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Quando l’industria diventa aula

La siderurgia delle persone al centro della lezione all'Università di Brescia

 di Francesca Morandi

Portare l’industria dell’acciaio in aula, raccontare agli studenti del terzo anno del corso in inglese di «Strategy Analysis» della Facoltà di Economia di Brescia storia e visioni di una filiera antica come il mondo, delle persone che la animano, dei cambiamenti ai quali si trova di fronte. 
Ma come un’esperienza imprenditoriale può diventare oggetto di studio per gli studenti? Come un’attività tipicamente industriale - quale può essere quella siderurgica - può per un giorno uscire dai propri cancelli d’impresa per trasferirsi in un’aula e diventare un case history

Il valore aggiunto, da questo punto di vista, riguarda in primis gli studenti, i quali hanno la possibilità e l’occasione - per qualche ora - di toccare con mano una realtà vera, reale, di vederne da vicino sfide e problemi, di capirne le complessità e le sfide. Un arricchimento per il loro bagaglio accademico, dove l’approfondimento e lo studio accolgono casi reali, strategie quotidiane e casi di successo. 

In secondo luogo, il trasferimento in un’aula di un’esperienza imprenditoriale è un valore anche per gli imprenditori o i manager. Che, per l’occasione, si trovano costretti a teorizzare ed interpretare il loro operato. Ecco quindi che, per un giorno, i telefoni si spengono, le mail vengono “silenziate” e i meeting che spesso si sovrappongono annullati. E ci si ritrova ad elaborare delle slide, ad approfondire numeri e dati del proprio settore, ad esplicitare strategie e direzioni di crescita. Insomma, prima di arrivare in aula, si ritorna per qualche ora studenti. Oggetto di studio: il proprio lavoro.

Con l’eventualità che, proprio in quel momento, da quella vista laterale, possano arrivare spunti nuovi e soluzioni creative.

Come il lavoro diventa poi un case history? Bisogna innanzitutto individuare un modello teorico, un frame-work di riferimento. All’interno di questo contenitore di analisi, vengono inseriti l’operare dell’azienda, le sue strategie, i suoi percorsi di crescita.

Fondamentale è la capacità di sapersi “raccontare”, inserendo nella propria presentazione strumenti alternativi di comunicazione: l’utilizzo di un video; la navigazione sul proprio sito web; la narrazione di fatti reali accaduti durante riunioni di lavoro; sorprese incontrate in azienda; problemi riscontrati a cui sembrava impossibile trovare una soluzione. Insomma, il lavoro diventa per un giorno una narrazione, uno storytelling della complessità del fare impresa.

Infine, dopo aver presentato un modello teorico, averlo riempito con contenuti a carattere industriale ed averne narrato le diverse sfaccettature, fondamentale è sapersi porre domande, sfide, quesiti. Perché quella che viene presentata altro non è che una fotografia statica di quel preciso momento dell’azienda nel suo settore. Ma che cosa accadrà domani, quando i prezzi saranno aumentati? O quando nuovi player si affacceranno nel mercato? Quando si deciderà di entrare in nuovi business?

Quesiti che ogni imprenditore si trova ad affrontare e se è vero che “del doman non v'è certezza”, per i ragazzi diventa cruciale capire che questi interrogativi sono il cuore di chi fa impresa e li ritroveranno in ogni realtà industriale in cui lavoreranno, dove le sfide e i cambiamenti saranno all’ordine del giorno. L’industria, così come la vita reale, non è lineare ma è fatta di quesiti, di interrogativi, di punti di domanda che ancora non hanno una risposta. Che un’aula di nuove generazioni possa essere il primo passo per guardare all’industria di domani?



Francesca Morandi, 29 anni. Laureata in Economia Aziendale e Management all’Università Bocconi, dopo alcuni mesi vissuti in Canada grazie all’Exchange Program. Dal 2013 lavora in Morandi Spa, dove si occupa della Gestione Qualità e della comunicazione aziendale. 
Parallelamente continua a collaborare con il mondo universitario affiancando il Professor Rino Ferrata nel corso di Strategy Analysis, alla Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Brescia. Da giugno 2015, è membro del direttivo del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria.


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