26 aprile 2021
È stata una tavola rotonda internazionale l'ultima tappa dei lavori per la IX conferenza di IAERE, Italian Association of Environmental and Resource Economists.
L'evento curato dal presidente dell'organizzazione Sergio Vergalli, ordinario Università degli Studi di Brescia, si è concluso venerdì 23 aprile con un confronto su «Transizione energetica e Next Generation EU: sfide e opportunità» tra il professor Robert Pindyck, Sloan School of Management MIT, il professor Rick van der Ploeg, Research Director Oxford Centre for Analysis of Resource Rich Economies, Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Renato Mazzoncini, amministratore delegato A2A S.p.A; Giuseppe Pasini, presidente Gruppo Feralpi e presidente Confindustria Brescia e Gianluca Delbarba, presidente di Acque Bresciane S.r.l.
A moderare gli interventi è stata la giornalista de Il Sole 24 Ore Sissi Bellomo, con Pindyck, che ha ripreso il filo conduttore della sua lecture dedicata al tema delle catastrofi, ed ha ricordato che non conoscendo gli effetti che ci saranno nel prossimo futuro a causa del cambiamento climatico in corso, occorre prepararsi a gestire gli effetti di cicloni, inondazioni e altri catastrofi pur non avendo alcuna idea dei fenomeni reali di lungo periodo come l'innalzamento dei livelli dei mari.
L'unica azione possibile è quella relativa all'introduzione di tassazioni sulle emissioni di carbonio integrate anche a sistema cap and trade se già esistenti, come nel caso dell'Unione europea.
Van der Ploeg ha aggiunto che «oltre alla questione della carbon tax per la quale sono favorevole occorre anche porre attenzione a come si produce e quali sono le filiere che introducono o seguono già meccanismi di sostenibilità integrata e il rispetto per gli ecosistemi. Pensiamo alle questioni connesse alle deforestazioni per produrre olio di palma. Ecco, l'attenzione deve andare anche a premiare e dare spazio alla ricerca per rendere sostenibili le produzioni a partire dall'uso delle acque e di altre risorse, integrando quindi la tassazione con altre misure».
I due docenti di fama internazionale, come gli industriali convenuti, convergono sulla necessità di introdurre sia la carbon tax insieme ad una border carbon tax, cioè una tassazione di frontiera, creando uniformità nel passaggio delle merci tra nazioni subito pronte ad adottare la carbon tax e altre più restìe o frenate.
Giuseppe Pasini ha mostrato alcuni dati sulla situazione italiana sia per quanto riguarda la produzione energetica sia la modalità di produzione degli acciai, già inserita nella fase di transizione. La produzione energetica in Italia attualmente utilizza prevalentemente come fonte primaria il gas, mentre gli altri Paesi europei utilizzano ancora molto carbone come combustibile primario con evidenti impatti sui gas climalteranti. Inoltre in Italia si ha circa l'80% di acciaio prodotto da forno ad arco e il 20% da altoforno concentrato per altro nell'impianto ex Ilva a Taranto e con già indicazione di un imponente intervento in termini di finanziamenti da Recovery Fund per agevolare la riconversione dell'impianto. Si è a favore anche della carbon tax purché si capisca che la sua introduzione deve favorire anche nazioni manifatturiere come quella italiana tedesca o francese e non considerare solo situazioni di Paesi, come l'Olanda, che hanno business prevalenti più collegati con il commercio internazionale e la finanza.
Mazzoncini ha parlato di come questo periodo di transizione energetica verso la completa decarbonizzazione al 2050 si deve considerare non in modo strettamente ideologico. Occorre considerare che «l'elettrificazione è in corso e arriverà a coprire al massimo il 50% dei fabbisogni energetici». L'idrogeno potrà contribuire per il 10%, il resto probabilmente sarà coperto da gas e da biocarburanti. L'Ad di A2A ha evidenaziato anche «quanto siano ingenti i costi che Stati come la Francia, che ha continuato sulla strada del nucleare, stanno sostenendo per poter garantire il mantenimento in funzione delle centrali nucleari per evitare incidenti come quelli di Fukushima». Talmente elevati al punto da rendersi necessari interventi finanziari da Bruxelles. Mazzoncini ha anche affrontato il tema della carbon tax su cui occorre ricordare che «sì, i 40€/t di CO2 sono poca cosa considerando che una city car per produrre una tonnellata di CO2 deve percorrere circa 10.000 chilometri, pari quasi a quanto viene percorso in un anno. Se però pensiamo alla reazione popolare francese con i gilet gialli dovuta alla proposta di introduzione di una tassa sulle emissioni in Francia ci si rende conto del timore diffuso e della reazione delle classi meno abbienti rispetto ad un ulteriore prelievo fiscale pur dato da obiettivi di tutela ambientale e di lotta al cambiamento climatico. Non si deve sottovalutare l'effetto perequativo di una introduzione così fatta».
Chiudendo i lavori della tavola rotonda, il presidente IAERE Vergalli ha ripreso le parole di Giuseppe Pasini sulla necessità di investire nella ricerca e nella formazione dei giovani per poter attivare il cambiamento culturale necessario alla transizione ecologica. «Il dialogo che si è instaurato tra il mondo della ricerca e le industrie – ha detto Vergalli - è da incentivare per attivare quegli studi sinergici che possano velocemente indicare quale sia l'importo ideale e concordato da attribuire alla carbon tax. L'importante è capire insieme anche come impiegare il gettito derivante dalla tassazione, visto che potrebbe essere utilizzata in diversi modi sia in termini di supporto al comparto sociale, che soffrirà dell'aumento di prezzi conseguente, sia per creare fondi internazionali che possano essere usati per interventi di ripristino dei danni causati dalle possibili catastrofi future».
Maria Luisa Venuta
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