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Assofond: la parola del 2021 è “energia”

Il presidente Fabio Zanardi: «Ci sono tutti i presupposti per un consolidamento della ripresa» nel nuovo anno

Translated by Deepl

Bisogna accelerare sugli investimenti; essere cauti perché la ripresa c’è, ma è minacciata da grandi incognite, come materie prime ed energia. E poi è necessario avere un atteggiamento pervaso da “energia” per affrontare le impegnative
condizioni di mercato. Sono le linee guida tracciate dal neoeletto presidente di Assofond, Fabio Zanardi, alla vigilia di un
2022 che si prospetta impegnativo per l’industria fusoria.

Presidente Zanardi, se dovesse sintetizzare il 2021 in una parola, quale utilizzerebbe?

Difficile riassumere in una parola un anno così complesso. Il mondo delle fonderie, inoltre, si divide quest’anno in due grandi categorie: quella che serve principalmente il mercato automotive, che ancora si trova in condizioni drammatiche dal punto di vista della domanda per la ben nota crisi dei semiconduttori, e quella che serve gli altri mercati, che sta affrontando un
boom di domanda che non ha precedenti nell’ultimo decennio. La parola che scelgo è, pertanto, “energia”, termine che rappresenta sia l’atteggiamento richiesto alle nostre imprese per affrontare queste impegnative situazioni di mercato, sia il problema numero uno che abbiamo di fronte in particolare in questi ultimi mesi dell’anno. L’impennata dei costi energetici, collegata a quella ormai diventata strutturale delle materie prime, rappresenta un serio, preoccupante e urgente problema non solo per le fonderie ma per le intere filiere cui forniamo i nostri prodotti.

Cosa si aspetta per il 2022?

Dal punto di vista della domanda, auspico una ripresa della produzione dell’auto basata su veri fabbisogni e non condizionata da difficoltà di approvvigionamento. Per quanto riguarda gli altri mercati, la sensazione è che ci siano tutti i presupposti per un consolidamento della ripresa vissuta nel 2021. La vera incognita è rappresentata dalla reperibilità di materie prime e dai relativi costi, uniti al grande problema legato ai prezzi dell’energia. Questi fattori potrebbero avere impatti significativamente negativi sulla domanda. Pertanto, i presupposti affinché il 2022 possa essere un anno di soddisfazione ci sono, ma è necessario
prestare estrema cautela per non farsi trovare impreparati di fronte a eventuali improvvisi cambiamenti del mercato, che ormai abbiamo imparato che possono manifestarsi in modo improvviso e violento.

Quali sono le sfide da vincere per poter mantenere anche per il 2023 i tassi di crescita di quest’anno?

Qui veniamo al dunque! Le previsioni di tutti gli economisti parlano di un calo della crescita nel 2023. Questo da un lato è fisiologico, perché il rimbalzo dopo il 2020 non può certo proseguire a questi ritmi, ma dall’altro ci mette di fronte alla necessità di proseguire con le riforme necessarie a sostenere i settori produttivi del nostro Paese e allo stesso tempo a centrare le
ambizioni del Green Deal europeo. Per non tornare ai livelli di crescita asfittici degli anni pre-pandemia dovremo accelerare sugli investimenti, soprattutto i più innovativi, sfruttando le opportunità delle risorse che l’UE e il sistema finanziario stanno mettendo a disposizione. Le imprese italiane hanno già dimostrato di saper competere su tutti i mercati, ma hanno bisogno di un terreno che permetta loro di giocare ad armi pari con i competitor internazionali. Interventi sul costo dell’energia, incentivi agli
investimenti privati, semplificazione burocratica, sostegno alla formazione tecnica e professionale,
affermazione del principio di neutralità tecnologica per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione: questi sono i principali punti su cui sarà importante intervenire.
 
Ritiene che definire meglio il concetto di filiera e lavorare, tutti, per raggiungere una coesione maggiore, potrebbe contribuire alla crescita complessiva del settore?

Sì, è ciò che serve per crescere. La pandemia ha messo in discussione l’efficienza delle supply chain troppo lunghe, e oggi in alcuni settori già vediamo qualche segnale di reshoring. Per noi in questo contesto ragionare in un’ottica di filiera sarà
ancora più determinante: penso in primis ai nostri fornitori di tecnologia, che sono un’eccellenza mondiale, e con i quali vogliamo proseguire e consolidare il percorso di collaborazione che ci lega ormai da molti anni. Abbiamo di fronte
la grande sfida della transizione ecologica, che impatta sul settore a proprio a livello di filiera: dalle materie prime ai materiali ausiliari, è necessario sviluppare nuove tecnologie per rendere tutta filiera più green. Ecco, quindi, che rafforzare
la coesione fra i diversi anelli della catena del valore ci potrà permettere di vincere questa sfida e allo stesso tempo di passare
dalla ripresa (immediata e di breve periodo) alla vera crescita, da consolidarsi su un lasso di tempo maggiore.

N.B. Intervista realizzata per lo Speciale 2021 chiuso in redazione il 12/12/2021


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