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Lucchini RS, l'acciaio digitale è già realtà

Mensi: «La digitalizzazione aiuta anche la sostenibilità. Sul fronte del mercato sta nascendo il “friend-shoring"»

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È stato un compito forse arduo, ma portato a termine con successo quello di Augusto Mensi, CEO di Lucchini RS. Il manager, infatti, ha provato a rendere concreta la digitalizzazione di un’azienda evidenziando alcuni elementi cardine del processo che sta vivendo la realtà di Lovere, leader mondiale nella produzione di ruote e assili ferroviari in acciaio.

Un racconto avvenuto nel webinar di siderweb “L’acciaio nell’era della digitalizzazione” in cui Mensi ha risposto alle domande di Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi della community dell’acciaio

«Digitalizzare i processi significa partire dalla raccolta dati, che in sé ormai non è un problema, ed estrarre un’informazione utile e intellegibile, non solo al personale ma anche a sistemi ad apprendimento autonomo - ha spiegato Mensi -. Tramite queste informazioni per prima cosa cerchiamo di ottimizzare il processo, inteso come miglioramento della sostenibilità attraverso il minor consumo di risorse, in particolare energetiche. In termini siderurgici il focus è sui fattori di maggior impatto, vale a dire rottame ed energia non solo come forno elettrico ma a livello di STA (ISO 50001). Il secondo obiettivo potrebbe sembrare abbastanza scontato ma è di grande impatto, è automatizzare i processi. La robotizzazione permette flessibilità, ripetibilità e rapidità di esecuzione. Gli investimenti in questo ambito sono continui. Un ottimo esempio è la nostra linea totalmente automatizzata di lavorazione ruote, avviata nel 2020 e in fase di raddoppio quest’anno. Queste ottimizzazioni permettono quindi di programmare la produzione, sia in chiave di puntualità sia di efficientamento. Specialmente per prodotti complessi o da finire, verniciare, assemblare come i nostri, questo è un elemento chiave. Infine, la digitalizzazione di processo diventa anche servizio al cliente quando i dati di avanzamento di produzione e data di consegna gli vengono resi disponibili».

Per Mensi un elemento altrettanto importante a quello tecnologico è senza dubbio quello umano. «Serve investire sulle persone: sono loro che disegnano il processo, che scelgono gli applicativi, che li utilizzano – rimarca il manager -. Molto spesso il problema che incontriamo è far parlare chi conosce il processo con chi conosce i sistemi informativi. Anche in reparto, l’utilizzo di questi metodi richiede modi di pensare diversi, e avvantaggia senza dubbio i più giovani. Non banalizzo la parte tecnica IT, anzi, proprio perché è complessa e non tutti i sistemi si equivalgono rispetto agli obiettivi attesi».

Tutto questo processo in Lucchini RS si è tradotto nel sistema “Smartset®”, che negli ultimi anni è cresciuto al punto da diventare una “famiglia” di soluzioni digitali disponibile per raccogliere informazioni sull’utilizzo delle diverse componenti.

«Il sistema consiste in un set di sensori che monitorano il carico dinamico a cui l’asse del treno, il sistema di collegamento delle due ruote, è sottoposto – ha spiegato il manager -. Da questa informazione, un piccolo sistema di bordo è in grado di ricavare informazioni utili ad aumentare la sicurezza d’esercizio del treno e della rete. I dati raccolti sono poi uploadati in cloud e processati da noi per fornire valutazioni più approfondite e sofisticate che permettono di ottimizzare le ispezioni e quindi ridurre i costi. Una soluzione particolarmente apprezzata da Trenitalia. Questo è il punto di arrivo di un lungo percorso di ricerca condotto con il Politecnico di Milano per cercare di capire meglio come le difettosità influenzassero il comportamento quotidiano dei componenti».

Un lavoro complesso che però punta a raggiungere un duplice obiettivo nel medio lungo termine, vale a dire «recuperare quante più informazioni possibili dall’esercizio per aiutare il nostro cliente a usare bene il prodotto e per avere ritorni che ci indirizzino nelle fasi di progettazione e sviluppo. Vogliamo offrire un prodotto “servitizzato”; nel caso delle ruote ferroviarie lo si può capire bene pensando a una vendita in “euro al km percorso” e non in euro al pezzo. È un concetto già affermato in altri ambiti, ad esempio nei motori degli aerei, ma che nel ferroviario pone sfide ancora irrisolte. Questo inoltre comporta una maggior sinergia tra cliente e fornitore».

Mensi ha poi rimarcato come una produzione ottimizzata diventi una produzione più green dal momento che sprechi ed emissioni possono essere effettuate in maniera più sostenibile. Inoltre, questo processo può portare ad un certificato di Green ID del prodotto, un processo in cui anche la blockchain potrebbe dare un contributo importante.

Chiudendo sull’andamento di mercato il CEO di Lucchini RS ha evidenziato come il comparto ferroviario sita soffrendo parecchio dal momento che l’esperienza della pandemia ha scoraggiato i trasporti di massa come i treni; senza contare come l’esplosione dei costi energetici abbia ulteriormente aggravato la congiuntura.

«Il sistema dei forgiati e fusi, il secondo che forniamo, è invece molto più reattivo: i clienti sono più piccoli e dinamici, i portafogli ordini sono più corti, la domanda dei prodotti è buona, più locale europea e quindi gli aumenti di costo si riescono a trasferire meglio sul prezzo di vendita. In ogni caso, si prospetta un anno particolarmente difficile per noi da un punto di vista economico, mentre da un punto di vista finanziario siamo assolutamente tranquilli perché la società si è sempre contraddistinta per la sua grande solidità».

Le ultime esperienze imposte da pandemia e conflitto ucraino hanno portato a un cambiamento profondo nelle catene di fornitura. «Penso ci sarà un ritorno a una logica di mercato più domestico, caratterizzato da macro-aree relativamente chiuse -ha concluso -. Ho letto di un nuovo termine che rende abbastanza l’idea: “friend-shoring”, ossia localizzare la produzione non per forza tutta a casa propria ma in nazioni che siano comunque affidabili e amiche in contrapposizione all'off-shoring del passato. È chiaro che la nostra area domestica sarà l’Europa, mentre sugli Stati Uniti continueranno a esserci opportunità importanti ma con un grado di rischio di protezionismo molto maggiori. La Cina è per noi importante, abbiamo ancora oggi relazioni eccellenti e sono un cliente di spicco per i nostri prodotti di punta, ma la geopolitica rappresenta una grande incognita. Il mondo asiatico è variegato e in particolare siamo molto attenti allo sviluppo indiano, che ha un potenziale enorme che fatica però a concretizzarsi. Infine, c’è l’Africa, spesso trascurata, ma nella quale noi crediamo molto, sia lato Mediterraneo (l’Egitto ha di recente appaltato a Siemens una maxi-commessa ferroviaria, AV inclusa), sia lato sub-sahariano che presidiamo con un nostro stabilimento a Johannesburg».


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