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Addio Section 232: più export per l’Europa

Potenzialità per un milione di tonnellate di vendite all’anno

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La Section 232, per l’Ue, rappresenta ormai il passato. Ma qual è stato l’impatto di questa misura sul commercio tra Unione europea e USA? E quali sono le possibilità che si aprono per le esportazioni di acciaio verso gli Stati Uniti? A queste due domande ha cercato di rispondere Stefano Ferrari (responsabile dell’Ufficio Studi siderweb) durante il webinar organizzato da siderweb "Section 232 addio: una nuova era per l’acciaio".

Il punto di partenza del ragionamento di Ferrari è stata la media storica dei commerci tra le due aree nell’ultimo decennio, dal 2012 al 2021. «Le esportazioni europee in USA si possono dividere in due distinti periodi: prima dell’applicazione della 232 (2012-2017) e la durante l’applicazione della 232 (2018-2021). Nel primo periodo la media delle vendite europee in USA è stata di 4,4 milioni di tonnellate, con il picco di 5,2 milioni di tonnellate nel 2014». Dopo l’applicazione della norma, invece, si è scesi a 3,4 milioni di tonnellate annue, con una perdita di 1 milione di tonnellate annue. Di queste, 425mila tonnellate riguardano acciai al carbonio, 300mila tonnellate i tubi, 140mila tonnellate l’inox e 115mila tonnellate gli acciai speciali. In termini geografici, considerando le performance dei maggiori quattro produttori europei di acciaio, si nota che la Francia è il Paese che ha perso di più in termini percentuali, con un -51% nel periodo 2018-2021 rispetto al periodo 2012-2017, mentre la Germania ha ceduto il 36,1%, l’Italia il 27,6% e la Spagna il 19,8%.

Per quanto concerne il nostro Paese, la perdita di volumi conseguente all’introduzione della Section 232 è stata di circa 150mila tonnellate annue. Di queste, 40mila sono state appannaggio dell’acciaio al carbonio, 55mila dell’acciaio inox, 40mila dei tubi e 16mila degli acciai speciali. «Entrando più nel dettaglio, per l’Italia si notano, a fianco di una generale diminuzione dei volumi, alcune situazioni peculiari. In positivo si segnalano le esportazioni di barre a caldo, decuplicate nonostante la Section 232, di vergella inox (+180%) e di fili di acciaio al carbonio (+170%), mentre di contro sono collassate le vendite all’estero di coils a caldo (-91%), lamiere a caldo e a freddo (-94%), coils rivestiti (-97%), vergella in acciai speciali (-98%), rotaie (-99%) e vergella di acciaio al carbonio (-100%)».

«Sicuramente la rimozione della Section 232 è un elemento positivo per la siderurgia europea – ha concluso Ferrari -, forse però più per gli effetti indiretti di questa decisione che per quelli diretti. Per le esportazioni dirette, se saranno confermati i volumi storici, lo spazio di crescita dovrebbe essere di circa 1 milione di tonnellate annue per l’Ue e di 150mila tonnellate per l’Italia. Il nostro Paese, infine, dovrà lavorare soprattutto per recuperare il terreno perso sui piani e sull’inox, mentre i tubi e i lunghi hanno retto meglio».


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