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L'umanesimo dell'ACCIAIO

Il tavolo d'approfondimento dedicato all'Umanesimo dell'ACCIAIO

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L’umanesimo dell’acciaio

Il mondo ha bisogno di acciaio. L’acciaio ha bisogno di persone che parlino di acciaio. Il primo elemento del nuovo umanesimo è quello di una community che abbia consapevolezza del proprio ruolo, non solo industriale, ma anche culturale. Nuove relazioni - dentro e fuori la filiera, con i colleghi, con le università, con la politica - improntate alla cooperazione. Prima intellettuale e poi industriale o di prodotto. Il secondo elemento è quello che prevede la creazione di un mondo steel friendly. La vita delle persone, la nostra vita, senza acciaio sarebbe senza spina dorsale. Ma di questo non c’è percezione, consapevolezza. Gli Stati Generali dell’ACCIAIO sono il filo conduttore della nuova narrazione che dobbiamo costruire.

Convegno d'apertura degli Stati Generali dell'ACCIAIO

Stati Generali Umanesimo

MILANO - 29 giugno 2016
È possibile un’iniezione di umanesimo in mondo così complesso come quello dell’acciaio? Secondo Massimiliano Panarari - docente dell’Università Bocconi, coordinatore del tavolo dedicato a questo tema agli Stati Generali dell’ACCIAIO organizzati da siderweb - non solo è possibile, ma è la via, al pari di innovazione e sostenibilità, per ottenere valore aggiunto. Tenere insieme il capitale umano e la competitività dell’impresa è l’obiettivo indicato dal sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba. La valorizzazione dei talenti è infatti, a suo parere, fondamentale per «l’uguaglianza del domani». Lavoro e vita sociale non devono entrare in conflitto. Positivo può essere un nuovo rapporto tra scuola e lavoro: Roberto Ariotti, presidente di Assofond, ne ha parlato riportando la sua esperienza diretta. Il tema, in sintesi, è quello di accrescere le competenze dei lavoratori e allineare la formazione alle reali esigenze delle aziende. Rosario Rappa, segretario Fiom per la siderurgia, dal canto suo ha messo in luce alcune criticità. Mentre si guarda con ottimismo alla fabbrica 4.0 e a processi generali d’innovazione, il parere del sindacalista è che «si stia tornando alla scuola di classe, a fronte di una parallela mercificazione del lavoro». E solo poche aziende, quelle più strutturate, possono contare sul sostegno delle università per garantire innovazione. «L’umanesimo – è giudizio di Rappa – non risiede esclusivamente nella fabbrica, ma anche nella società». «Bisogna attrarre nuovi talenti – ha evidenziato Ariotti – perciò il lavoro in fabbrica non dev'essere vissuto negativamente».
«Bisogna pensare al lavoro e alle imprese come luoghi educativi per le persone - ha concluso il sottosegretario Bobba - La divaricazione perniciosa che c’è stata tra scuola e lavoro ha creato disorientamento nei giovani. Bisogna, invece, riscostruire un meccanismo virtuoso tra le aziende, che talvolta non trovano le competenze di cui hanno bisogno, e la formazione dei giovani. È a questo cambiamento che devono contribuire le parti sociali».

 

 


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