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Coronavirus, Anima: «Danni rilevanti»

Marco Nocivelli, presidente dell’associazione di categoria di Confindustria: «Contiamo sul governo»

Prosegue il sondaggio di siderweb tra le associazioni di categoria per conoscere la percezione che hanno delle misure che sono state dottate dal governo e come stanno invece affrontando loro l’emergenza-coronavirus. Oggi a rispondere alle nostre domande è Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria Meccanica Varia.

Avete già evidenziato l’impatto negativo che il coronavirus ha avuto ed ha sul vostro settore. Quale temete possa essere l’effetto di medio-lungo periodo?

Nell’immediato, abbiamo stimato che per ogni giorno di lockdown l’intero settore della meccanica perde 900 milioni di euro al giorno e mette a rischio 4.500 posti di lavoro per ogni giornata di chiusura: basta pensare ai contratti a termine che non saranno rinnovati. Il rischio più grande nel medio-lungo periodo è la perdita di clienti all’estero, che si devono affidare ad altri fornitori che continuano a svolgere la propria attività in paesi in cui il lockdown è solo parziale e non coinvolge le attività produttive della meccanica.
Infine il maggior rischio è che le aziende, stremate dalla chiusura forzata, non siano più in grado di riaprire.

Le imprese di settore pagheranno un prezzo pesante: è ipotizzabile il periodo di tempo che sarà necessario per recuperare?

È difficile ipotizzare un periodo di tempo necessario per recuperare. Forse anni, considerando anche il gap che si verrà a creare con altri paesi europei che stanno proseguendo con la propria produzione o con un lockdown parziale. La sfiducia creata dall’incertezza sta allontanando anche i clienti più fedeli, e di questo dobbiamo rendercene conto.
Sarà necessario un lungo percorso, durante il quale saranno fondamentali le misure intraprese dal governo e dalle istituzioni per supportare le imprese a riprendere a lavorare con regolarità e a ripristinare l’andamento mantenuto negli ultimi anni.

Alla ripartenza sarà necessario qualche aggiustamento nelle politiche delle imprese?

Ogni giorno di blocco toglie risorse alle imprese e riduce le possibilità di sopravvivenza. Il nuovo scenario si vedrà solo quando ci sarà la ripartenza che, ci auguriamo, non arrivi troppo tardi.
Sicuramente si dovrà pensare a una riorganizzazione del lavoro nelle prime settimane o mesi della ripartenza, soprattutto per quanto riguarda le misure di sicurezza sul luogo di lavoro e gli orari di impiego del personale. Da imprenditori dobbiamo garantire la messa in sicurezza i luoghi di lavoro, avere i Dpi necessari, e poi certamente garantire le distanze tra le persone, ridurre o modulare i turni, e garantire ai dipendenti spostamenti sicuri, ma dobbiamo mantenere vivo il nostro tessuto produttivo per garantire i posti di lavoro a noi ed ai nostri figli.
Bisognerà, inoltre, pensare a riacquistare la fiducia dei clienti stranieri e a mantenere alto il valore del Made in Italy, che per la meccanica – come per altri settori – è sinonimo di qualità, sicurezza ed affidabilità.

I rapporti tra le varie componenti della filiera potrebbero modificarsi?

Considerato il rischio della chiusura di alcune aziende, che non supereranno questo periodo di emergenza, si verranno a creare dei “buchi di filiera”, mettendo a rischio anche i loro clienti, che oggi sembrano preservati perché appartengono alle filiere considerate essenziali.
Allo stesso modo penso a tutte le aziende i cui clienti sono bloccati e che rischiano di morire a causa della mancanza di ordini. Tenere chiuse le aziende sulla base dei codici Ateco, reminiscenza del passato, vuol dire non considerare l’importanza delle filiere che devono essere difese come un asset strategico del Paese.

Quale giudizio date rispetto alle misure messe in campo dal governo e da altre istituzioni?

Siamo da sempre allineati con le misure adottate per gestire in sicurezza questa emergenza. Ma proprio come, con le dovute cautele, stiamo garantendo l'approvvigionamento alimentare e i servizi essenziali, dobbiamo essere messi nelle condizioni necessarie per garantire un futuro al nostro Paese ed ai nostri figli.

Quali sono, a vostro avviso, le misure che sarebbero necessarie e che non sono state prese?

In un documento inviato al Governo il 12 marzo, come Anima Confindustria avevamo formulato 7 proposte per il mondo della meccanica italiana, basate su necessità che potevano in realtà essere estese anche ad altri settori. Se la sospensione e il rinvio del pagamento di tutti gli obblighi tributari sono già stati messi in campo, così come la redazione di un Piano straordinario per la tutela del Made in Italy, alcune delle proposte rimangono tuttora attuali.
Per esempio, l’individuazione di uno strumento, coperto dalla garanzia dello Stato, per scontare a tassi agevolati i crediti per le imprese immettendo liquidità e limitando quindi la crisi dei pagamenti.
L’erogazione di voucher hardware e software per l’acquisto di tecnologie per lo svolgimento del lavoro agile da parte delle imprese.
Oltre alla definizione di incentivi fiscali per favorire il rientro di imprese che negli ultimi 5 anni hanno delocalizzato parte della produzione all’estero al fine di ripristinare in Italia quelle produzioni che in questo momento sono all’estero.
Tutto ciò, però, è subordinato al momento della possibile ripartenza, perché nessuna cura è possibile se l’azienda non ricomincia a lavorare, seppur lentamente e con le dovute garanzie.

L’economia del Paese sarà condizionata probabilmente per l’intero anno: quali strategie si potrebbero adottare, a livello generale, per mitigare gli effetti della pandemia?

Certamente l’attenzione alla liquidità è il primo aspetto. Vi sono anche altri punti da non dimenticare: a livello governativo, come Anima Confindustria riteniamo opportuno l’intervento dello Stato a garanzia dei contratti di fornitura nel caso di mancata consegna delle merci nei tempi previsti per cause di forza maggiore.
Infine, una deroga straordinaria alla disciplina europea sugli aiuti di stato al fine di attivare una corsia preferenziale per le imprese italiane nel settore degli investimenti pubblici.


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