvenuto secondo semestre”.
Per l’acciaio inossidabile europeo, dunque, il 2024 non sarà un anno da ricordare. «La produzione è su livelli piuttosto bassi. Il commercio estero non dà forti segnali di crescita» secondo Ducoli.
Nel primo trimestre 2024, la produzione mondiale di acciaio inox è cresciuta del 5,5% a 14,58 milioni di tonnellate (dati ISSF). Da questa accelerazione, però, è esclusa l’Europa: qui le acciaierie hanno sfornato 1,55 milioni di tonnellate, in calo del 5% rispetto al primo trimestre 2023. «Non è una sorpresa – ha commentato Ducoli -: uno dei maggiori produttori europei, Acerinox, ha fortemente rallentato le proprie attività a causa di uno sciopero durato circa 4 mesi». Bene Cina (+2,1% con 8,59 milioni di tonnellate) e Asia (+12,9% con 1,84 milioni).
Quanto al commercio estero dell’Ue, anche qui nel primo trimestre si è registrato un rallentamento. Secondo Eurostat, gli arrivi di materiale dai Paesi extra europei ed europei sono calati del 5,9% tendenziale (2,32 milioni di tonnellate). A rallentare di più vergella (-24,1%) e filo (-25,5%). Più marcata nello stesso periodo la discesa dell’export di acciai inox dell’Ue: -8,2% a 2,47 milioni di tonnellate. Calo a doppia cifra per la vergella (-11,6%).
Se le quote di mercato dell’export sono rimaste pressoché invariate nel periodo 2022-24 (circa 17% extra Ue e 83% intra Ue), sul fronte dell’import gli equilibri sono cambiati maggiormente: la quota di merce che arriva da Paesi esterni all’Unione si è ridotta dal 27 al 16%.
Venendo all’Italia, nel primo trimestre 2024 gli acquisti intra ed extra Ue sono calati del 9,7% (372mila tonnellate). Per la quasi totalità si tratta di prodotti piani (230mila tonnellate, -12,3%). Unica categoria in crescita è il rottame inox (quasi 94mila tonnellate, +4,4%). Di minore entità il rallentamento dell’export: -6,6% rispetto al primo trimestre 2023 (318mila tonnellate). Calato del 4,2% l’export di piani inox (206mila tonnellate). In controtendenza solo i lingotti, ma si tratta di volumi piuttosto contenuti (10mila tonnellate, +24,5%). La ripartizione di provenienza e destinazione del materiale commerciato dall’Italia nell’import ha subito un forte mutamento nell’ultimo biennio. Gli arrivi dai Paesi extra europei sono diminuiti dal 48% del 2022 al 29% nel 2024. «Ciò evidenzia un trend di regionalizzazione dei mercati per quando riguarda l’approvvigionamento di materiale – ha sottolineato Ducoli -. Diverso il discorso dell’export, che rimane invariato: 25% extra Ue, 75% intra Ue».
Infine, le stime sul consumo di acciaio inox della worldstainless prevedono per l’area “Europa e Africa” una timida ripresa dell’1,4% nel 2024, dopo il -19% del 2023; nel 2025 si arriverà a un +2,1%. Molto diverso il panorama descritto per il mondo: si preventiva una crescita del consumo di circa il 3-3,9% annuo nel 2024 e 2025.
Fornasini (siderweb e StatLab Università degli Studi di Brescia): dopo fase di «ipercomprato» avviate correzioni
«Il momento è poco stimolante, non c’è molto ottimismo intorno allo stato del mercato dell’inox. La domanda di laminati a freddo si mantiene contratta, senza aspettative di ripresa a breve. Non c’è una tendenza spiccata ad accumulare scorte, con i livelli molto elevati dei tassi di interesse e nell’ambito di una congiuntura economica e geopolitica non tranquillizzante». È quanto ha illustrato Achille Fornasini, siderweb e StatLab Università degli Studi di Brescia.
A complicare la situazione c’è la «variabile impazzita» dei noli marittimi. Il World container index ha guadagnato il 340% dai minimi pre-attacchi Houti e il +118% rispetto allo scorso aprile. Ancora più marcata la risalita della rotta Shanghai-Genova (+466% a oltre 7.610 $/TEU) e della Shanghai-Rotterdam (+701%). «C’è una corsa all’approvvigionamento e una tendenza alla congestione – ha spiegato Fornasini - perché non si sa cosa accadrà. Siamo anche in una fase di eccesso di offerta. Mi aspetto che nel primo autunno ci possa essere una correzione, che la stagione invernale dovrebbe potenziare al ribasso».
Quanto ai prezzi, il trend generale è di un deciso ridimensionamento della volatilità (-80/90% rispetto ai picchi del 2022).
Il nichel, dopo performance straordinarie sia rialziste che ribassiste, attualmente ha un valore all’LME inferiore del 21% rispetto alla media del 2023. «Lo stock fisico nei magazzini ufficiali è salito del 165% in un anno e sta zavorrando il prezzo: la volatilità è calata dell’89% da inizio 2022. Sono poche le prospettive di cambiamento di tendenza» secondo Fornasini. Il prezzo del ferrocromo è inferiore del 21% rispetto alla media del 2023; quello del molibdeno del 25%.
Se i valori di colata teorici sono da fine 2023 in una fase correttiva, il rottame inox è in controtendenza: è in risalita dai minimi del 2023, anche se non ha ancora toccato i massimi del Q1 2023. «Mette pressione ai produttore di coils inox – ha sottolineato Fornasini -, perché la marginalità è compressa da un andamento in controtendenza».
Quanto ai finiti, la fase di «ipercomprato» iniziata un anno fa circa ha portato a un «accumulo sistematico dei prodotti. È quindi lecito – secondo Fornasini - attendersi correzioni che riequilibrino il mercato e tolgano tensioni ai prezzi, in un corridoio ascendente nell’ultimo anno. Il trend è tracciato».
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