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L'acciaio cambierà con comunicazione e formazione

Per gli imprenditori siderurgici presenti ad innovA l'innovazione non passa solo per il processo

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BRESCIA L’acciaio e il suo futuro non sono più gli stessi, perché il mondo non è più lo stesso. Da questo presupposto ha preso le mosse il convegno conclusivo di innovA,la prima convention dell’innovazione dedicata alla filiera siderurgica che si chiude oggi a Brixia Forum.

Una dinamica di cambiamento confermata anche dagli imprenditori siderurgici presenti alla tavola rotonda, moderata dal direttore di Class CNBC Andrea Cabrini, chiusa con l’annuncio ufficiale di Antonio Marcegaglia, presidente e CEO dell’omonimo gruppo, relativo al proprio interesse e impegno nell’acquisizione della Acciai Speciali Terni.

Sul palco, oltre a Marcegaglia, c’erano Gianpietro Benedetti, presidente e CEO del Gruppo Danieli, e Giuseppe Pasini, presidente del Gruppo Feralpi. I tre imprenditori hanno confermato che il cambiamento degli scenari economici mondiali è diventato più repentino rispetto al passato, e che persino i cicli storici di attività a cui la siderurgia è stata abituata nel corso dei decenni potrebbero non essere più validi. «Il mercato resta molto volatile – ha confermato Benedetti –, e questa è una situazione che ormai lo caratterizza a partire dalla crisi. Ma nulla può essere più dato per scontato. Alla luce degli ultimi tre anni positivi per l’acciaio, sarebbe lecito aspettarsi per il 2019 un calo. Tuttavia il protezionismo e la salvaguardia hanno scombinato le carte. Donald Trump con il suo approccio non convenzionale rappresenta una nuova variabile. Pertanto, anche grazie al confronto con i nostri clienti e fornitori, ritengo che se i produttori sapranno adeguare le produzioni all’eventuale calo di domanda, i margini terranno».

Il senso di incognita futura sollevata dal protezionismo è stata anche sottolineata da Giuseppe Pasini: «Trump ha fatto passare il messaggio che con il protezionismo si può accelerare la crescita. Questo è un concetto che rischia di essere pericoloso, anche se di fatto Trump ha risposto a problematiche innescate all’aggressività cinese». Per il presidente Feralpi, infine, i primi mesi del 2019 saranno cruciali per capire il trend dell’anno.

Le nuove dinamiche di mercato in atto per Antonio Marcegaglia non avranno vita breve, sebbene l’imprenditore mantovano stigmatizzi il protezionismo: «Alla lunga queste dinamiche non sono sane per l’economia italiana e globale. Il rischio è un effetto domino che rallenterà tutto e tutti».

Il tema dell’innovazione è stato invece introdotto nel dibattito dall’Ad di A2A Luca Valerio Camerano e dal professore della Business School della LUISS Andrea Montefusco. Innovazione che secondo Camerano potrà passare anche a livello energetico dall’interconnessione ed integrazione di sistemi diversi, come testimoniato ad esempio dai progetti di integrazione delle acciaierie nel teleriscaldamento urbano avviato proprio dalla multiutility lombarda. Montefusco invece si è concentrato sulla necessità di un cambiamento degli schemi mentali per poter vivere appieno il cambiamento: «Per usare macchine nuove servono piloti nuovi»; per il docente universitario uno degli errori più grandi che si possono fare in campo di innovazione è applicare i vecchi schemi mentali alle nuove situazioni.

In termini di innovazione, i messaggi forniti dai siderurgici sono stati chiari. Per Benedetti «l’obiettivo dell’innovazione è anche quello di portare a una logica win-win tra produttori e clienti. La siderurgia pur essendo un processo che si potrebbe definire primitivo, per la sua affinità con quanto avviene nei vulcani, sta diventando sempre più digitale. Oggi siamo in grado di lavorare l’acciaio in maniera continua, con caratteristiche costanti e con la capacità di modificarle in corso d’opera».

Giuseppe Pasini ha posto l’accento sul fatto che l’innovazione siderurgica non è solo legata al processo, ma anche al servizio e alla comunicazione. «Bisogna innovare anche il modo di comunicare il prodotto e di distribuirlo. La cosa su cui dobbiamo concentrarci di più è, però, la formazione dei nostri giovani. Sono loro il capitale in grado di poterci portare nel futuro. Noi imprenditori dobbiamo imparare a raccontarci per poter far capire come l’industria dell’acciaio possa essere una preziosa occasione di crescita».

Formazione su cui Marcegaglia si sta concentrando, non solo per le nuove leve ma soprattutto per il top management. «Come Marcegaglia abbiamo realizzato un minimaster rivolto a tutte nostre prime linee per ragionare fuori dagli schemi, discutendo di macrotrend e dello stesso trumpismo – ha ribadito il presidente del gruppo -. Il mio desiderio è ora quello di strutturare un’academy Marcegaglia, dedicata alla formazione continua capace di elaborare nuove attività e professionalità. Credo che ormai diverse grandi aziende ragionino in questa direzione».


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