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Il mese di agosto è fatale allo Steel Stock Index

Cadute generalizzate nel periodo delle chiusure estive, in controtendenza le aziende cinesi

Translated by Deepl

Nell’edizione odierna di “Acciaio in borsa” le rilevazioni mettono a confronto la chiusura dell’ultimo giorno di luglio con la riapertura del lunedì 23 agosto. Durante il periodo estivo lo Steel Stock Index di siderweb perde notevolmente terreno scendendo di 7,35 punti percentuali. Sono infatti solamente un quarto le aziende del paniere del nostro indice che hanno incrementato il loro valore nel mese di agosto. Viceversa, 42 titoli hanno rivisto il loro rendimento al ribasso. Per la prima volta la performance del nostro indice è diametralmente opposta a quella dell’Iron&Steel Index, il quale si mostra in crescita del 7,97%. Questi due indici rappresentano i due estremi delle variazioni di questi 25 giorni e ci dicono che all’interno del settore siderurgico globale sono presenti difformità che aumentano l’incertezza delle previsioni future.
Gli altri indici globali analizzati si muovono in una forbice che va dal +1,63% del FTSE MIB (che si riprende dopo i cali dovuti ai timori sull’emergere della variante delta) al -1,30% del NYSE. Nel mezzo troviamo in leggera ripresa l’SSE Shanghai a +0,88% e l’Eurostoxx a +0,42%, mentre rimane leggermente in terreno negativo il Dow Jones con una variazione del -0,18%.

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Euro, dollaro e yuan cinese
Anche nel mese di agosto la situazione dei cambi nelle tre principali valute mondiali si mantiene sotto controllo. Nello specifico è il dollaro statunitense ad apprezzarsi in maniera lieve nei confronti delle altre due valute. Perde invece valore anche nei confronti dello yuan cinese l’euro.
Nonostante quasi un terzo degli aumenti di questi 25 giorni appartengano ad aziende quotate in dollari, la valuta americana scende all’interno del nostro paniere con un calo medio del 5,42%. Ciò è dovuto principalmente alle due maggiori discese che guadagnano altrettante posizioni nella classifica dei peggiori. Non basta l’exploit di Nucor, che si piazza in «top3», ad ammorbidire il decremento. Sono 12 su 16 le società che hanno perso valore.
Risultato anche peggiore sul fronte euro, dove sono 2 su 10 le aziende in crescita, mentre le restanti 8 trascinano la performance della valuta continentale ad un -5,51%. Si registrano aumenti molto timidi che non superano i due punti percentuali contro cali che spesso superano o si avvicinano all’ordine di grandezza del 10%, anche se stavolta non basta per entrare nella graduatoria dei peggiori.
Fa eccezione, come succede spesso ultimamente, la Cina. Sulle 6 aziende quotate in yuan cinesi, sono cinque quelle i cui titoli sono stati rivalutati al rialzo. Il tasso medio di crescita raggiunge il +4,57% e l’incremento migliore tra le cinesi è anche il migliore di tutto il paniere.
Le 32 aziende quotate nelle tre maggiori valute mondiali sono calate in media del 3,58%. A fronte dei risultati negativi europei ed americani, la Cina risolleva leggermente la media. Nonostante ciò, queste 32 aziende possiedono 11 incrementi sui 14 totali, a riprova del fatto che Europa, Usa e Cina nel complesso hanno performato meglio del resto del mondo.  

Top & flop
Sebbene i titoli in crescita siano molti meno di quelli in calo, chi sale lo fa in grande stile superando anche in due casi la soglia della doppia cifra e mantenendo fede alle variazioni settimanali che solitamente osserviamo in «top3». Sul fronte dei cali, invece, le oscillazioni si rivelano maggiori rispetto alle scorse rilevazioni settimanali ed anche la terza posizione in «flop3» supera in valore assoluto la miglior crescita.
La «top3» di questi 25 giorni inizia e finisce in Asia, dopo una breve sosta negli Stati Uniti. La testa spetta alla cinese Fangda Steel che incrementa il valore delle sue azioni del 14,66%. Nelle ultime dieci settimane il produttore di Tianjin ha mostrato tre cali contro sette incrementi che gli hanno permesso di recuperare valore anche se il prezzo delle azioni rimane lontano dal massimo storico raggiunto ad aprile. Al secondo posto troviamo una delle aziende statunitensi su cui, secondo i maggiori analisti di borsa, ci sarebbe da investire in questo 2021: Nucor. L’aumento di valore della società è del 14,52%. Anch’essa ha fatto rilevare tre discese e sette incrementi nelle ultime dieci settimane e proprio nel mese di agosto il produttore americano ha raggiunto il massimo storico sui mercati finanziari, pari a 126,17 dollari. Terza posizione tra i migliori del mese di agosto per la giapponese JFE Steel Corporation che registra un aumento inferiore ai primi due, ma comunque dell’8,67%. Con il balzo dei primi giorni di agosto la società ha sfiorato i livelli record raggiunti ad inizio marzo. Negli ultimi sette giorni, invece, il valore si sta riassestando al ribasso.
La «flop3» odierna ospita le uniche due società brasiliane del paniere quotate in dollari americani; tra di esse si inserisce un’australiana. Si aggiudica il peggior calo di questi 25 giorni il -24,31% di Companhia Siderurgica Nacional. L’azienda nel mese di agosto è andata gradualmente calando senza conoscere rialzi. Il valore toccato nella chiusura di venerdì 20 è il più basso da metà marzo. Ad intervallare le compagnie brasiliane c’è Fortescue Metals Group (-18,27%). Per l’australiana la caduta dura ormai da sei settimane consecutive ed il titolo è sceso durante la scorsa settimana sotto i 20 dollari australiani, evento che non si verificava addirittura dal 2020. Chiude infine la graduatoria la compagnia mineraria brasiliana Vale che era in classifica anche nell’ultima rilevazione di luglio. Il -16,23% rappresenta il proseguimento di una caduta libera iniziata a giugno, dalla quale le azioni sono passate da un valore di 22,40 a 18,06 dollari americani. Dal mese di giugno Vale è riuscita ad andare in positivo durante una sola settimana sulle 12 disponibili. 

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US Steel sugli scudi: risultati record nel secondo trimestre ed occhi puntati al futuro   
Nel secondo trimestre dell’anno US Steel ha viaggiato forte sull’onda della ripresa post COVID: da aprile a giugno l’azienda ha superato infatti i 5 miliardi di dollari di fatturato ed il miliardo di dollari di utile, con un margine operativo lordo di 1,286 miliardi di dollari. Su questo boom hanno influito le buone performance della divisione europea ed in particolare il tasso di utilizzo degli impianti in Repubblica Ceca che ha raggiunto il 103%. L’amministratore delegato David Burritt a fronte dei risultati ha dichiarato che la riduzione del debito nei prossimi 12 mesi aumenterà dai 2,2 miliardi di dollari già programmati a 3,2 miliardi. Sempre secondo il CEO, le previsioni per il terzo trimestre sarebbero addirittura migliori e sarebbero pronte a far segnare dei record storici. In linea con la strategia sostenibile “Best for All” della società, è stato annunciato un investimento in una linea elettrica di acciaio a grani non orientati che consentirà ad US Steel di collaborare con gli obiettivi di decarbonizzazione del mercato auto OEM. Infine, Burritt ha dichiarato che i piani pensionistici dell’azienda sono completamente finanziati, ha ringraziato dipendenti e clienti per il loro impegno verso la società ed espresso grande fiducia per il futuro prossimo.

ArcelorMittal investe in modo deciso sui forni elettrici e sul preridotto
ArcelorMittal ha accelerato durante il periodo estivo il suo impegno verso una transizione green attraverso la definizione di due accordi con i governi canadese e spagnolo. Con il Canada, il secondo produttore di acciaio mondiale ha annunciato un investimento di circa 1,2 miliardi di euro nello stabilimento di Hamilton per l’installazione di forni elettrici ad arco ed impianti per il DRI al fine di ridurre le emissioni annuali di 3 milioni di tonnellate in sette anni. La capacità stimata totale degli impianti è di 4,4 milioni di tonnellate. L’annuncio di questa collaborazione con il Canada ha seguito a fine luglio quello del Memorandum of Understanding stipulato con il governo spagnolo. Il documento prevede la decarbonizzazione degli impianti di Gijòn entro il 2025 grazie ad un finanziamento statale di un miliardo di euro. La riduzione delle emissioni sarà di 4,8 milioni di tonnellate che rappresentano il 50% delle emissioni annue degli impianti e la capacità produttiva totale dei nuovi impianti sarà di circa 3,4 milioni di tonnellate. Con questi due progetti emerge da un lato l’impegno di ArcelorMittal nel realizzare al più presto una produzione a zero emissioni e dall’altro il sostegno concreto che i governi mondiali sono in grado di offrire ad iniziative mirate alla sostenibilità.

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Henry Ford

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