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Bolla o riposizionamento per il mercato dell’acciaio?

I risultati del sondaggio di siderweb: una filiera spaccata. Picco dei prezzi atteso nel primo trimestre

Al centro di una tempesta. Il settore dell’acciaio italiano ed internazionale sembra essere nell’occhio del ciclone, almeno dal punto di vista dei prezzi. Da inizio dicembre ad oggi, con tempistiche ed intensità diverse a seconda del prodotto e del tipo di acciaio, i prodotti siderurgici hanno subito una vera e propria ondata di rincari, che ha portato le quotazioni su livelli che non si vedevano da un decennio. Sia le materie prime sia i prodotti finiti stanno “strappando” continuamente in una crescita che ha colto inaspettato il comparto. Per cercare di comprendere qual è l’opinione della filiera su quanto sta accadendo, siderweb questa settimana ha ideato un breve sondaggioBolla o riposizionamento per il mercato dell’acciaio?») e lo ha sottoposto ai propri abbonati, ottenendo una ampia partecipazione. 

Un campione spaccato in due
Il primo dato che balza all’occhio nell’analisi delle risposte è la spaccatura che emerge nella valutazione dell’attuale congiuntura. Alla domanda «Come definiresti l’attuale situazione che sta vivendo il mercato?» il campione si è diviso in maniera quasi perfetta tra due posizioni contrapposte, ovvero chi crede che sia in corso una speculazione che presto si sgonfierà e chi crede che stia avvenendo una correzione della situazione precedente, eccessivamente sbilanciata al ribasso. Le risposte «Una bolla che scoppierà entro la fine del primo trimestre» e «Una bolla che scoppierà entro la fine del secondo trimestre» hanno ottenuto rispettivamente il 18,1% ed il 33,0% dei consensi, arrivando quindi al 51,1%. Di contro, le risposte «Un riposizionamento del mercato su valori più elevati dopo oltre due anni di calo dei prezzi» e «Una normale reazione allo squilibrio tra domanda ed offerta», che invece descrivono una situazione più “normale” si attestano al 31,9% ed al 17,0%, arrivando quindi al 48,9%. La differenza tra le due posizioni, quindi, è minima e descrive un comparto polarizzato nella valutazione della congiuntura, una spaccatura che appare piuttosto inaspettata, almeno in queste dimensioni.

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Il picco dei prezzi ad un tiro di schioppo
Se sul «cosa» c’è una certa divisione nel panel che ha risposto al sondaggio di siderweb, sul «quando», invece, appaiono esserci minori incertezze. La seconda e la terza domanda posta, infatti, chiedevano di indicare, rispettivamente, quando i prezzi dei prodotti piani e lunghi in acciaio al carbonio avrebbero raggiunto il loro picco massimo.
Partendo dai prodotti piani, il 64,3% dei rispondenti si attende che la vetta delle quotazioni sarà raggiunta nel primo trimestre del 2021, quindi entro i prossimi due mesi e mezzo. Il 25,5%, inoltre, si attende il massimo rialzo entro la fine del secondo trimestre: ne deriva quindi che quasi 9 operatori su 10 si aspettano l’esaurimento della fase rialzista entro il 30 giugno prossimo. Le restanti tre risposte si spartiscono il 10% del campione: la più gettonata è «terzo trimestre» (7,1%), mentre il quarto trimestre è all’1,0% ed il primo trimestre 2022 è al 2,0%.
Sul versante dei lunghi, come detto, le attese sono praticamente coincidenti. La maggioranza assoluta dei rispondenti pensa che il punto più alto delle quotazioni sia nel primo trimestre dell’anno (58,9%), con il 28,9% che punta invece sul secondo trimestre. Sommando le due risposte, quindi, si ottiene l’87,8%, un valore allineato a quello dei piani. Il terzo trimestre del 2021 attira solo il 6,7% dei voti, il quarto il 2,2% ed il primo trimestre 2022 il 3,3%. Anche se, come detto, le differenze tra le tempistiche del picco dei lunghi e dei piani sono molto simili, si segnala per i lunghi una prospettiva leggermente spostata in avanti, forse anche a causa del fatto che gli aumenti dei lunghi, nel 2020, sono iniziati qualche settimana dopo quelli dei piani.

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Criticità: trasmissione degli aumenti e carenza di materiale
«Qual è la maggiore criticità legata a questa congiuntura di mercato?» Questa la quarta domanda proposta, alla quale il 38% ha risposto «Difficoltà/impossibilità a trasmettere i rincari a valle tempestivamente». Quindi oltre un’azienda su tre lamenta una possibile contrazione della marginalità, dovuta probabilmente alla fortissima velocità con cui stanno avvenendo gli aumenti di prezzo, un ritmo che non si vedeva da anni. A questa problematica si affianca anche un’altra «spina», ovvero quella del reperimento del materiale. Se uniamo la risposta «Carenza di materiale» (28%) a quella «Continuità della consegne» (6%), abbiamo circa un terzo del campione che teme possa rimanere senza acciaio (o senza materie prime) nel prossimo futuro, una percentuale di grande rilevanza. Scorrendo le altre risposte, il 18% si lamenta per la «Frenesia del mercato», mentre gli aspetti finanziari appaiono, al momento, marginali: il 5% ha risposto «Finanziamento del circolante» ed altrettanti hanno indicato «Rischio di insoluti», il che sembrerebbe essere abbastanza rassicurante, almeno da questo punto di vista.

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Opportunità legate a scorte e marginalità
Osservando la situazione dal punto di vista opposto, è stato chiesto agli operatori quale fosse l’aspetto più positivo legato all’attuale situazione. Il 37,1% del campione ha risposto «Apprezzamento delle scorte», mentre il 36,0% ha indicato «Recupero della marginalità». Questa risposta fa riflettere: se infatti pensiamo che alla domanda precedente il 38,0% ha risposto «Difficoltà/impossibilità a trasmettere i rincari a valle tempestivamente», ovvero, di fatto, l’opposto, l’immagine emersa la prima domanda, quella di un settore spaccato a metà, ne viene rafforzata. Il 27,0% ha selezionato «Aumento della domanda», una reazione abbastanza consueta di fronte all’incremento delle quotazioni.
Da segnalare che una percentuale non insignificante del campione (pari circa al 15% del totale delle risposte a questa domanda – percentuale non calcolata nel computo di questa domanda) ha scritto che non c’è alcun aspetto positivo in questa fase di mercato.

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Parole in libertà: prevale il termine «speculazione»
L’ultima parte del sondaggio, infine, consentiva di lasciare un commento libero riguardante l’attuale congiuntura. Tra i contributi arrivati, la parola prevalente, presente in molti di essi, è «speculazione», sintomo che una parte della filiera sta vivendo negativamente questo frangente. Per citare qualche esempio: «La situazione è in buona parte figlia di una speculazione che aggiunge ulteriori problemi a quelli generati dal taglio dei fidi», oppure «I prezzi ante speculazione non erano disastrosi e tali da aver provocato crisi finanziarie, ma solo poco remunerativi e per un tempo non particolarmente lungo...quindi la bolla è in buona parte "bolla"» o «Credo che le principali istituzioni del Governo, in aggiunta a Confindustria e agli altri organi legati al mondo dell'acciaio, non siano intervenuti tempestivamente su questa chiara e pericolosa speculazione di mercato dettata dai principali player dell'acciaio». Oltre a questi interventi, due utenti si sono lanciati in analisi più dettagliate. Il primo prevede che «La parte puramente speculativa e di frenesia attuale terminerà entro la fine del primo trimestre. In ogni caso i livelli di prezzo sia dei prodotti finiti che del rottame resteranno su valori superiori rispetto alla media del 2020». Il secondo, attivo nella distribuzione di acciai speciali, dichiara: «Credo che la vera discriminante sarà se, quando e con quale forza partirà la domanda reale dopo un 2020 caratterizzato da una domanda scarsa per ovvi motivi. Personalmente credo realistico aspettarsi una ripartenza della domanda reale non appena l'emergenza COVID sarà realmente in fase di contenimento/risoluzione.  A quel punto, (speriamo tra 2 o 3 mesi) la domanda ritengo possa ripartire in modo molto sostenuto e quindi, in assenza della Cina, è facile attendersi una ulteriore evoluzione:
 - Disallineamento fra domanda ed offerta
 - Allungamento delle consegne da parte delle acciaierie
 - Discontinuità nelle consegne
 - Carenza di materiale
Ed un ulteriore a questo punto ovvio aumento dei prezzi. È solo uno dei tanti possibili scenari, però è anche quello su cui stiamo in parte impostando la nostra politica aziendale per i prossimi mesi. Cosa poi succederà davvero?  Io proprio non lo so!».
Infine, segnaliamo anche due interventi di stampo “filosofico”, ovvero: «Chi troppo alto sale, cade sovente precipitevolissimevolmente!» e «Chi vivrà, vedrà». 

Conclusione: un settore polarizzato
Dall’analisi delle risposte emergono due fattori: la polarizzazione del comparto e la prossimità temporale al picco delle quotazioni. Partendo dal primo punto, esso viene alla luce dalla prima domanda, dove il campione si è diviso quasi perfettamente a metà tra la scelta «speculazione/bolla» e la scelta «riposizionamento», ma anche nelle successive. Il fatto che nella quarta domanda, relativa alla criticità, la risposta più scelta sia stata «Difficoltà di trasmettere i rincari a valle tempestivamente» ed alla domanda successiva, legata alle opportunità che stanno emergendo, il 36% abbia risposto «recupero della marginalità» mostra chiaramente che una parte della filiera sta ottenendo un miglioramento dei risultati mentre una parte sta soffrendo. Anche i molti commenti che segnalavano che non ci fosse nessun aspetto positivo in questo frangente sono sintomo chiaro di difficoltà di una parte del settore, che fatica a restare al passo con le fiammate dei prezzi.
Il secondo aspetto che balza all’occhio è la tempistica della crescita dei prezzi: secondo oltre metà del campione gli aumenti toccheranno l’apice entro il primo trimestre e secondo oltre l’80% al massimo entro la metà dell’anno. Ciò fornisce un’importante indicazione sulle aspettative del comparto e, probabilmente, anche sulle attitudini all’acquisto.

Il sondaggio sarà commentato anche durante il prossimo webinar «Mercato & Dintorni», che si svolgerà il prossimo 19 gennaio. Per maggiori informazioni e per iscriversi all’evento clicca qui.


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