19 luglio 2021
Settimana difficile per i mercati finanziari mondiali incalzati dal timore per il diffondersi nel globo della variante delta del Covid-19. Ne fanno le spese tutti i principali indici e non viene risparmiato il settore siderurgico. Lo Steel Stock Index di siderweb perde in questa rilevazione l’1,21%. All’interno del paniere di aziende del nostro indice sono comunque 24 i titoli che hanno subito una valutazione al rialzo dalla chiusura di lunedì a quella del venerdì e rappresentano il 43% delle società analizzate. Di contro, sono 32 le azioni che perdono valore, anche se quasi la metà di esse ha mostrato cali sull’ordine di grandezza dell’1% che somigliano più a riassestamenti.
Le borse mondiali, spaventate da un possibile quanto non auspicabile riemergere della pandemia, stanno vivendo un periodo di magra. L’Iron&Steel Index, rappresentativo del settore siderurgico, come suo solito amplifica la variazione dell’indice di siderweb e perde il 3,46%. Anche gli altri cinque indici che prendono parte alla nostra rilevazione sono tutti in terreno negativo. Il peggiore è il FTSE MIB (-2,08%), seguito dall’ Eurostoxx (-1,57%) e dal NYSE (-1,19%). Cali moderati sotto la soglia dell’1% sono invece quelli di Dow Jones (-0,30%) ed SSE Shanghai (-0,24%).
Euro, dollaro e yuan cinese
Sul fronte dei tassi cambio, la situazione rimane molto fiacca. In settimana non vi è una valuta che ha avuto variazioni dello stesso segno nei confronti delle altre due, così il dollaro si apprezza nei confronti dell’euro, quest’ultimo guadagna valore contro la moneta cinese che a sua volta rosica centesimi a quella americana.
Pessima performance settimanale per le sedici aziende quotate in dollari americani: solamente tre di esse riescono a guadagnare valore ma l’aumento massimo si ferma a 1,38%. Inoltre, nessuna di queste tre società appartiene agli Stati Uniti. I titoli americani calano a picco ad un tasso medio del 2,91% ed i due peggiori risultati settimanali si distinguono dagli altri per distacco e monopolizzano la testa della «flop3».
Situazione non migliore per l’euro che porta in positivo due aziende su dieci. Il tasso medio di decrescita della valuta continentale si attesta all’1,64% ed anche in questo caso la discesa più marcata entra nella classifica dei peggiori andando a completarla.
In controtendenza per sua fortuna lo yuan cinese che mostra cinque aziende su sei in positivo e cresce ad un ritmo medio del 5,97%. Questa settimana l’andamento delle aziende più ad est del globo sembra seguire altre dinamiche e regala una boccata d’aria al nostro indice.
Tra le 32 aziende quotate nelle tre maggiori valute mondiali, durante questa rilevazione sono solo 10 quelle che hanno visto il proprio titolo rivalutarsi al rialzo. Sorprende notare che la metà di esse provengono dalla Cina. Nel complesso, l’andamento medio di queste 32 società è stato però negativo (-0,85%).
Top & Flop
Anche durante questa rilevazione le variazioni si mantengono leggere mostrando solamente due picchi in doppia cifra alla testa delle due graduatorie. Dopo settimane di oscillazioni in doppia cifra, i titoli del paniere stanno ora vivendo un periodo più tranquillo e il loro valore si sta riassestando verso un nuovo new normal.
Viaggia e lo fa in grande stile la metà orientale del globo. Non fa più notizia ormai che i migliori delle nostre classifiche siano aziende del Medio ed Estremo Oriente. In testa troviamo Xinjiang BaYi Iron & Steel che aumenta il suo valore di quasi un quinto (19,65%) più che raddoppiando le altre variazioni al rialzo che la seguono. Con questo picco il produttore cinese ha raggiunto il valore di massimo storico. L’azienda stava gradualmente incrementando il suo valore in borsa già da qualche settimana. Segue un’altra azienda cinese ma quotata ad Hong Kong: Maanshan Steel (+7,89%). Il titolo della società aveva raggiunto il picco di massimo valore ad inizio maggio per poi stabilizzarsi su nuovi livelli leggermente inferiori. Per Maanshan questa è la seconda rilevazione in terreno positivo dopo il +4,26% della scorsa settimana e l’incremento di circa un quarto che le sue azioni hanno avuto durante il secondo semestre dell’anno. Chiude la classifica la turca Ozbal Celik Boru Sanayi (+7,79%) che è ormai diventata un habitué tra i migliori. Dopo aver raggiunto la vetta della «top3» per due settimane consecutive in giugno ed essersi aggiudicata il miglior aumento di valore semestrale per distacco, la ritroviamo oggi nella graduatoria delle performance al rialzo. Il periodo di strong buy del titolo sembra per ora non avere una fine.
Se per i migliori ci dobbiamo sempre guardare ad est, ecco che per la «flop3» è ora di tornare in Occidente dove America ed Europa la fanno loro malgrado da padroni da qualche rilevazione di troppo. Si inizia con il -10,99% di Cleveland Cliffs seguito a ruota dal -9,75% di US Steel. I produttori siderurgici americani sono stati indicati da tutti gli analisti di borsa come aziende su cui scommettere, ma le problematiche emerse nel Paese fanno sì che i titoli di queste società non siano ancora decollati come previsto. Vi è infatti in atto la solita disputa tra le aziende che vorrebbero mantenere le misure protezionistiche imposte dall’emerito presidente Trump e chi invece sostiene il dialogo e l’apertura verso l’Europa ed il commercio internazionale come l’attuale inquilino della Casa Bianca Joe Biden. Al terzo posto tra i peggiori troviamo infine la tedesca thyssenKrupp (-6,41%) che non sta vivendo un buon momento visto anche che si è posizionata al secondo posto fra le variazioni al ribasso del secondo semestre.
La transizione Green nel mercato minerario
Il settore dell’estrazione mineraria è responsabile dal 4 al 7% delle emissioni globali di gas serra. Per questo negli ultimi anni ha subito molta pressione da parte di associazioni ambientaliste ed attivisti perché riduca l’inquinamento. La società mineraria anglo-svizzera Glencore è stata la prima a dichiarare di voler diventare una compagnia a zero emissioni entro il 2050. Così, a ruota, i competitors Rio Tinto, Vale e BHP hanno subito stabilito i loro obiettivi ed impegni in ottica green. Rio Tinto mira a ridurre le emissioni del 30% entro il 2030 ed a diventare una società a zero emissioni entro il 2050. Inoltre, mira a finanziare progetti in ottica green nonché per la salvaguardia dei diritti umani nello svolgimento del lavoro. Vale ha dichiarato di voler diminuire le emissioni di gas serra del 33% nel 2030 rispetto alla quantità del 2017. BHP vuole ridurre le emissioni del 30% entro il 2030, impegnarsi per lo sviluppo di una cultura aziendale di environmental social governance e ridurre le operazioni in quelle zone dove ancora proliferano le popolazioni indigene. Le emissioni che le società minerarie mirano a ridurre non si limitano a quelle dirette, ma anche a quelle che potrebbero essere causate dai clienti che utilizzano un loro prodotto come per esempio le acciaierie.
I consigli degli esperti: due nuove aziende
Come abbiamo visto nelle ultime settimane, il tanto agognato piano di investimenti lanciato da Biden ha fatto sì che gli analisti di borsa presentassero innumerevoli stime per suggerire agli investitori dove piazzare i propri risparmi. Investing.com ha analizzato altre due aziende quotate in dollari americani che potrebbero beneficiare degli investimenti in infrastrutture e della continua crescita dei prezzi dell’acciaio in America, attesa anche per le prossime settimane. La prima società è Reliance Steel & Aluminum, uno dei più grandi centri servizi americani presente in circa 40 stati degli USA. Nel primo trimestre dell’anno l’azienda ha incrementato il fatturato del 10% rispetto al medesimo periodo del 2020 ed ha più che triplicato il risultato operativo netto. Il suo titolo ha guadagnato in un anno il 60% e la società ha spesso performato oltre le previsioni di crescita. La seconda azienda è invece la messicana Ternium che ha rappresentato il miglior rialzo della scorsa rilevazione ed è in positivo anche oggi. La società offre una vasta gamma di prodotti in acciaio per clienti attivi nei settori automotive, delle costruzioni, apparecchi domestici, industria energetica ed alimentare. Nel primo trimestre ha totalizzato un +43% sul fatturato ed un +567% sul reddito operativo; l’utile trimestrale ha raggiunto i 706 milioni di dollari. Gli analisti stimano che nel trimestre in corso Ternium potrebbe avvicinarsi ai 4 milioni di fatturato, una performance che quasi raddoppierebbe quella dello stesso periodo dello scorso anno. La valutazione attuale dell’azienda è uno strong buy.
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