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Eurofer: scenario previsionale positivo

Incognite per inflazione, supply chain e costi. Sciamarelli: «Domanda reale su dell’1,8% nel 2022»

Uno scenario previsionale positivo, ma con tassi di crescita dimezzati. È quello che ha disegnato Alessandro Sciamarelli, Director Market Analysis & Economic Studies di Eurofer, nell’appuntamento odierno di MERCATO & DINTORNI, il webinar di siderweb dedicato alla congiuntura siderurgica, oggi incentrato sulla distribuzione. 

Secondo Eurofer, infatti, nel 2022 il Pil dell’Ue crescerà del 2,7% e quello dell’Italia del 2,4%. «Una recessione al momento è scongiurata, ma l’inflazione, che è un fattore di potenziale distruzione della domanda, è destinata a rimanere su livelli elevati almeno fino a fine anno» ha detto Sciamarelli. 

I settori utilizzatori di acciaio, dopo la precipitosa caduta del secondo trimestre 2020, hanno visto un fortissimo rimbalzo di produzione, anche maggiore del previsto, nella seconda metà dell’anno. Rimbalzo che ha raggiunto il picco nel secondo/terzo trimestre 2021, quando è cominciato un rallentamento pronunciato, soprattutto di automotive ed elettrodomestici. «Non dimentichiamo che per le tensioni del commercio internazionale, dovute anche alla Section 232, si era in territorio negativo già dal 2019» ha ricordato Sciamarelli. «Oggi gli ordini delle imprese utilizzatrici restano a livelli elevati, ma per i problemi delle catene di fornitura e l’aumento dei costi di produzione le imprese fanno fatica a soddisfarli. Fattori, questi, che continueranno almeno fino a fine anno» ha spiegato l’analista. 

Per il 2022, Eurofer prevede che l’output delle costruzioni crescerà del 2,3% (-4,2% nel 2020), dell’automotive del 4,9% (-16,7%), della meccanica dell’1,3% (-8,3%), del comparto Swip del 2% (-8,4%); gli elettrodomestici, invece, perderanno il 3,3% (-2,1%). «La crisi finanziaria del 2009 resta dunque insuperata per gravità – ha sottolineato Sciamarelli -, perché causata da fattori endogeni all’industria e non da uno shock esterno come quella del 2020». Anche se la produzione di acciaio nell’Ue resta al di sotto dei livelli antecedenti la recessione del 2009, quando l’output crollò del 30%.

Una parabola corrispondente a quella del consumo apparente, che non ha ancora recuperato le perdite subite nel 2009. «Il ciclo è stato molto positivo fino alla seconda metà del 2018, quando è cominciato un forte processo di riduzione delle scorte continuato fino al 2021. La domanda è scesa al punto più basso nel secondo trimestre 2020. Dopo una veloce e forte risalita, è tornata a declinare negli ultimi 2 trimestri del 2021, per i problemi della supply chain e del settore industriale».

Il consumo apparente nell’Ue, secondo Eurofer, ha perso il 5,2% nel 2019 e il 10,7% nel 2020; nel 2021 ha recuperato il 15,2% ma nel 2022 tornerà a calare dell’1,9%, «la terza recessione nell’arco degli ultimi 4 anni» per «il forte decumulo delle scorte che stiamo osservando e per lo scenario estremamente sfavorevole per l’industria nel suo insieme». Nel 2023 dovrebbe tornare a crescere del 5,1%. E la domanda reale nel 2022 dovrebbe aumentare dell’1,8%.   

Al contempo, negli ultimi 3 trimestri 2021, si è assistito a un aumento massiccio dell’import: circa il 45%. La bilancia commerciale, dal 2017 al 2021, ha visto un «deterioramento della posizione relativa dell’Ue verso i Paesi terzi. Il deficit ha raggiunto livelli record nel 2021 (-10,884 milioni di tonnellate, ndr), mentre si era leggermente ridotto nei due anni precedenti. L’Ue – ha detto Sciamarelli - sta diventando strutturalmente un importatore netto di prodotti in acciaio». L’import dai Paesi terzi ha pesato sul totale della domanda di prodotti piani per il 27% nel 2021; per i lunghi si è di poco sopra il 10%, una quota costante negli ultimi 6 trimestri. La salita è cominciata dal secondo trimestre 2021.   


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