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Coronavirus: ecco il protocollo imprese-sindacati

Dodici punti condivisi per limitare la diffusione in azienda del Covid-19

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Dodici punti di buon senso e buone pratiche anziché un atto rigido e fiscale di regolamentazione. Questo è il protocollo Covid-19 undefined firmato lo scorso 14 marzo tra governo, aziende e sindacati.

Un documento che di fatto raccoglie e mette nero su bianco le pratiche che le aziende siderurgiche avevano avviato sin dal primo giorno in cui il coronavirus da una minaccia lontana è entrato a far parte della nostra quotidianità.

In particolare vi è stata convergenza su tutti i punti, dal possibile ricorso a ferie e ammortizzatori sociali per limitare il numero di dipendenti in azienda alla promozione dell’utilizzo del lavoro agile per i reparti non essenziali per la produzione.

«L’obiettivo del presente protocollo condiviso di regolamentazione è fornire indicazioni operative finalizzate a incrementare, negli ambienti di lavoro non sanitari, l’efficacia delle misure precauzionali di contenimento adottate per contrastare l’epidemia di Covid-19. Il Covid-19 rappresenta un rischio biologico generico, per il quale occorre adottare misure uguali per tutta la popolazione. Il presente protocollo contiene, quindi, misure che sono la logica della precauzione e seguono e attuano le prescrizioni del legislatore e le indicazioni dell’Autorità sanitaria» si spiega nella premessa.

I punti chiave, come ricordato, sono 12 e spaziano dagli obblighi di informazione dei dipendenti, alle verifiche per l’accesso in azienda come il controllo della temperatura. Viene indicato anche come comportarsi nel caso che venga accertato che una persona sia affetta dal virus. Anche le precauzioni per l’accesso di esterni in azienda restano identiche alle buone pratiche già in uso da diverse settimane nelle aziende. Maggiori chiarimenti sono invece stati dati sulle procedure di sanificazione a cui l’azienda è tenuta. Che vanno dalla pulizia giornaliera alla sanificazione periodica dei locali, ambienti e delle postazioni comuni. Viene inoltre stabilito che l’azienda debba mettere a disposizioni il disinfettate per le mani dei dipendenti, oltre che posizionarlo all’ingresso delle aziende.

Nel caso sia individuato un soggetto contagiato si deve «procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria e a quello degli altri presenti dai locali, l’azienda procede immediatamente ad avvertire le autorità sanitarie competenti e i numeri di emergenza per il COVID-19 forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute». Inoltre si deve collaborare per aiutare a ricostruire i «contatti stretti» che il lavoratore contagiato potrebbe aver avuto.

Nessuna chiusura degli impianti quindi anche in caso di contagio, ma solo dei protocolli sanitari per contenere la diffusione del virus.

«L'accordo raggiunto oggi – ha commentato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia - ci permetterà in questa fase di emergenza di comprendere e considerare le fabbriche italiane al servizio del Paese a partire dalle filiere dell'agroalimentare e del farmaceutico per garantire a tutti noi i beni primari e tutelare ogni filiera della produzione».

Soddisfazione è stata espressa anche i sindacati: «Siamo stati capaci di portare il governo e le imprese a dire che al centro ci sono salute e sicurezza: prima viene la salute, perché questa è la condizione per far ripartire la nostra economia - ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini -. Questo protocollo mette a disposizione una strumentazione importante ma c’è bisogno di volontà e di attenzione. Nessuno deve rimanere da solo e nessuno deve essere licenziato. C'è bisogno che il governo vari il decreto e che metta 4 miliardi sulla cassa integrazione».

«È stata una lunga notte di discussione, ma alla fine è prevalso un senso di comune responsabilità e di positiva unità. La nostra priorità rimane quella di tutelare la salute ed il reddito di tutti i lavoratori italiani» ha aggiunto la leader della Cisl Annamaria Furlan. «È prevalso il buon senso e abbiamo fatto valere il principio della priorità della sicurezza sul profitto, valorizzando il ruolo delle Rsu e degli Rls e Rlst» ha concluso il numero uno della Uil Carmelo Barbagallo.


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