28 luglio 2016
Brescia - 3 agosto 2016
Il dato è incontrovertibile: i grandi player si stanno riposizionando, stanno modificando strategie e tattiche con l’obiettivo dichiarato di continuare ad essere protagonisti dentro il mercato del futuro. Perché se è evidente che di acciaio ci sarà sempre bisogno (e forse in futuro più di oggi), è altrettanto chiaro che bisogna capire di quale acciaio avremo bisogno, chi dovrà o potrà produrlo, in quale area del mondo e per fornire quali clienti.
Un riposizionamento che comporta domande a partire da una fotografia del reale da leggere in chiave evolutiva. Questo ha fatto Gianfranco Tosini – responsabile dell’Ufficio Studi di Siderweb – nell’analisi che ha condensato nelle slide presentate al Convegno di apertura degli Stati Generali dell’ACCIAIO e che rendiamo disponibili integralmente ai lettori di Siderweb.
«Lo scenario a breve-medio termine non promette nulla di buono – afferma Gianfranco Tosini - in quanto le prospettive di crescita mondiale sono modeste a causa del rallentamento delle economie emergenti e della fragilità di quelle dell’Eurozona. La domanda, e di conseguenza la produzione di acciaio, sono in calo da ormai due anni, e mostrano un crescente eccesso di capacità produttiva, concentrata soprattutto nei Paesi asiatici (in particolare in Cina), ma anche nei Paesi della Comunità di Stati Indipendenti e, seppure in misura più ridotta, Paesi dell’Unione Europea».
Lo scenario macro a lungo termine sarà ancora contrassegnato da una crescita economica a due velocità, con i Paesi emergenti che cresceranno ad un tasso medio tre volte superiore a quello dei Paesi sviluppati, con importanti risvolti geopolitici. «A causa delle dinamiche in atto il consumo di acciaio passerà dagli attuali 1,63 miliardi di tonnellate a quasi 2 miliardi di tonnellate nel 2030 – conclude Tosini -. L’incremento sarà concentrato per il 90% nei Paesi emergenti e in via di sviluppo. Nei Paesi sviluppati la domanda di acciaio crescerà di circa il 10% rispetto ai volumi attuali, ma resterà sotto il livello pre-crisi. La domanda cinese aumenterà soltanto dell’1,5% rispetto al volume attuale, che però si è ridotto rispetto al massimo toccato nel 2014».
(Scarica la presentazione di Gianfranco Tosini - responsabile Ufficio Studi siderweb)
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