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Acciai del futuro: il materiale si evolverà ma non si estinguerà. Accedi per leggere la rubrica del professor Mapelli

L’acciaio non sarà più lo stesso ma sarà ancora presente nella nostra vita anche per nel futuro. Ne è convinto il presidente dell’AIM (Associazione Italiana di Metallurgia) e docente del PoliMi Carlo Mapelli, che nell’ambito delle iniziative organizzate dal Siderweb all’interno del festival dell’innovazione Supernova ha spiegato i possibili trend evolutivi e le qualità di materiale che potrebbero affermarsi sul mercato nei prossimi anni.
«Solo qualche anno fa – spiega Mapelli – avere degli acciai con le prestazioni meccaniche attuali sembrava qualcosa di irrealizzabile, ma ora sono realtà. Ci sono acciai conosciuti da tempo che faticano ancora a diffondersi a livello produttivo soprattutto in Italia, ma i cui effetti sui mercati sono sotto gli occhi di tutti, un esempio per tutti sono gli acciai speciali da costruzione, che in certi ambiti hanno eroso in modo significativo il mercato degli acciai da costruzione di uso generale».
Il presidente di AIM ha anche tracciato una bozza di quelli che possono essere i meccanismi in grado di innescare il cambiamento, quasi sempre per necessità dopo l’arrivo di nuovi competitor, citando il caso della svedese SSAB.
«All’inizio degli anni 2000, si verificò una potenziale minaccia da parte dell’alluminio alle quote di mercato dell’acciaio nell’ambito della produzione dei container automotive. Potete immaginare quanto questa produzione sia significativa per l’acciaio, una minaccia sventata proprio ricorrendo all’evoluzione del materiale. Dalla Svezia vennero fatti messi in produzione a livello industriale gli acciai dual phase, già noti da tempo, sbaragliando, grazie alle prestazioni superiori, sia la concorrenza dell’alluminio che quella di altri competitor che non avevano seguito l’evoluzione. È chiaro che in un’economia che ricorre sempre più alla componente software il materiale dovrà evolversi, ma proprio per questo non sparirà. Anche per le automobili del futuro, il materiale polimerico con cui sono fatte oggi non è riciclabile al 100% come invece lo è l’acciaio, ma lo stesso nucleo magneti del motore di un’auto elettrica è di acciaio. È chiaro che ci saranno acciai diversi, ma questo apre anche opportunità di mercato».
L’industria dell’acciaio avrà probabilmente ancora un futuro roseo davanti a sé, il quanto secondo Mapelli dipenderà «dalla capacità di armonizzarsi all’innovazione».
Capacità di innovazione che però al momento per le aziende italiane viene penalizzata dal tallone d’Achille dell’approvvigionamento di materia prima.
«Sebbene le piccole acciaierie italiane rappresentino di per sé un esempio di innovazione di processo, e di un’innovazione italiana dato che il loro inventore è proprio un italiano, hanno nella fase attuale problemi di approvvigionamento di materia prima pregiata, in parte dovuta alla stessa crisi dell’Ilva – spiega Mapelli -. La scarsa produzione a Taranto fa infatti venire a mancare le cadute nuove di produzione che rappresentano rottame “vergine” quindi pregiato anche per le acciaierie elettriche che puntano a realizzare prodotti di qualità. CIò crea tensioni sui prezzi, che limitano i fondi da destinare allo sviluppo di nuovi prodotti».
Gli impianti industriali italiani scontano inoltre una problematica non indifferente dovuta alla forte antropizzazione del territorio, spiega Mapelli, un fattore che porterà di certo alla necessità di abbassare sempre più l’impatto ambientale degli impianti stessi, data la contiguità di realtà industriali e civili in spazi ristretti.
«Per ovviare a questo problema credo che nei prossimi anni assisteremo ad un’evoluzione della siderurgia a carbone in una siderurgia a gas naturali. Questo avverrà attraverso la sostituzione delle cokerie con un preriduttore, in grado di sfruttare il gas naturale anziché il carbon coke nel trattamento del minerale di ferro, rendendolo inoltre capace di alimentare sia un forno elettrico che, in certe concentrazioni, anche un altoforno. La vera discriminante sull’affermazione o meno di questa tecnologia, è attualmente il prezzo del gas naturale nei confronti del coke».
Stimolato dal pubblico, il docente del Politecnico di Milano ha affrontato anche il tema dell’affermazione dell’additive manufacturing nel mondo dell’acciaio.
«Queste lavorazioni additive sicuramente potranno erodere quote di mercato per quanto riguarda alcuni prodotti da fonderia, ma non per i manufatti in acciaio che vengono realizzati con deformazioni plastiche quali la laminazione. Noi deformiamo plasticamente il metallo per migliorarne le proprietà rispetto a quando viene semplicemente colato, rendendolo più resistente alle sollecitazioni per esempio. Proprietà che al momento non sono ottenibili attraverso la lavorazione additiva».
Clicca qui per accedere alla rubrica in cui il professo Mapelli fornisce una descrizione degli acciai del futuro.


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