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«Alstom: una vicenda d’Oltralpe che ci interessa da vicino»

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La ristrutturazione su scala internazionale del comparto dei produttori dei sistemi per la generazione di potenza non ha investito solo l’Italia, dove per settimane si è discusso del destino dell’Ansaldo Energia di Genova, ora arriva a lambire pesantemente anche i lidi francesi. La stessa Alstom sembra non riuscire più a reggere il gioco internazionale e il significativo processo di ristrutturazione e di tagli operato negli ultimi anni ha solo rallentato le perdite, ma non è stato affiancato in ugual misura dalla promozione di nuovi prodotti e dall’acquisizione di nuove commesse in misura sufficiente a fermare l’emorragia e a porre l’impresa su un percorso di crescita. Nell’attesa che per Ansaldo Energia si realizzi il matrimonio con un partner straniero, probabilmente asiatico, il nostro operatore nazionale sta cercando di aumentare gli indici di utilizzo delle proprie officine meccaniche, per sfruttare al meglio le proprie risorse interne. Il settore energia di Alstom è da tempo nelle mire della tedesca Siemens, che da più di un anno sta trattando questo comparto della multinazionale francese. Con ogni probabilità il governo francese gradirebbe uno scambio tra le attività ferroviarie di Siemens e quelle energetiche di Alstom, ma improvvisamente si è affacciato sulla scena il terzo incomodo, ossia l’altro leader del settore a livello internazionale: General Electric. Difficile per i francesi opporre un immediato diniego, perché Alstom è quotata in borsa ed i mercati giustamente prediligono le offerte migliori alle prospettive geopolitiche dei governi. È una partita non banale per i fornitori italiani attivi sul mercato della generazione di potenza, perché in questo comparto i prodotti realizzati in Italia - alberi, dischi turbina, palette, alternatori ecc.- sono ritenuti un punto di riferimento a livello mondiale. Da anni i produttori italiani resistono brillantemente alla feroce concorrenza dei tedeschi, dei coreani ed ultimamente a quella dei cinesi. Il cambiamento di proprietà di un protagonista rilevante come Alstom, può cambiare le specifiche tecniche dei prodotti e quindi modificare anche gli equilibri commerciali a seconda degli interessi degli acquisitori e del condizionamento che questi ultimi subiscono da parte dei loro governi. Questi equilibri vengono a volte cambiati significativamente attraverso l’adozione di particolari soluzioni tecniche: non molti anni or sono fu proprio Alstom ad imporre la produzione di diversi componenti negli acciai della serie COST per applicazioni ad alta temperatura e questa scelta ha comportato una selezione sia a livello di produttori di acciaio che di forgiatori, poiché non tutti sono in grado di garantire il medesimo livello qualitativo attraverso l’impiego di questi materiali. Banalmente potremmo chiederci: per chi ci conviene fare il tifo tra tedeschi e statunitensi? A volte questi esercizi portano a conclusioni erronee, prontamente smentite dalla dura realtà dei fatti, però sono scommesse che hanno sempre il loro fascino, dopo di che ciascun operatore potrà proporre le sue valutazioni, anche più complete di quelle che seguono. La mia percezione è che una vittoria di General Electric si tradurrebbe anche in una vittoria italiana, dato che la multinazionale statunitense ha da anni reso Nuovo Pignone la sede di coordinamento per la costruzione di turbine e non è da escludere che le attività di ingegneria di Alstom dovranno guardare a Firenze. E’ chiaro che la vicinanza dei fornitori nazionali con il centro di coordinamento per l’ingegneria delle turbine può costituire un fattore competitivo considerevole e significherebbe comunque far guadagnare al nostro paese un ruolo rilevante, quindi non si tratta di una questione di banale sciovinismo.
Vedremo come andrà a finire, intanto il governo francese ha provato a prendere tempo fino alla sera del prossimo 30 aprile, e sarà interessante valutare dove cadrà la sua scelta o comunque la sua preferenza, che non ci potrà lasciare indifferenti né in un caso né nell’altro.

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