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Guerra in Ucraina, cosa succede in Occidente

L’analisi di Carlo Muzzi nel webinar di siderweb: «Nato e Ue ricompattate, ma quanto durerà?»

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«Quello messo in atto in Ucraina doveva essere, nelle speranze della Russia, un blitzkrieg, con l’attacco scatenato la sera e concluso la mattina dopo, ma non è così che è andata e questo sta rendendo la situazione estremamente delicata». A dirlo, nel corso del webinar “Russia-Ucraina: l’impatto della guerra sulla siderurgia”, organizzato stamattina da siderweb, è stato Carlo Muzzi, giornalista esperto di geopolitica  del Giornale di Brescia. «Mosca – ha spiegato Muzzi – sperava di fare presto, ma il piano originario non è riuscito e i combattimenti durano ormai da giorni, con il fattore tempo che sta portando ad un’escalation internazionale».

Dopo aver illustrato la situazione sul campo, Muzzi ha chiarito che «l’escalation alla quale si sta assistendo non è solo militare, ma anche caratterizzata da dichiarazioni, come quelle fatte dalla Russia in relazione alle opzioni nucleari, che ovviamente inquietano, perché il fatto che nessuno ne parlasse era una sorta di garanzia del funzionamento della deterrenza relativa alla stessa esistenza di arsenali nucleari; ma potrebbe rappresentare un segnale di debolezza da parte di Putin».

Ricordando che ai confini occidentali dell’Ucraina ci sono Paesi non certo filo-russi e che «per la prima volta l’Ue finanzia l’invio di armi all’Ucraina per contribuire alla sua difesa».

Oggi, ha poi ricordato Muzzi, «si svolgerà la seconda fase di negoziati, che si confermano molto difficoltosi perché le posizioni di partenza sono molto lontane e perché nel frattempo sul terreno si continua a combattere».

Ampliando il giro d’orizzonte a livello globale, quindi, il giornalista ha ricordato che «l’Ucraina sta coinvolgendo la comunità internazionale, compresa la Cina che rischia di trovarsi intrappolata nell’alleanza con la Russia, perché le tensioni mondiali che si stanno accentuando potrebbero portare a mettere in discussione quella “via della seta” che interessa molto a Pechino».

E che la guerra stia provocando importanti ricadute a livello globale, secondo Muzzi è dimostrato «dalle posizioni assunte dai diversi Paesi nel dibattito alle Nazioni Unite, con la posizione cinese, che ha condannato l’invasione ma anche le sanzioni imposte dall’Occidente, con l’India che si è astenuta e con gli Emirati Arabi che si sono invece schierati contro la Russia. Le posizioni dei vari “grandi” del mondo – ha detto il giornalista – si stanno insomma polarizzando, rendendo il panorama ancor più complesso da interpretare».

Un fatto certo, ha spiegato ancora Carlo Muzzi, è che «Nato e Ue si sono ricompattate, ma questo quanto durerà, soprattutto in funzione della questione relativa al gas e alla gestione dei profughi?», ma non solo. Perché «l’economia di guerra sta portando verso la proroga del patto di stabilità e potrebbe mettere in discussione i piani del Recovery Fund. Con conseguenze al momento difficili da profetizzare».


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