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Rossetti: «La siderurgia è stata tra i più rapidi ad agganciare la ripresa»

Per il vicedirettore di BPER Banca l’acciaio, nonostante la frenata 2020, resta un settore solido e centrale nel PNRR

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Il 2021 è stato un anno positivo per l’acciaio, che ha saputo recuperare meglio di altri il terreno perso nel 2020. A spiegare come e perché sarà il vicedirettore generale vicario di BPER Banca, Stefano Rossetti, nel corso dell’intervista faccia a faccia prevista nel convegno Bilanci d’Acciaio, in programma giovedì 18 novembre alle 10:30 a Modena.

Direttore, qual è la vostra visione sul 2020 e 2021 dell’acciaio italiano?
La crisi economica provocata dalla pandemia e dai provvedimenti di lockdown adottati dai governi per contrastare il diffondersi del virus ha avuto impatti negativi anche sulla filiera dell’acciaio, sebbene con intensità diversa all’interno dei vari cluster. Le imprese più colpite sono state quelle a monte della filiera, in particolare i produttori di acciaio, che hanno ridotto in misura più marcata l’attività produttiva e il fatturato. Questa situazione, però, è radicalmente cambiata già a partire dalla seconda parte del 2020 e nei primi mesi del 2021. La decisa ripresa dell’attività produttiva, a cui si è accompagnato un forte aumento delle vendite, in quantità e ancora di più in valore, per effetto dell’aumento dei prezzi, ha favorito una crescita robusta del fatturato e un netto miglioramento dei margini rispetto al 2020.

In questi mesi si è parlato spesso di trasformazione e transizione, riguarda anche il settore bancario?
Siamo alle prese con un periodo di trasformazione assolutamente unico, e il settore bancario ne è partecipe. Abbiamo davanti a noi uno scenario in cui vogliamo lasciarci alle spalle la recente crisi e stiamo vivendo un’epoca di tassi passivi mai visti in precedenza. D'altra parte, siamo di fronte a un eccesso di liquidità e recentemente stiamo riscontrando una ripresa molto sostenuta. Questa situazione, senz’altro positiva, sta generando anche effetti collaterali con ripercussioni sull'ultimo trimestre dell'anno e molto probabilmente sul 2022: mi riferisco all'inflazione reale, all'incremento dei costi energetici e alla difficoltà di reperire materie prime fondamentali per i processi produttivi. 

Vista la spinta alla crescita, anche le banche stanno valutando strumenti straordinari di sostegno alle imprese?
Un aspetto positivo, che inizia a modificare la percezione di un mondo delle imprese troppo bancocentrico, è la diversificazione delle fonti di finanziamento: cominciamo a vedere sempre più aziende che si affacciano all’emissione di bond e al mercato dei capitali. BPER Banca è attrezzata da tempo a intercettare e accompagnare queste esigenze, come hanno dimostrato le numerose quotazioni all’AIM e altre operazioni in cui siamo stati protagonisti. Negli ultimi mesi abbiamo compiuto un passo ulteriore, con la creazione di un’apposita struttura specialistica, la Direzione Corporate e Investment Banking, che ha un focus specifico in questo ambito e che sono certo svolgerà un servizio importante per le imprese.

Quanto conteranno in futuro sostenibilità e ESG nella valutazione delle imprese?
Le conseguenze del climate change molto evidenti. La Vigilanza (BCE e Bankitalia) chiede a banche e istituzioni finanziarie di considerare i rischi ambientali e climatici nell’ambito crediti e investimenti. In un futuro molto prossimo un’azienda con buone performance in ambito ESG verrà valutata come più affidabile: adottare senza indugi politiche verdi e sostenibili porta a chiari benefici per banche e imprese. Il tema della sostenibilità e l’importanza dei fattori ESG sono ben chiari, ad esempio, alla filiera dell’acciaio, che ne ha discusso proprio in queste ultime settimane, in particolare a Made in Steel, dove è stato messo in evidenza che oggi oltre l’80% dell’acciaio italiano è prodotto da forni elettrici che recuperano rottami ferrosi. Vorrei ricordare, inoltre, che proprio la transizione ecologica, insieme con digitalizzazione e innovazione, è uno dei tre assi strategici individuati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Le banche devono essere pronte per accompagnare le circa 300 mila imprese interessate nell'intercettare le opportunità del Piano, soprattutto in alcuni settori tra cui infrastrutture, trasporti, digitalizzazione della PA, manifattura elettronica ed energia.


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