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Verso una nuova collaborazione nella filiera

Seconda fase del Tavolo Innovazione e Rivoluzione Digital degli Stati Generali dell'ACCIAIO. Primo confronto al Csmt

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Potrà mai esserci collaborazione nel mercato dell’acciaio, in un contesto di overcapacity dove la concorrenza è più forte di tutto il resto? C’è chi è convinto di no, che la molla della competizione sia un imperativo categorico e non lasci scampo. Qualcun altro, invece, crede che la collaborazione, insieme allo scambio di informazioni, sia alla base di quel processo di cambiamento dei modelli di business che anche la filiera dell’acciaio sta attraversando con l’avvento dell’Industria 4.0. Non è buonismo, ma un nuovo paradigma, come ha sintetizzato Riccardo Trichilo, presidente di Csmt e AQM. Il confronto è aperto, stimolato e sostenuto dentro la filiera siderurgica anche da Siderweb con il Tavolo Innovazione e Rivoluzione Digital, filone di riflessione degli Stati Generali dell'ACCIAIO.

Una collaborazione competitiva è possibile?  

Nella riunione di oggi al Csmt, il Centro Servizi Multisettoriale e Tecnologico partecipato dall’Università degli Studi di Brescia, incentrata su “Collaborazione competitiva e trasmissione dei saperi”, il presidente di Siderweb Emanuele Morandi ha ricordato che «giustamente ci sono logiche concorrenziali, ma anni di sovracapacità e ipercompetizione hanno prodotto i risultati che oggi sono sotto i nostri occhi. La filiera è polarizzata, si fa ricerca e sviluppo in poche realtà». Dagli strumenti della rivoluzione industriale contemporanea possono arrivare occasioni di crescita, ma solo se declinati secondo «conoscenza, contaminazione e condivisione». E solo se e quando la tecnologia «diventa abilitante di nuovi processi». Francesco Lombardo, head of organization and IT  del Gruppo Manni, ha sottolineato che «c’è ancora molta difficoltà a capire quali sono le potenzialità» delle soluzioni 4.0. E uno dei grandi temi è legato alla enorme mole di dati che vengono incamerati. Per questo «l’attenzione si sta spostando sulla parte di analytics», di analisi e interpretazione dei dati raccolti grazie alla sensorizzazione, in ottica predittiva. Di processo, di prodotto e di mercato.

Dalla vecchia alla nuova filiera dell'acciaio

La «necessità di far crescere la cultura 4.0 di base» è «sottostimata» per Giancarlo Gervasoni, ad di ZeroUno Informatica, che spesso si trova ad «affrontare forti resistenze nelle aziende a crescere verso un’economia 4.0». Che ci sia un certo disorientamento lo ha sottolineato anche Andrea Di Bello, marketing e ufficio vendite di ABS: «È come se vivessimo in due realtà diverse. Da un lato c’è la mente, l’Industria 4.0. Dall’altro la “mazza”, la competizione estrema su prezzi e qualità»; certo c’è la «necessità di integrazione e collaborazione, di una filiera trasparente». Non facile quando molte imprese non hanno ancora completato la fase 3.0 dell’industrializzazione, «ma c’è bisogno di integrazione all’interno della filiera. Non so ancora a che livello, ma comunque non può mancare la condivisione. Serve un’enorme quantità di informazioni per capire come il mercato si sta evolvendo. Noi per primi – ha detto Nicola Pastorelli, direttore generale di Euro Sider Scalo - dobbiamo essere organizzati e pronti» a raccoglierle ed analizzarle. Un percorso in cui sta affiancando molte aziende una reltà come Superpartes, anche perché «la parte di cloud computing e big data - ha detto il CEO Marino Piotti - in questo mondo è ancora tutto da modellizzare. Perché il mio SAP non può parlare con il tuo? Ci sono mondi e culture in cambiamento».

Contaminazione, investimenti e sviluppo condiviso

Cambiamenti che il Gruppo Morandi sta applicando nei settori marketing, magazzino e logistica e formazione. «Stiamo lavorando ad una piattaforma per condividere internamente know how e informazioni per favorire il trasferimento di conoscenza tra le persone» ha spiegato Francesca Morandi, internal audit; tutto in un’ottica di crescita delle nuove generazioni. Se è impossibile immaginare una collaborazione orizzontale (causa overcapacity), nella filiera potrà esserci invece una maggiore collaborazione nello «sviluppo dei processi e dei prodotti». Da tempo, ha detto Francesco Semino, direttore relazioni esterne di Acciaierie Venete, «gli investimenti sull’impianto sono orientati alla logica 4.0»; gli stumenti previsti dal Piano Nazionale Industria 4.0, però, non sarebbero così utili in siderurgia («se oggi do l’ordine per un nuovo laminatoio, è pronto fra 3 anni»). Nel delicato passaggio tra la vecchia e la nuova filiera dell’acciaio servirebbe poi una presa di coscienza, lo ha detto Riccardo Trichilo, presidente di Csmt e AQM: c’è bisogno di «contaminazione, di fare sviluppo condiviso, di mettere a fattor comune scoperte e bisogni. Non perché ci si debba voler bene in una logica “francescana”, ma perché funziona. Quella che premia è un’economia etica e sferica».  


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