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«Rimozione dello stagno e più qualità»

Il Consorzio RICREA vuole migliorare ancora. Fusari: «Uniformare i risultati sul territorio nazionale»

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Fino a una decina di anni fa, la maggiore fonte di introiti del Consorzio RICREA era il contributo ambientale Conai. Oggi origina dalla gestione diretta del rottame, con uno stretto legame con il mercato, con tutte le sfide e le difficoltà che questo comporta. E, proprio perché dal mercato arriva sempre più forte una domanda di rottami di qualità, RICREA sta lavorando per migliorare ancora.

Percorrendo due strade, come ha spiegato il direttore Federico Fusari nel convegno online “Materie prime, chi vince e chi perde la sfida del futuro”. Da un lato quella tecnologica: «Gestiamo circa 500mila tonnellate l’anno, tra flussi urbani e industriali, di imballaggi in acciaio e da 5-6 anni siamo fornitori strutturali di molte acciaierie. Le tecnologie di rimozione dello stagno (come quella cui RICREA sta lavorando insieme al Politecnico di Milano) sono la chiave di volta. Da un lato l’industria, anche per motivi economici – ha spiegato Fusari -, sta chiedendo una riduzione della percentuale di stagno nella banda stagnata. Dall’altro lato, la nostra capacità di rifornire direttamente le acciaierie, lasciando loro la scelta di come miscelare la quantità del nostro rottame che contiene stagno all’interno del loro parco rottame, ha significato un grosso passo avanti».

Poi c’è la strada del perfezionamento della raccolta del rottame di imballaggi in acciaio che viene conferito dai comuni. Con Ance «abbiamo un accordo valido per 5 anni. In questo sua edizione – ha ricordato il direttore Fusari - abbiamo maggiorato di molto il premio per i conferimenti di alta qualità e penalizzato in maniera drastica, riducendolo pesantemente, il contributo per i conferimenti per i materiali brutti». Non solo, secondo Fusari sarà fondamentale migliorare «l’uniformità della performance ambientale del territorio italiano rispetto agli imballaggi in acciaio. C’è un Nord Est che è a livelli più elevati della Germania; ci sono altre regioni, al Sud ma anche al Nord, che invece sono indietro. C’è uno sforzo di uniformazione dei risultati qualitativi e quantitativi da fare sul territorio. Serve inoltre – ha sottolineato - un’azione pesante sulle amministrazioni locali, perché recuperino gap di inefficienza e ritardi che giocano a sfavore del nostro sistema rispetto al cittadino. La collettività oggi ascolta i messaggi di sostenibilità ambientali, ma se ad essi non corrispondono azioni concrete subentrano lo scoraggiamento e la messa in dubbio» della raccolta differenziata e del riciclo. 

Anche per questo «l’ultimo aspetto su ci dobbiamo lavorare è la creazione di una mentalità orientata alla sostenibilità ambientale nelle nuove generazioni. Purtroppo, in questo ultimo anno, non poter svolgere iniziative “de visu” con le scuole non ha aiutato. Ma ci siamo attrezzati velocemente e stiamo portando avanti progetti in remoto con scuole primarie e superiori che stanno avendo effetti positivi. Siamo stati anche contattati dal ministero degli Affari esteri che ci ha chiesto di poter espandere un nostro programma di sensibilizzazione delle classi primarie in scuole italiane in Paesi come Australia, USA, Uruguay, Perù, Cile. Ci ha dato nuova linfa e stimolo». 

Che al sistema guidato dal Consorzio RICREA non manca: «Sia nel 2019 che nel 2020 – ha ricordato Fusari - siamo riusciti ad avviare al riciclo l’80% degli imballaggi immessi sul mercato. Il che significa aver già traguardato gli obiettivi europei al 2030». E nel 2020, nonostante una sostanziale stabilità delle quantità di imballaggi in acciaio, «abbiamo notato un incremento nella raccolta. Segno che il sistema è ben collaudato e che nella collettività i temi legati alla sostenibilità ambientale sono radicati».


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