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Materie prime, l’allarme di Federacciai

Bregant: «L’export indebolisce le imprese europee. Necessario studiare misure appropriate»

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I prezzi e soprattutto, visto che i temi sono strettamente correlati, la scarsità delle materie prime indispensabili per la produzione di acciaio, sono stati al centro dei lavori di un webinar organizzato da Assoimprenditori Alto Adige: «Le ragioni dell’incremento dei prezzi – è emerso – sono un aumento della domanda e dei costi di trasporto, soprattutto marittimo. A breve termine non ci si aspetta alcun miglioramento e questo rappresenterà un'altra sfida per le aziende manifatturiere».

Nel corso del webinar, Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai, oltre ad aggiornare sulla situazione relativa all’output siderurgico mondiale, ha evidenziati alcuni punti critici proprio in relazione a minerale e rottame.

«Nel 2020 – ha ricordato Bregant - la produzione mondiale si è confermata sui livelli dell’anno precedente, sintetizzando, da un lato, la nuova crescita della Cina (+7,0%) e, dall’altro, il calo del resto del mondo (-7,6%). Nei primi tre mesi dell’anno l’output mondiale si è confermato in crescita, con Cina in marcata accelerazione e resto del mondo in miglioramento».

Quanto all’Europa, ha spiegato il direttore generale di Federacciai, l’anno scorso tutti i principali produttori hanno registrato una battuta d’arresto. I maggiori cali assoluti sono stati segnati da Germania (-4,0 milioni di tonnellate), Francia (-2,9), Italia (-2,8) e Spagna (- 2,6). Nel primo trimestre dell’anno la produzione nell’UE è aumentata del 3,1% su base annua e quella italiana (6,3 milioni) ha recuperato il calo del 2020 ed è risultata inferiore a quella del primo trimestre 2019 per 15 mila tonnellate».

Affrontando il tema delle materie prime ed in particolare del rottame, Flavio Bregant ha spiegato che «in Europa siamo di fronte ad un paradosso: nonostante il fabbisogno delle industrie e gli obiettivi di decarbonizzazione proposti dalla Commissione UE, vengono esportati circa 17 milioni di tonnellate di rottame ferroso, ottenuto da riciclo e che rappresenta, o dovrebbe rappresentare un capitale da difendere e valorizzare».

Ricordando che «in vaste aree del mondo sono state prese delle misure molto rigide, che vanno dall’imposizione di dazi all’export di rottame al divieto totale di praticarlo», il direttore generale di Federacciai ha chiarito che «si tratta di iniziative non praticabili in Europa, e non è certo nostra intenzione chiedere che vengano alzate delle barriere protettive, ma a nostro avviso si potrebbe ipotizzare di esportare il rottame europeo solo in quei Paesi che dimostrino di aver adeguato le proprie misure di salvaguardia ambientale alle nostre».

Scelta che, secondo Bregant, «non sarebbe solo motivata dalla necessità di garantire operatività alle imprese continentali e permettere loro di restare competitive, ma soprattutto di rispettare quegli obiettivi di decarbonizzazione ai quali facevo riferimento».

Tanto che il presidente di Assoimprenditori Alto Adige Federico Giudiceandrea, ricordando che «l’aumento dei prezzi delle materie prime ci accompagnerà anche nei prossimi mesi e dovremo affrontarlo a più livelli: locale, nazionale ed europeo», ha detto livello nazionale è importante realizzare presto una visione industriale che rafforzi il settore manifatturiero, mentre a livello europeo dovremo affrontare la questione delle dipendenze strategiche, sia tecnologiche che industriali, attraverso progetti di ricerca e sviluppo e favorendo l’innovazione all’interno delle nostre imprese».


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