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Aprile 2020: la congiuntura siderurgica

L'andamento dei principali indicatori dell'acciaio italiano, europeo e mondiale

Lo scenario mondiale

A febbraio 2020 la produzione siderurgica mondiale è stata pari a 143,296 milioni di tonnellate, con un incremento del 2,8% (+3,882 milioni di tonnellate) rispetto al medesimo mese dell’anno precedente.
Secondo la World Steel Association tra i primi dieci Paesi produttori di acciaio sette mostrano una crescita dell’output, con una prestazione particolarmente positiva per gli stati mediorientali: Iran (+34,3% a 2,710 milioni di tonnellate) e Turchia (+8,2% a 2,851 milioni di tonnellate). Minore l’incremento percentuale di Cina (+5,0% a 74,773 milioni di tonnellate), USA (+3,0% a 7,168 milioni di tonnellate), Giappone (+2,2% a 7,916 milioni di tonnellate), Corea del Sud (+2,1% a 5,380 milioni di tonnellate) e India (+1,5% a 9,560 milioni di tonnellate), che rimangono tuttavia in territorio positivo. Segno meno, invece, per Brasile (-1,3% a 2,704 milioni di tonnellate), Russia (-2,3% a 5,615 milioni di tonnellate) e Germania (-12,0% a 2,920 milioni di tonnellate).
A livello di macro aree geografiche, tra le nove individuate da World Steel Association, cinque vedono la propria attività aumentare, mentre quattro rallentano rispetto all’anno precedente. L’espansione più marcata, grazie al contributo dell’Iran, è del Medio Oriente (+22,9% a 3,600 milioni di tonnellate), seguito da Oceania (+14,9% a 504mila tonnellate), Paesi europei non facenti parte dell’Ue (+7,4% a 3,128 milioni di tonnellate), Asia (+4,5% a 101,678 milioni di tonnellate) e CSI (+0,1% a 7,939 milioni di tonnellate). In diminuzione la produzione di Sud America (-0,9% a 3,377 milioni di tonnellate), Nord America (-1,3% a 9,583 milioni di tonnellate), Africa (-4,1% a 1,211 milioni di tonnellate) e Unione europea (-9,0% a 12,277 milioni di tonnellate).

Nell’Unione europea, diminuiscono l’attività 14 dei 19 Stati membri produttori di acciaio. I tre Paesi che fanno registrare il peggior risultato sono Croazia (-57,6% a 5mila tonnellate), Spagna (-38,1% a 710mila tonnellate) e Belgio (-23,9% a 475mila tonnellate), mentre, di contro, i tre Stati che mostrano il maggior dinamismo sono: Finlandia (+36,4% a 324mila tonnellate), Slovenia (+10,9% a 55mila tonnellate) e Austria (+1,6% a 642mila tonnellate).

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La siderurgia italiana

Nel secondo mese del 2020 la produzione siderurgica italiana è cresciuta dello 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2019. Secondo i dati resi noti da Federacciai, l’output nazionale è stato pari a 2,046 milioni di tonnellate, con una crescita di 2mila tonnellate rispetto all’anno precedente.
La produzione di lunghi è stata di 1,083 milioni di tonnellate (-1,3% annuo), mentre quella di piani è stata pari a 913mila tonnellate (-2,8%). 

Le importazioni

A dicembre 2019 le importazioni italiane di materie prime siderurgiche, semilavorati, prodotti finiti e tubi sono state pari a 1,704 milioni di tonnellate, con una riduzione del 9,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, quando i volumi furono pari a 1,877 milioni di tonnellate. Secondo le elaborazioni di siderweb sulla base dei dati Istat, quattro delle cinque categorie prese in considerazione hanno mostrato una contrazione degli arrivi: materie prime (-16,3% a 610mila tonnellate), tubi (-15,4% a 57mila tonnellate), lunghi (-10,6% a 145mila tonnellate) e piani (-4,2% a 687mila tonnellate), mentre i semilavorati salgono dell’1,7% arrivando a 206mila tonnellate.
Le importazioni dai Paesi comunitari sono salite dello 0,8%, toccando 1,034 milioni di tonnellate, 8mila tonnellate in più rispetto a dicembre 2018. La quota dei Paesi dell’Ue, quindi, è salita al 60,7%, mentre gli arrivi dai Paesi extra Ue sono diminuiti del 21,2%, fermandosi a 671mila tonnellate.

Le esportazioni

Sul versante dell’export, nel dodicesimo mese del 2019 le vendite all’estero di materie prime siderurgiche, semilavorati, prodotti finiti e tubi italiani sono scese del 12,5% rispetto allo stesso periodo del 2018, per volumi pari a 1,018 milioni di tonnellate. In calo tutte le categorie rilevate: -27,8% per le materie prime (48mila tonnellate), -27,4% per i semilavorati (73mila tonnellate), -11,9% per i lunghi (356mila tonnellate), -11,2% per i piani (352mila tonnellate) e -3,3% per i tubi (188mila tonnellate).
L’export verso i Paesi comunitari è sceso del 15,5%, arrivando a 644mila tonnellate, con una quota di mercato del 63,3%, mentre quello verso i Paesi extra Ue si è ridotto in misura inferiore, passando da 400mila a 374mila tonnellate (-6,6%).

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A marzo i prezzi si fermano

A marzo 2020 i pezzi dell’acciaio italiano, complici le fermate imposte dai decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, si muovono poco rispetto al mese precedente. La conferma viene dal SiderIndex (ovvero l’indice che misura le quotazioni medie alla tonnellata dei prodotti siderurgici in acciaio al carbonio in Italia) che nel terzo mese dell’anno è pari a 351,92 euro la tonnellata, solo 8 centesimi di euro la tonnellata in meno rispetto al livello di febbraio.
Entrando nel dettaglio, si può rilevare che a marzo i prezzi del settore dei piani sono mediamente saliti, con la sola eccezione delle lamiere da treno che si confermano sui livelli di febbraio. Nei lunghi, invece, si segnala una marcia indietro per tondo, travi e vergella per trafila, mentre i laminati mercantili e la vergella per rete sono invariati. Il valore medio del rottame (calcolato come media matematica delle categorie 01-E3, 33-E40, 50-E8, 41-E5M, le quattro principali qualità di rottame vendute sul mercato nazionale), infine, a marzo è stato pari a 242,60 euro la tonnellata, contro i 246,50 euro la tonnellata del mese precedente (-1,6%).

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Vi ricordiamo che proprio l'andamento congiunturale sarà uno dei temi principali del prossimo webinar di siderweb che vedrà tra i protagonisti anche il presidente di Federacciai Alessandro Banzato.


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