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Gozzi presenta le tre priorità dell'acciaio italiano

Il presidente Federacciai ribadisce: «puntare su energia rinnovabile, cariche metalliche e sicurezza sul lavoro»

Accantonate le problematiche legate alla grande crisi del 2009 che ne avevano caratterizzato anche la presidenza di Federacciai dal 2012-2018, Antonio Gozzi fresco di neo rielezione guarda al futuro e a far sì che l’acciaio italiano possa confermare se non migliorare i primati raggiunti in questi anni a partire da quello dell’ambientalizzazione.

«Le priorità per questo nuovo mandato – spiega Gozzi – sono tre: energia rinnovabile, cariche metalliche e sicurezza sul lavoro. La nostra elettrosiderurgia con la produzione dell’80% del suo acciaio in maniera decarbonizzata deve implementare questo primato soprattutto sul fronte delle emissioni Scope 1. Per questo stiamo già predisponendo i nostri impianti a funzionare anche con l’idrogeno verde. In attesa di questa svolta di mercato siamo al lavoro per costituire realtà consortili, ad esempio, per il biogas per poterlo mettere a disposizione a livello di filiera».

Per il neopresidente, inoltre, le nostre realtà siderurgiche devono imparare a vedere gli impianti per la produzione energetica rinnovabile come un unicum; non come un’entità separata ma come se si avesse a che fare con un laminatoio.

«Sul fronte cariche metalliche il primo elemento di attenzione deve essere la tutela e la difesa di quella che rappresenta l’unica grande miniera europea: il rottame. Per questo dobbiamo evitare che esca fuori dai confini comunitari. Inoltre, dobbiamo valutare la possibilità di costruire impianti produttivi di materiali alternativi come il DRI, per realizzarli in maniera consortile laddove si riescano ad avere fondi finanziari ed economie di scala capaci di renderne sostenibile l’efficienza».

Infine, per Gozzi la siderurgia italiana ha già dei buoni risultati sul fronte della sicurezza negli ambienti di lavoro «ma dobbiamo puntare a fare ancora meglio. Questo è il primo tema che apre i nostri consigli di amministrazione. Un tema su cui non si può abbassare la guardia e l’unico obiettivo possibile è raggiugere gli zero infortuni».

I complimenti al comparto da parte del neopresidente di Federacciai non si limitano solo al tema ambientale ma si ampliano alla grande maturità che i produttori siderurgici hanno mostrato soprattutto negli ultimi anni. Una maturità che si sintetizza nel fatto che l’acciaio italiano ha saputo sfatare il mito di come le aziende familiari opererebbero peggio delle realtà managerializzate.

«La nostra siderurgia negli ultimi anni ha mostrato al mondo aziende solidamente patrimonializzate con gli imprenditori particolarmente generosi con le aziende. Gli utili vengono lasciati in azienda per poi essere reinvestiti in maniera da migliorarne impianti ed efficienze interne. È questo che contribuisce a farci posizionare tra i più performanti a livello mondiale. Un altro elemento di maturità è confermato dalla propensione dell’acciaio italiano a lavorare in maniera consortile, come ad esempio nel biogas, o nell’Interconnector. Un approccio che permette di raggiungere e sfruttare quelle economie di scala che da sole non sarebbero in grado di mettere in moto». 

Il presidente di Federacciai in questa sua prima intervista del nuovo mandato tocca anche due questioni particolarmente spinose, in caro energia e il rilancio del polo siderurgico tarantino.

«La crisi energetica non è stata innescata da una crisi economica, ma da tensioni geopolitiche. Tensioni che hanno iniziato a far sentire i propri effetti sin dall’autunno dello scorso anno quando i russi hanno avviato la rarefazione delle forniture gas europee per raccogliere risorse con cui finanziare l’attacco all’Ucraina. Lo stesso sta succedendo ora con le tensioni che non sono legate ad un’effettiva carenza di gas, ma solo dal fatto che siamo dipendenti dalle forniture russe. Sebbene oscillazioni come quelle viste negli ultimi 12 mesi possano mettere in difficoltà gli energivori, dobbiamo essere realisti e aspettarci un inverno difficile. Solo se fossimo più avanti su strumenti come PPA e rinnovabili, come dicevo poco fa, potremmo avere una protezione dalla volatilità dei prezzi degli idrocarburi. Credo che l’acciaio nel breve diventerà uno dei maggiori investitori in energie rinnovabili».

Chiudendo su Taranto, Gozzi ha ribadito la necessità di piani, garanzie e interventi stabili.

«Manca ancora un piano industriale completo e ufficializzato, anche se i livelli AIA sono arrivati al 90%. Non si deve però confondere il tema di ambientalizzazione con la decarbonizzazione. Un conto è che gli impianti inquinino e danneggino l’ambiente, un altro è che i livelli di emissione non siano ancora nei limiti ottimali. Serve inoltre che la produzione cresca. Speriamo che un assetto con Mittal nel ruolo di investitore industriale e lo Stato in quello finanziario possa rivelarsi vincente dando il via a quel rilancio che la siderurgia attende da oltre dieci anni».

 

Antonio Gozzi sarà inoltre presente per la prima uscita pubblica come presidente di Federacciai al convegno «MATERIE PRIME TRA SOSTENIBILITÀ E MERCATO», organizzato da siderweb in collaborazione con RICREA. L'appuntamento è in programma domani 30 giugno alle 15. per iscriversi basta seguire il link al form nella sezione eventi di siderweb. 


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