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Giorgetti: «Sono qui come parte del sistema»

Bonomi: «Seguire le orme dei padri fondatori che con lo spirito di acciaio del dopoguerra rimisero in piedi il Paese»

Translated by Deepl

L’Assemblea annuale di Federacciai torna ad ospitare a Made in Steel il ministro dello Sviluppo Economico. Giancarlo Giorgetti ha infatti parlato ai siderurgici con l’autorevolezza di chi vuole «fare gli interessi del Paese». Un’autorevolezza che vuol anche dire non guardare al solo consenso della platea, ma mantenere un equilibrio tra i vari interessi in campo, il tutto però riconoscendo l’importanza del settore per l’Italia.

«Ho accettato l’invito perché come tutti sapete lo Stato è di nuovo parte del sistema (con l’ingresso di Invitalia in Acciaierie d’Italia; ndr). La recente crisi ci ha fatto riscoprire come l’acciaio sia qualcosa di cui non possiamo fare a meno e che è decisivo avere un’industria nazionale per la produzione di questo materiale. Lo stesso fatto che lo Stato abbia una partecipazione in aziende del settore è frutto di una deroga particolare. Come ministro, però, quando parlo di acciaio sono interessato sia alla domanda che all’offerta. E accolgo quindi le istanze di tutta la filiera».

Per questo Giorgetti si è dichiarato a favore di una revisione del sistema di Salvaguardia anche perché il mercato siderurgico ha mostrato cambiamenti repentini che rendono necessarie risposte con tempi adeguati. Questo anche nell’ottica della reciprocità che deve essere alla base dell’eventuale revisione dei dazi tra Usa e Ue.

«La dinamica naturale dei mercati non è in equilibrio se sia chi produce che chi compra si trova in una situazione di difficoltà» ha detto il ministro.

Parlando del pluri-citato piano nazionale della siderurgia, Giorgetti lo ha inserito tra le priorità del Governo anche se al momento l’esecutivo procede «passo, passo». Per il ministro fino a quando non saranno sbrogliate le intricate matasse delle crisi industriali di settore, sarà difficile poter fare pianificazioni a medio e lungo termine: «La nostra visione di piano è di partire dalla consapevolezza del sistema per poi difendere gli interessi nazionali».

Interessi nazionali che per Giorgetti comprendono anche la sostenibilità, tema su cui il Governo italiano è allineato all’Europa ed ha anche stanziato risorse superiori a quelle presenti nel Pnrr.

Ultimo tema toccato è quello dell’energia: «Con molta fatica cerchiamo di attutire l’impatto delle bollette energetiche. Credo che sia necessario avere chiaro che il gas è l’energia di transizione. Bisogna definire una tempistica minima di questo passaggio, per far sì che chi deve fare investimenti abbia un orizzonte chiaro. Inoltre, poniamo molta attenzione al consumo di elettricità, ma dobbiamo anche porci il problema della produzione di energia. Si deve capire che tutti devono fare la propria parte».

Bonomi: «Guardare allo spirito dei padri fondatori».

Particolarmente intenso e sentito anche il discorso del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che ha citato uno per uno tutti i nodi cruciali per la siderurgia toccati poco prima dal presidente di Federacciai nella relazione annuale. Temi che però per certi aspetti possono essere ricondotti all’intero sistema industriale nazionale.

Il presidente di Confindustria ha esortato a lasciarsi alle spalle le polemiche e «guadare avanti, guardiamo al futuro, i tempi delle decisioni italiane ed europee impongono di fare questo».
Per sottolineare l’importanza del momento e del contesto, Bonomi ha evidenziato che il vicepresidente della Commissione Europea Franz Timmermans ha detto che si aspetta che entro il 2040 non ci saranno più attività basate sul carbone, «nello stesso tempo però la Cina fino allo stesso anno installerà centrali energetiche a carbone. Serve un coordinamento internazionale, non si può rischiare che si creino ulteriori distorsioni».

Dopo un’esortazione al Governo per farsi carico della tutela dell’industria in Europa il presidente di Confindustria ha concluso con un richiamo ai padri fondatori della siderurgia italiana.
«Dobbiamo seguire le orme dei Falk, dei Riva, dei Marcegaglia, degli Arvedi, imprenditori che con lo spirito di acciaio del dopoguerra rimisero in piedi il Paese. Allora per loro l’Acciaio rappresentava il futuro del Paese. Anche noi vogliamo seguire questo obiettivo, chiediamo solo che ci venga data la possibilità di realizzarlo».


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