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Ex Ilva: piano bocciato dai sindacati

Dopo le prime indiscrezioni sulle migliaia di esuberi le parti sociali chiedono una convocazione urgente al MiSe

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Bocche cucite per il momento sul nuovo piano industriale per il rilancio del polo siderurgico tarantino presentato ieri da ArcelorMittal. Poche le indiscrezioni emerse, ma sufficienti per mettere sul piede di guerra le parti sociali.

Pare che il documento (di oltre 500 pagine, si dice; ndr) preveda 3300 esuberi rispetto all’organico attuale, almeno nella prima fase di rilancio con un ritorno ai 10.700 occupati solo dal 2026. Il nodo critico resta il mancato assorbimento dei 1.600 lavoratori in capo all’Amministrazione Straordinaria, contrariamente a quanto previsto dall’intesa sindacale del 2018.

Previsti anche ritardi nelle scadenze sugli investimenti e l’accantonamento del revamping di Afo 5 dal momento che la produzione non dovrebbe superare i 6 milioni di tonnellate annue.

Informazioni al momento frammentarie quindi e che non permettono una valutazione di insieme del piano. Che comunque risulta ben lontano da quanto concordato lo scorso 4 marzo, quando però non si conosceva ancora l’impatto dell’emergenza Covid sul mercato.

Il piano manterrebbe comunque una dose di apertura ad una possibile accelerazione in caso di miglioramento delle condizioni di mercato e supporto da parte dell’Ue.

Il documento, di fronte agli esuberi, viene bocciato in toto dai sindacati a partire dal segretario generale Uilm Rocco Palombella.

«In queste ore si stanno vivendo momenti di alta tensione in tutti gli stabilimenti – ha detto Palombella -. ArcelorMittal ha dichiarato di aver presentato un piano industriale che, secondo fonti giornalistiche, sarebbe di 500 pagine e prevederebbe 5mila esuberi (3300 temporanei più i 1600 dell’As ), ritardi negli investimenti ambientali, nell'ammodernamento e manutenzione degli impianti. Se venisse confermato sarebbero numeri inaccettabili e drammatici. Da parte del Governo non vi sono ancora dichiarazioni ma solo silenzio. Chiediamo al Governo di farci conoscere immediatamente il contenuto di questo piano perché sarebbe inaccettabile che migliaia di lavoratori e intere comunità rimanessero appesi a notizie di stampa non confermate ufficialmente o nuovamente a piani industriali secretati. Patuanelli convochi subito incontro al MiSe».

«Come sempre siamo gli ultimi a conoscere i contenuti dei piani industriali ma i primi a pagarne il conto – tuona in segretario Fim Cisl Marco Bentivogli -.ArcelorMittal Italia ha presentato ai ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico e del Lavoro il nuovo piano industriale. Da alcune indiscrezioni, si apprende che il piano presentato non sarebbe lontano dall’accordo raggiunto a marzo scorso al Tribunale di Milano, quando si chiuse il contenzioso tra Ilva in amministrazione straordinaria e ArcelorMittal. Non sono accettabili gli esuberi dichiarati intorno alle 3300 unità e una produzione che si assesterebbe intorno ai 6 milioni di tonnellate annue. ArcelorMittal avrebbe fatto presente che lo scenario, rispetto all’accordo di marzo, è profondamente cambiato a causa del lockdown. Ottimo alibi per ritardare ancora la ripartenza dell’Afo5 e continuare a smantellare lo stabilimento e a non proseguire le opere ambientali. Nel frattempo, nell’indotto non si pagano stipendi da mesi e in molti casi non arrivano le risorse degli ammortizzatori sociali. Complimenti a chi ha tolto lo scudo penale dalla scorsa estate e ha dato un ottimo alibi all’azienda per disimpegnarsi. Il Governo ci convochi con urgenza».

«La situazione negli stabilimenti sta diventando esplosiva – aggiunge la segretaria Fiom Francesca Re David -. È inaccettabile qualunque soluzione che smentisca l’accordo che abbiamo fatto e che prevedeva zero esuberi. Riteniamo che questo piano sarà giudicato irricevibile anche dal Governo tanto più che adesso lo Stato entrerebbe nella proprietà. È urgentissimo che il Governo convochi i sindacati non a giochi fatti, ma nel pieno della discussione».


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