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2021: un anno di ripresa dopo la tempesta COVID-19

Prospettive positive anche per il 2022

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La ripresa economica nel mondo e in Italia.

Nel 2021, a livello globale, l’attività economica ha registrato una crescita rilevante che ha consentito di recuperare il calo del PIL dell’anno precedente. Tuttavia, dopo i mesi estivi, il ritmo di crescita ha subito un rallentamento a causa della normalizzazione che ha fatto seguito alla ripresa successiva alla fase più acuta della diffusione del virus, in concomitanza con il venir meno degli effetti base e dell’effetto delle riaperture, nonché con l’esaurirsi delle misure di stimolo. Al tempo stesso, fattori idiosincratici avversi in alcune delle principali economie, quali la recrudescenza dei casi di COVID-19, il forte aumento dei prezzi dei prodotti energetici e le turbative generalizzate lungo le catene di approvvigionamento, hanno evidenziato rischi al ribasso per le prospettive economiche. Anche la crescita del commercio mondiale si è attenuata negli ultimi mesi, pur restando su livelli ancora elevati. In Italia, nel corso del 2021, con il successo della campagna di vaccinazioni ed il perdurante sostegno delle politiche economiche, l’attività produttiva è ripresa a ritmi più elevati di quanto atteso. Anche grazie alla capacità competitiva riconquistata dal Paese negli ultimi anni, le esportazioni hanno beneficiato del deciso riavvio degli scambi mondiali; i consumi delle famiglie sono stati favoriti dal progressivo miglioramento delle condizioni sanitarie; gli investimenti delle imprese hanno mostrato un rafforzamento ciclico ben più marcato che nei precedenti episodi recessivi. Nel 2021 la crescita del PIL dovrebbe collocarsi intorno al 6%; il rapporto tra il debito pubblico ed il PIL si ridurrebbe già quest’anno, con un miglioramento rispetto alle previsioni. È uno scenario che resta però fondamentalmente dipendente dal mantenimento di politiche economiche che, rispetto alla fase di emergenza, dovranno essere più mirate e soprattutto volte a stimolare il potenziale di offerta dell’economia. 

Gli effetti sulla siderurgia globale e italiana.

Il 2021 ha visto una ripresa della domanda di acciaio più forte del previsto, portando a revisioni al rialzo delle previsioni su tutta la linea, ad eccezione della Cina che nel 2020 aveva sostenuto il consumo di acciaio mediante ingenti investimenti nel settore delle costruzioni e delle opere pubbliche. Grazie a questa vigorosa ripresa, la domanda mondiale di acciaio al di fuori della Cina è ritornata prima del previsto a livello pre-pandemico. L’economia cinese, che ha sostenuto il suo forte slancio di ripresa dal secondo trimestre del 2020 alla prima parte del 2021, ha rallentato da giugno mostrando marcati segnali di decelerazione nei mesi successivi a causa di fattori occasionali (come le avverse condizioni meteorologiche e le piccole ondate di infezioni durante l’estate), ma le cause più sostanziali includono il rallentamento del settore immobiliare ed il tetto del governo sulla produzione di acciaio. L’attività immobiliare si è indebolita per le dure misure governative sui finanziamenti alle imprese di costruzioni che hanno bloccato gli investimenti. Pertanto, la Cina, che produce più della metà dell’acciaio grezzo mondiale, chiuderà il 2021 con una domanda in calo dell’1% rispetto ad una previsione precedente di crescita del 3%. Nell’UE, la ripresa della domanda di acciaio, iniziata nella seconda metà del 2020, si è consolidata nel corso del 2021, evidenziando una perdita di slancio a partire dall’estate a causa di strozzature dell’offerta in alcuni settori utilizzatori, in particolare nel settore automobilistico.
L’Italia, uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia nell’UE, si è ripresa più velocemente degli altri Paesi comunitari, con una forte ripresa delle costruzioni. La produzione mondiale di acciaio si è adeguata all’andamento della domanda con un certo ritardo, provocando delle tensioni sui prezzi dei prodotti siderurgici, che hanno raggiunto quotazioni particolarmente elevate che, in alcuni casi, hanno scoraggiato la stessa domanda. Su questa forte lievitazione dei prezzi dei prodotti siderurgici ha influito il rincaro delle materie prime provocato nel gap tra domanda ed offerta. Un’offerta contratta a causa delle misure restrittive volte ad arginare la diffusione dei contagi di COVID-19 e la crescita esponenziale della domanda innescata dalle ripartenze avvenute in maniera non uniforme; prima la Cina, poi di molti altri Paesi. A questo si è aggiunta l’impennata dei noli marittimi per il trasporto delle materie prime e dei prodotti finiti provocata dall’irregolarità nell’andamento dei trasporti internazionali, che ha causato un effetto stop-and-go che ha portato ad un’alterazione dei flussi commerciali. Flussi distorti nei mercati, che importano di più ed esportano di meno a causa della pandemia, hanno portato ad un accumulo record di contenitori al di fuori della Cina, creando una carenza che ha innescato una speculazione nel settore. La produzione di acciaio è cresciuta a ritmi frenetici fino a maggio, si è mantenuta su livelli relativamente alti nei mesi estivi e poi ha registrato un sensibile rallentamento, in linea con la dinamica della domanda. In Italia l’accelerazione della produzione è stata più forte rispetto gli altri Paesi dell’UE. In particolare, la produzione di laminati lunghi è aumentata nettamente di più di quella di laminati piani, sebbene quest’ultima sia ritornata negli ultimi mesi su livelli pre-pandemia.

I settori utilizzatori

La ripresa dell’attività produttiva non è avvenuta con la stessa intensità in tutti i settori utilizzatori di acciaio. I settori più dinamici si sono dimostrati quelli degli elettrodomestici, delle costruzioni e dei prodotti in metallo che sono ritornati sui livelli produttivi ante-pandemia o li hanno addirittura superati.
Il settore delle costruzioni ha mostrato una maggiore resilienza rispetto al settore manifatturiero allo shock pandemico, facendo registrare nel 2021 una solida ripresa alimentata dai bassi tassi di interesse e dai progetti infrastrutturali varati dai governi di molti Paesi come parte dei loro piani di risanamento. Al di sotto delle aspettative è invece cresciuta la domanda di acciaio da parte dei settori automotive e altri mezzi di trasporto. Il settore automobilistico, che ha visto il calo più netto tra i settori che utilizzano l’acciaio durante il blocco dell’attività nel 2020, ha registrato una buona ripresa nella seconda parte dell’anno che si è progressivamente ridotta nel corso del 2021 a causa, soprattutto, della carenza di componenti che ha interrotto la catena di approvvigionamento e costretto le case automobilistiche a rallentare o a sospendere temporaneamente la produzione. Il rimbalzo dell’attività, e quindi della domanda di acciaio dei settori utilizzatori, è stato più marcato in Italia rispetto agli altri Paesi dell’UE. Posto pari a 100 il valore dell’indice della produzione al 2019, tutti i settori presentano tassi di crescita maggiori e scostamenti inferiori del nostro Paese rispetto al periodo precedente la pandemia. Mentre gli altri Paesi dell’UE hanno superato il livello di attività del 2019 soltanto in un settore (quello degli elettrodomestici), l’Italia è andata oltre in tre settori (quello delle costruzioni, degli elettrodomestici e dei prodotti in metallo).

Positive le prospettive anche per il 2022

L’aumento della produzione e dei prezzi dei prodotti siderurgici hanno consentito alle imprese della filiera dell’acciaio di migliorare significativamente i loro margini operativi e la redditività complessiva nel 2021 rispetto all’anno precedente che, da questo punto di vista, è stato uno degli anni più negativi dell’ultimo ventennio. Il miglioramento della situazione economica e finanziaria non è stato però uguale per tutte le imprese della filiera. A beneficiarne maggiormente sono le imprese che hanno come mercato di sbocco quello dei settori di utilizzo dell’acciaio che nel 2021 hanno registrato tassi di crescita dell’attività molto consistenti come le costruzioni, la produzione di elettrodomestici e dei prodotti in metallo. Più ridotti sono stati i miglioramenti per le imprese più legate ai settori della produzione di autoveicoli e altri mezzi di trasporto, dove ad una minore crescita della domanda di acciaio si è accompagnata una compressione dei margini a causa della maggiore difficoltà a trasferire l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia sui prezzi dei prodotti. Il 2022 si presenta sotto una luce positiva per il comparto siderurgico internazionale. Le buone notizie partono dal PIL: a livello globale, dopo il forte incremento del 2021 (+5,9%), che ha consentito di recuperare immediatamente il -3,1% del 2020, ci sarà un ulteriore aumento del 4,9%, che darà continuità al rimbalzo post-pandemico. Diversamente dagli anni scorsi, il tasso di crescita delle economie avanzate (4,5%) sarà molto vicino a quello del totale del PIL mondiale, e anche quello dell’Unione Europea sarà testimone di un miglioramento in linea con quello mondiale (4,3%). Le tre principali economie dell’Unione, Germania, Francia e Italia, miglioreranno rispettivamente del 4,6%, del 3,9% e del 4,2%. Per l’Italia, che recupererà appieno il terreno perso nel 2020 solo nel 2022, la notizia positiva è che sta crescendo più del previsto: il FMI (i dati sopraelencati si riferiscono al World Economic Outlook pubblicato dall’ente nell’ottobre 2021), rispetto ai precedenti documenti previsivi, ha rivisto al rialzo il PIL italiano dello 0,9% nel 2021 e dello 0,6% per il 2022. Entrando nel dettaglio delle attese per il nostro Paese, nel recente NADEF si nota che la componente degli investimenti ricoprirà un ruolo rilevante nella crescita del PIL italiano, con un +15,5% nel 2021, un +5,8% nel 2022 un +4,3% nel 2023 ed un +3,9% nel 2024, tutti valori superiori alla crescita del PIL. Ciò dovrebbe rappresentare un elemento di traino per la siderurgia, grazie anche al contributo delle costruzioni, che nel 2022 saranno testimoni di un incremento degli investimenti superiore all’8% rispetto al 2021. Concentrando lo sguardo esclusivamente sul comparto dell’acciaio, le previsioni per il 2022 sono per una crescita della domanda globale di poco superiore al 2% e del 4,7% escludendo la Cina. Per quest’ultima non è prevista alcuna crescita della domanda, con il settore immobiliare che rimarrà depresso in linea con la posizione del governo cinese in materia di riequilibrio e protezione ambientale. Incrementi del consumo di acciaio superiori alla media si registreranno in Africa (+7,5%), altri Paesi europei (+7,1%) e Nord America (+5,4%). L’Unione europea mostrerà un aumento del 4,4% del consumo reale e del 4,7% del consumo apparente rispetto al 2021. Quest’ultimo valore raggiungerà l’anno prossimo i 153 milioni di tonnellate, un milione di tonnellate in più rispetto al 2018, che era stato il miglior anno dell’ultimo decennio. Nei Paesi dell’UE, i settori più dinamici dal punto di vista della domanda di acciaio saranno nel 2022 quelli che nel 2021 sono cresciuti meno rispetto alle aspettative, in particolare il settore automotive (+12,5%), per il quale si prevede che si risolveranno i nodi di bottiglia nelle forniture di componenti che l’anno precedente hanno impedito alla produzione di adeguare l’offerta alla domanda di autoveicoli. Oltre il 4% crescerà anche la domanda di acciaio dei settori degli altri mezzi di trasporto e delle costruzioni, mentre si ridurranno significativamente (rispetto al 2021) i tassi di crescita della domanda dei settori elettrodomestici (+1,4%), produzione di tubi (+2,3%), macchine e apparecchi meccanici (+2,8%) e prodotti in metallo (+3%). Alla fine del 2022, tre settori (automotive, altri mezzi di trasporto e produzione di tubi) rimarranno al di sotto dei volumi di produzione e di consumo di acciaio raggiunti prima della pandemia.

Stefano Ferrari e


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